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L’editoriale di Roberto Morrione

Di Roberto Morrione il . L'analisi

I temi della sicurezza e delle intercettazioni riempiono questo Luglio italiano segnato dal controverso appuntamento del G 8, sullo sfondo di un’Aquila sconvolta e incerta sul suo destino, ma decisa nella protesta popolare, fra le critiche e gli allarmi della stampa internazionale per gli scandali sessuali che assediano il premier e che il vertice mondiale non ha svuotato di un impatto devastante per il Paese. L’intervento inequivocabile dei vescovi, attraverso le definizioni di “grave libertinaggio” e “disprezzo del pudore” espresse dal Segretario generale della CEI proprio alla vigilia dei lavori del G 8, rende evidente quanto stia crescendo la distanza fra il capo del governo e il mondo cattolico, nonostante il perdurante allineamento legislativo con il Vaticano e i complici silenzi del TG 1 e dell’impero editoriale-televisivo di Berlusconi. La debolezza del premier, sia pure in opposte situazioni, lo ha portato prima a fare sua la legge sulla sicurezza, voluta e imposta in realtà dalla demagogia e dai diktat della Lega e poi a dover accettare a denti stretti l’intervento del Presidente della Repubblica per cambiare quel progetto Alfano sulle intercettazioni che, probabilmente a copertura di ulteriori rivelazioni negli scandali di cui è stato protagonista, era il nucleo centrale di ogni suo intervento insieme alla “criminalizzazione” e al contenimento dei magistrati inquirenti.

La legge sulla sicurezza, la barbarica cultura della “creazione del nemico” che ne è a monte, il regime di “apartheid” che inevitabilmente ne scaturirà, essendo stati privati di diritti essenziali ed esposti all’arresto e all’espulsione centinaia di migliaia di immigrati che già vivono e lavorano nel nostro Paese, hanno giustamente suscitato sdegno e una dura protesta morale e civile, che ha coinvolto insieme con l’opposizione politica il mondo dell’associazionismo e del volontariato, fino a importanti organizzazioni della Chiesa, giuristi, esponenti della cultura e dello spettacolo. Non possiamo a questo riguardo che fare nostro il grido lanciato dal Presidente di Libera, don Luigi Ciotti, “In tutti gli ultimi, in tutti gli immigrati c’è Dio che vive in clandestinità e noi non possiamo respingere Dio. Noi rischiamo di aver cacciato Dio, Dio è clandestino nel nostro Paese”. Saranno le azioni di disobbedienza civile, già annunciate e in discussione da parte di importanti comunità di accoglienza, a dover dare una rete di protesta organizzata e di rifugio non solo morale a tanti immigrati colpiti. Ma saliranno rapidamente – è una troppo facile previsione – gli atti razzisti, l’intolleranza, le prevaricazioni nei confronti di chi verrà ora ancor più di prima considerato “diverso” e non desiderato, come dimostrano già gli squallidi episodi che riportiamo in questa pubblicazione. Fino al dispiegarsi di quelle ronde, la cui pericolosità demagogica non è ancora chiarita, insieme ai danni che possono portare alle forze di polizia e alla convivenza nelle città, ma che sono ora legittimate, infiltrabili da qualsiasi disegno provocatorio o autoritario. E infine l’infausta giornata del voto parlamentare del 2 Luglio, che si iscrive fra le pagine più nere nella storia della Repubblica, aprirà la strada a nuove opportunità per la criminalità e per le mafie, che subentreranno al posto dello Stato e delle amministrazioni assicurando una falsa assistenza e protezione, nell’alloggio come nella ricerca del lavoro e nella circolazione del corrispettivo in denaro. Ciò significherà per tanti “clandestini” forme di schiavitù, di sudditanza, di mano d’opera illegale. Per i cittadini italiani, molti rischi in più per la loro sicurezza, quella vera…

 Quanto alle intercettazioni, dove i “sempre pronti” Alfano e Ghedini hanno dovuto incassare una battuta d’arresto sul rettilineo finale, per l’illuminato e tempista intervento di Napolitano, siamo certi che la partita è solo rimandata. Il bavaglio alla stampa ritenuta ostile e la creazione di una potente rete di informazione subalterna e manovrabile, come attesta il vergognoso comportamento del TG 1 diretto da un giornalista eterodiretto come Minzolini, resta non solo un obiettivo primario di Berlusconi nel tentativo, mai rinnegato, di assalto ai pilastri costituzionali, ma è parte essenziale della sua personalità, oggi  posta in difficoltà dalle vicende “private” di cui è protagonista “pubblico”.  Bene dunque farà la FNSI a mantenere una forte azione di denuncia, a partire dallo sciopero del 14 Luglio e dalle iniziative necessarie per informare l’opinione pubblica della gravità del bavaglio mediatico che si vuole imporre, rinforzando le necessarie alleanze con gli editori, con la magistratura e il mondo giuridico, con le organizzazioni sociali e civili, con gli organismi europei e con la stampa internazionale.


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