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“Abbiamo sgominato l’ ala militare della mafia trapanese”

Di Rino Giacalone il . Sicilia

Il
racconto degli investigatori di Polizia e Carabinieri che hanno condotto l’operazione Raia

Lo sviluppo delle indagini quale è stato?

«La corrispondenza tra Matteo Messina Denaro e Bernardo Provenzano – dice il capo della squadra mobile vice questore Giuseppe Linares – aveva tradito l’attesa del capo mafia belicino rispetto ad alcune scarcerazioni di uomini d’onore di Marsala. Quando questo è avvenuto il monitoraggio condotto da Polizia e Carabinieri ha permesso di accertare il ruolo di primo piano assunto da alcuni dei soggetti tornati liberi, Rallo e Raia per esempio, sui quali la mafia marsalese ha subito puntato, i risultati ottenuti ci hanno permesso di condurre una operazione chirurgica grazie alla quale è stato decapitato il vertice della famiglia mafiosa di Marsala». «Quelli arrestati – aggiunge il capitano Antonello Parasiliti comandante del nucleo operativo provinciale dei Carabinieri – erano la parte più forte e vitale di Cosa Nostra marsalese».

Cos’è la mafia marsalese? Quali interessi la animano?

«Le finalità – risponde Parasiliti – sono invariate, quelle sempre perseguite. L’operazione è importante perchè abbiamo colpito mentre la cosca si riorganizzava, tornava a fare le estorsioni, in modo capillare, assumeva un certo controllo del territorio, tipico esempio sono quegli episodi che hanno visto gli odierni arrestati impegnati a recuperare refurtiva in favori di propri “vicini” che erano stati a loro dire “indebitamente” oggetto di furti». «Per Cosa Nostra trapanese – dice il capo della squadra Mobile – la famiglia di Marsala intanto da sostanza all’ala militare, a Marsala ci sono stati sempre i gruppi di fuoco, poi l’attività principale è quella della estorsioni, con questa senza dubbio il mantenimento e la custodia dell’arsenale a disposizione di tutte le cosche».

Avete registrato delle estorsioni, gli imprenditori hanno collaborato?

«Al momento – risponde Linares – non c’è stata collaborazione, noi, Polizia e Carabinieri, auspichiamo che questi arresti suscitino nuova fiducia anche nel marsalese, così da potere far emergere una nuova “primavera” per l’imprenditoria di Marsala. Le estorsioni individuate sono da collocare in un periodo tra il 2003 ed il 2008, in alcuni casi si trattava di 5 mila euro al mese garantiti all’organizzazione mafiosa».

Armi ed arsenale, e un fucile di precisione.

«Si tratta di una acquisizione investigativa delicata e importante – sottolinea Parasiliti – si tratta di un oggetto, un’arma, di precisione che nella disponibilità di Cosa Nostra rappresenta uno strumento pericoloso». «È stato accertato all’esito delle attività tecniche di investigazione – prosegue il vice questore Linares – che la famiglia di Marsala stava reperendo diversi armi, fucili automatici, pistole e un fucile di precisione custodito per un pronto impiego».

Nel mirino un magistrato, si dice il pm Piscitello, è vero?

«Non è stato individuato quale doveva essere l’obiettivo – risponde Linares – certamente, per come se ne parla, si tratta di un personaggio importante che abita a Marsala».

L’operazione punta ancora al latitante Messina Denaro?

«Questa – conclude Linares – è una delle operazioni che sono servite a monitorare il territorio, soggetti che sono anelli di una stessa catena che porta a Messina Denaro».

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