G8 e terremoto – Aspettando l’ultimo giorno
La gestione della sicurezza del G8 somiglia sempre più a una
scampagnata fuori porta. Almeno nei primi due giorni, i fatti stanno
smentendo le voci allarmistiche diffuse ad arte, alla vigilia del
vertice, anche da auterovoli testate che citavano le solite fonti bene
informate.
Il
rischio paventato di incidenti, finora, è stato scongiurato grazie
all’atteggiamento dialogante e spesso convergente dei due attori
principali, forze dell’ordine e comitati cittadini. Quest’ultimi
avevano chiesto ai movimenti no global di non tenere manifestazioni
nazionali a L’Aquila, preferendo puntare su iniziative sulla
ricostruzione. A far pendere l’ago della bilancia su questa scelta è
stata l’eterogeneità della composizione dei comitati stessi, nati per
l’emergenza terremoto, e la considerazione che eventuali incidenti
avrebbero fatto il gioco del governo, in evidente difficoltà sul piano
interno e internazionale, ma anche per la gestione dell’emergenza e
della ricostruzione. Infatti la manifestazione di oggi, fortemente
voluta dai Cobas e da altre organizzazioni antagoniste, è mal
sopportata dai Comitati aquilani che la giudicano inopportuna.
Sul
fronte delle forze dell’ordine la situazione appare identica. Da una
parte c’è preoccupazione per i posti di blocco sulle vie di accesso
che, oltre a creare problemi ai residenti, in realtà non filtrano nulla
e che fanno ipotizzare la possibilità di incidenti pilotati. Dall’altra
c’è l’atteggiamento dialogante e morbido della questura e della Digos
locale: “Siamo terremotati anche noi ci ha detto più di un agente dal 6
aprile viviamo anche noi da sfollati, abbiamo lo stesso interesse a
ricostruire la città”. Anche gli agenti provenienti da altre zone, ma
che sono stati presenti qui dopo il sisma, hanno lo stesso
comportamento nei confronti dei comitati: “Siamo venuti qui per aiutare
i nostri colleghi terremotati – e, con cenno esplicito al ruolo svolto
in questi mesi dalla Protezione civile, aggiungono – non siamo
certamente noi che vogliamo limitare le libertà democratiche”. E
proprio il ruolo della Protezione civile – che ha militarizzato il
territorio esautorando gli enti locali dei loro poteri e disarticolando
le forze dell’ordine nelle loro funzioni – viene sempre più
identificata come la controparte comune. Indipendentemente dal G8, su
queste basi sta nascendo così a L’Aquila una inedita alleanza, anche se
non dichiarata, in larghe fette della società civile, forze dell’ordine
e comitati cittadini compresi. Forze
dell’ordine che, proprio per il G8, manifestano più di un mugugno per
ordini contraddittori e continui cambi di strategie sulla gestione
dell’ordine pubblico.
Stessa cosa vale per le misure contro possibili attacchi del terrorismo
internazionale. La difesa di obiettivi sensibili – quali le centrali di
telecomunicazione – sono affidate a militari lasciati senza direttive:
ad esempio ieri, nel corso di un blitz pacifico di giovani che
affiggevano uno striscione nelle vicinanze, sono usciti allo scoperto
con armi automatiche, temendo il ripetersi di contestazioni violente
tipo il G8 di Genova.
da terranews.it
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