NEWS

Perché bisogna appoggiare i Siciliani

Di Riccardo Orioles* il . Sicilia

“Il clima morale della società è questo. Il potere si è isolato da
tutto, si è collocato in una dimensione nella quale tutto quello che
accade fuori, nella nazione reale, non lo tocca più e nemmeno lo
offende, né ac­cuse, né denunce, dolori, disperazioni, ri­volte. Egli
sta là, giornali, spettacoli, cine­ma, requisitorie passano senza far
male: politici, cavalieri, imprenditori, giudici ap­plaudono. I giusti
e gli iniqui. Tutto som­mato questi ultimi sono probabilmente convinti
d’essere oramai invulnerabili”.

E’ una città del sud – anni ’80 – quella di cui ci parla Giuseppe Fava.
Con la sua ma­fia, la sua violenza, e soprattutto il suo stretto
rapporto con poteri politici, imperi economici e monopolio
dell’informazione. Quest’ultimo è l’anello essenziale, quello che dei
vari elementi fa un Sistema. Lo sappiamo tutti. Sappiamo come funziona
Catania, come funziona il sud.
La novità è che oggi Giuseppe Fava non parla più di Catania. Parla di
tutta Ita­lia, parla di Milano, parla di Roma. La ma­fia – com’era
facilmente prevedibile – ha ri­salito il nord. La volgarità d’un Graci
o d’un Ren­do riempie oggi, con altri nomi, le chroni­cles from Italy
della stampa internazionale. Tutto ormai è dilagato dap­pertutto.
Ancora una volta, il centro è il monopolio dell’in­formazione. Non solo
per la rimozione del­le notizie (che è ormai abi­tuale), ma
soprat­tutto per la decostruzione sistematica dei pensieri comuni e la
loro so­stituzione con altri congrui al sistema, non civili.

Come ci vorrebbe adesso un Giuseppe Fava, un Siciliani! Allora, la
lotta sua e dei suoi ragazzi fu durissima, e non priva – per quel­la
fase – anche di successi. Lui la pagò come sappiamo. I suoi redattori
con vite durissime, ai limiti del tollerabile, fra mise­ria e minacce.
Eppure, nessuno tradì. Molti continuarono. I Siciliani, in realtà, non
sono finiti mai. Hanno strade diverse, diversi nomi. Ma ci sono.

L’Ordine dei giornalisti, il sindacato (la corporazione insomma: nel
senso antico e tecnico, di mestiere) negli anni di Giusep­pe Fava sono
stati lontanissimi da lui. Sem­brava un mestiere tranquillo, una
“profes­sione”; qualcosa che garantisse insieme uno status sociale e
una funzione. Che non ci sono più. “Giornalista”, in questi anni, è
tornata ad essere una parola ambigua, su cui fare scelte: o Ministero
dell’Informazio­ne, o militanza civile. La nostra “corpora­zione”,
spalle al muro, sta scegliendo ora. Alcuni pochi tradiscono; per molti
invece è l’ora della dignità.
La Lega delle Cooperative (di cui I Sici­liani facevano parte) tradì
Giuseppe Fava e i suoi redattori. Preferì fare affari con gli
imprenditori collusi. Questo l’abbiamo pa­gato con infiniti dolori.
Cosa intendono fare, dopo un quarto di secolo, coloro che la reggono
ora? Possono rimuovere, certo, queste righe. Ma sappiamo che in questo
momento le leggono. E aspettiamo la loro risposta.
Al tempo di Giuseppe Fava, il nuovo mo­vimento antimafia era agli
albori. Noi ab­biamo contribuito a fondarlo (l’Associazio­ne I
Siciliani, Siciliani Giovani, l’idea di di­stribuire i beni confiscati)
ma da allora se n’è fatti di passi su questa strada. C’è Libera di don
Ciotti e dalla Chiesa, ci sono le asso­ciazioni locali, c’è Addiopizzo.
Ci sono ad­dirittura dei politici che sono saliti a Roma o Bruxelles
grazie principalmente alle te­matiche antimafiose; ed interi partiti
che si appoggiano ad esse.

Dall’Ordine e dal Sindacato dei giornali­sti, dai dirigenti di
Legacoop, dagli espo­nenti dell’antimafia civile, ci aspettiamo una
pubblica e combattiva presa di posizio­ne sul caso dei Siciliani.
La sottoscrizione è già partita (l’appello è a pagina otto) e hanno già
co­minciato a ri­spondere i cittadini. Ma è evi­dente che non avrà
successo senza l’appog­gio aperto e or­ganizzato di forze ben più
grandi di noi. Servono soldi e serve appog­gio politico, (forse ancora
di più).
La lotta dei Siciliani è sta­ta, e in un certo senso è ancora, una
delle lotta più dense del dopoguerra: contro il sistema mafioso, per
l’informazione. E’ un caso esemplare, un modello; e come tale va usato.
Schierar­si pubblicamente coi Siciliani, qui ed ora, è la cosa più
“politica” che si possa fare.

da Ucuntu.org

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link