Il nulla dopo tre mesi
se ne andranno i Grandi faremo i conti. Non ci faremo prendere in giro
ancora». Intanto, la prima sorpresa del summit è Bruno Vespa che spiega
la “sua” ricostruzione. —
«Quando se ne andranno i “Grandi” del G8, allora sì che faremo i
conti. Non ci saranno sconti e non ci faremo mettere sotto o farci
prendere in giro ancora». Non è un no global, né un residuo della
vecchia tradizione comunista della zona dell’aquilano. A parlare è un
48enne ben piantato, una partita iva, un’attività congelata dal sisma e
una casa da ricostruire a Paganica.
«Qualche anno fa cercarono di fare una discarica proprio nella zona
dove oggi vogliono mettere le casette del Piano casa. Ci mettemmo la
faccia e le braccia davanti alle ruspe e non sono riusciti a fare
nulla. Noi siamo così. Forse saremo pazienti, silenziosi, ma è meglio
non farci incazzare. Lì le case non le metteranno. Non possono fare
come gli pare, distruggere la nostra economia e la nostra comunità
dicendo che ci stanno aiutando. Di braccia e teste qui ce ne sono».
Non è una voce isolata nei campi. Non è un esagitato. È una delle
tante, tantissime voci che si possono raccogliere in tutto il
territorio, gente normalissima, spesso disinteressata alla politica,
che dopo tre mesi di frustrazioni, proclami e delusioni ora vuole
risposte. E le vuole chiare. E soprattutto vuole scegliere per il
proprio futuro. A fargli da eco è Virgilio, presidente di una squadra
di rugby, il Paganica, che ha rappresentato con il proprio campo e le
proprie strutture il principale punto di riferimento per la popolazione
nelle prime ore dell’emergenza e nella gestione di questi tre mesi.
Anche in aperto contrasto con le indicazioni e i limiti posti dalla
macchina centralizzata della Protezione civile. «Qui si gioca tutto ora
e abbiamo raggiunto il limite – spiega mentre come ogni giorno
organizza aiuti, attività, un pasto per chiunque lo chieda -. Lo
sappiamo che non è facile ricostruire dopo una botta del genere, lo so
che per i miei figli il centro storico de L’Aquila non avrà mai lo
stesso significato che ha avuto per me. Lo so che non sarà mai come
prima del 6 aprile. Ma io voglio scegliere e voglio che Paganica
rimanga dov’è sempre stata da centinaia di anni e non nella valle,
cancellando quel poco di agricoltura e di attività che c’erano».
A valle c’è, a meno di due chilometri, Onna. E, già nel primo
giorno del G8, il set del paese simbolo del terremoto viene aperto al
cancelliere tedesco Angela Merkel che, accompagnata da un Silvio
Berlusconi defilato (e praticamente ignorato dall’ospite tedesca, come
raccontano i cronisti teutonici che sono riusciti a entrare, mentre
tutto il resto della stampa veniva tenuto sulla statale 17) è andata a
incontrare la popolazione locale garantendo l’impegno tedesco per la
ricostruzione del villaggio.
A rilasciare dichiarazioni alla stampa, alla conclusione della
visita e alla riapertura dei varchi per il paese e per il campo dei
terremotati, un irrituale portavoce: Bruno Vespa. Dopo aver
sottolineato la cordialità dei rapporti fra il cancelliere e il nostro
premier, Vespa racconta del suo personale progetto di ricostruzione di
una scuola materna acquistata con fondi di “Porta a Porta”.
Dopo essere stata definita la «terza Camera» della politica
italiana, ieri la trasmissione è diventata protagonista anche della
ricostruzione. E bisogna dire che a Onna la ricostruzione in queste
ultime settimane è partita davvero, grazie anche alla Provincia
autonoma di Trento, alla Protezione civile tedesca e alla grande
sovraesposizione mediatica della tragedia.
Entro il mese d’agosto verranno consegnate le casette già in
avanzata costruzione. Mentre i comitati cercano di distribuire alle
delegazioni in uscita da Onna un pacifico volantino che richiama la
volontà degli aquilani di avviare una “ricostruzione dal basso”, alcuni
rappresentanti della rete 3 e 32 hanno posizionato lo striscione “Yes
We Camp but we don’t go away” nelle vicinanze della rotonda del centro
commerciale L’Aquilone di Coppito.
da terranews.it
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