Digerire tutto
In Italia e in Zimbabwe il debito pubblico ha ormai largamente superato il Pil e ogni giorno che passa lo Stato è sempre più vicino, finanziariamente parlando, a eventi alquanto infelici. Nello Zimbabwe, il Presidente del Consiglio Mugabe ha sguinzagliato le con l’ordine di arrestare e tradurre al suo cospetto il maledetto Pil, servo dell’Occidente e nemico della rivoluzione. In Italia, dove abbiamo un Presidente un po’ più acculturato, l’ordine è stato invece di non parlar più di Pil e di tappare la bocca a chi ci prova. Esageriamo? Niente affatto. Gli economisti dell’Istat hanno lanciato, nell’indifferenza generale, un appello per difendere “la statistica ufficiale, che è un bene pubblico del Paese”. L’Istat rischia infatti di dover sospendere per mancanza di fondi i prossimi rilevamenti. Che erano, per Scajola e Tremonti, troppo frequenti e tali da dare un quadro pessimistico dello stato dell’economia. Dove tutto va invece benissimo e non c’è proprio nulla da temere. E se, come dichiara la Consob, la piccola e media industria “è a rischio di asfissia” perché “nei confronti delle grandi banche si riscontra lentezza nel mettere al centro delle strategie il servizio al cliente”, ossia – per dirla in italiano – le banche strozzano i piccoli imprenditori? Niente paura, basterà non parlare più neanche di Consob. E lo struzzo-italiano restarà tranquillo, col sedere per aria e la testa ficcata sotto un metro di sabbia. E allegre musichette e spot rassicuranti che lo raggiungono fin sottoterra.
L’italiano, come lo struzzo, ormai digerisce tutto. Patti fra mafia e Stato, trattative, per salvaguardare le quali fu assassinato – come ogni giorno che passa emerge sempre più chiaramente – il giudice Paolo Borsellino? E chi se ne frega. Puttane, redattori, prottori e politici a libro- paga – paritariamente – degli Affari Del Re, con solo qualcuna delle prime a dimostrare occasionalente (“io certe cose non le faccio”) qualche barlume di dignità? E chi se ne frega. Squadristi, mostri, lager, emigranti annegati, italian-musolini, italian duce-duce, il mondo che ci ride dietro? E chi se ne frega. “Noi tireremo diritto”. “Alalà”. “Duce a noi”. “Me ne frego”.
E’ in queste circostanze, di questi tempi e in questo Paese che alcuni di noi decisero di esercitare ancora, nonostante tutto, l’antico mestiere del giornalista. Gli storici troveranno ciò molto interessante, e ancora più interessante troveranno il fatto che non siano neanche mancati giovani pronti a unirsi a questa avventura. Ma forse non saranno gli storici ad occuparsi di noi in futuro ma, più sovieticamente, i manuali di psichiatria.
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