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Patto di camorra

di Angelo De Vito il . Campania

Mafia, camorra e ’ndrangheta hanno stretto in Spagna, dove si trovano
oggi molti dei loro boss, una «alleanza strategica» per controllare il
traffico di droga latinoamericana verso l’Europa: lo scrive oggi El
Pais. Citando il procuratore antimafia di Napoli Luigi Cannavale e il
generale dei carabinieri Gaetano Maruccia, il giornale afferma che il
70% dei 249 capi delle tre organizzazioni criminali vive in Spagna, la
cui costa mediterranea è diventata «Costa Nostra». L’intensificazione
della cooperazione fra polizia italiana e spagnola ha portato negli
ultimi mesi all’arresto di una mezza dozzina di capi e di diversi
luogotenenti nel paese iberico. In Italia grazie alle intercettazioni
fra i due paesi, sono stati effettuati circa 200 arresti nelle ultime
tre settimane, aggiunge El Pais. L’infiltrazione dei capi delle cosche
italiane in Spagna negli ultimi 20 anni afferma il quotidiano è stata
«tollerata o ignorata dalle autorità» locali che «hanno preferito
applicare la dottrina Mitterrand: se non c’è crimine di sangue, li si
lascia tranquilli». I boss hanno anche contribuito «ad alimentare la
bolla immobiliare in Spagna» investendo nel mattone buona parte del
danaro di origine criminale da riciclare. Il boss arrestato di recente
a Marbella Raffaele Amato, ricorda El Pais, aveva da poco investito
diversi milioni di euro in terreni del litorale di Malaga, sui quali
voleva costruire un complesso turistico. Molti hanno ristoranti o
pizzerie paravento, girano senza armi. «Lì vivono più tranquilli, non
hanno paura che gli sparino, cercano di passare per imprenditori
normali», spiega il generale Maruccia. I capicosca in Spagna cambiano
spesso residenza e identità, hanno sempre grandi somme in liquidi per
risolvere eventuali problemi. «Bosti – ricorda il procuratore Cannavale
– venne arrestato mentre entrava in una farmacia: aveva 24mila euro in
biglietti da 500». Sulla costa spagnola da Barcellona a Estepona i boss
«vivono come onesti cittadini», o «esiliati d’oro», «abitano in ville
di lusso, si spostano in auto da 160mila euro, fanno investimenti
milionari per riciclare danaro sporco» e ora «comprano insieme la droga
ai fornitori latinoamericani per abbassare il prezzo e ridurre i rischi
di cattura». «Una delle conseguenze più preoccupanti dell’alleanza fra
le mafie è che comprando uniti il prezzo si abbassa, il beneficio si
moltiplica e i rischi di controllo e intercettazione si riducono: non è
lo stesso che la droga arrivi in Europa su una barca o su tre»
sottolinea il procuratore Cannavale. Ma dopo gli anni della tolleranza,
in Spagna le cose stanno cambiando: Madrid «sta aiutando molto, perchè
inizia a temerli. Sanno che ora la loro base logistica, la loro grande
borsa della droga sono lì, rilevano Maruccia e Cannavale: «Abbiamo
individuato contatti con i marsigliesi, gli olandesi, i tedeschi,
alcuni con le mani sporche di sangue, è preoccupante».

da colonnarotta.it

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