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Magistrati messicani a lezione di antimafia
González Lastra: riforme penali contro il crimine

Di Stefano Fantino il . Internazionale

Una folta delegazione di magistrati messicani, più di trenta, e
un piccolo drappello di magistrati statunitensi, guidati dal procuratore
del New Mexico, Gary King, hanno pianificato una decina di giorni in
Italia. Obiettivo incontrare le procure, la poltica e tutte le associazioni
del terzo settore che possano spiegare come funziona, in Italia, il
contrasto istituzionale ma anche civile e sociale alle mafie.

Introdotti all’ambiente del terzo settore da Tonio Dell’Olio, che
ha spiegato il lavoro di Libera a orecchie ancora vergini, la delegazione
ha avuto modo di incontrare, dopo la visita in DNA, anche la commissione
antimafia, con la presentazione del lavoro svolto da parte della deputata
Garavini.

Una dieci giorni di lavori che toccherà anche realtà meridionali
come la Calabria e la Sicilia e sarà utile soprattutto ai magistrati
messicani in vista delle grandi riforme penali che il governo messicano
ha predisposto e continuerà a portare avanti nell’immediato.

Libera Informazione ha incontrato la delegazione intervistando due
magistrati. 

Procuratore González Lastra, quali sono gli strumenti di riforma
penale che permetteranno al Messico un miglioramento delle modalità
di persecuzione dei narcos? 

In Messico attualmente si stanno portando a termine delle particolari
riforme strutturali del sistema penale per dare più forza e mezzi alla
lotta contro la criminalità organizzata. In particolari sono due gli
strumenti della riforma. Il primo è la riforma costituzionale in materia
penale, datata 21 giugno 2008,  in virtù della quale il sistema
messicano si sta indirizzando verso un sistema di tipo accusatorio orale
mentre al momento vige un sistema di tipo inquisitorio e prevede inoltre
obblighi ben precisi per quanto riguarda il governo federale. Il secondo
strumento è invece rappresentato dall’accordo per la sicurezza, la
giustizia e la legalità firmato il 21 agosto 2008, un protocollo che
per la prima volta porta i tre poteri, esecutivo, legislativo e giudiziario
a riflettere sui loro obblighi e le loro responsabilità. Un accordo
che non solo delimita le aree di competenza ma indica, precisamente
i nomi dei responsabili e le tempistiche di azione, permettendo la riconoscibilità
dei doveri di ciascun ente. 

Procuratore, in Italia si è parlato di mafia come entità ontologicamente
legata alla politica e al potere? In Messico è forse la corruzione
il fattore chiave?  

Io ritengo che i tipi di criminalità siano diversi, soprattutto
rispetto a un caso come quello italiano dove da anni sono presenti le
mafie e hanno diverse sfaccettature. Anche in Messico la mafia cerca
l’impunità, ma non l’avrà.  Si certamente la corruzione è presente.
Il 27 maggio si è venuto a concludere con la loro detenzione la storia
di 30 persone, funzionari statali e municipali, accusati di essere collegati
ai narcos. Questa è la dimostrazione del grado di penetrazione dei
municipi locali delle mafie messicane. 

Cosa pensa delle strategie di contrasto ai narcos, ci sono risorse
sufficienti? 

Mi sembra che lo sforzo e la decisione del governo messicano di combattere
la criminalità organizzata meriti di essere maggiormente conosciuta
e necessiti di un ampliamento di risorse che sono messe a disposizione
da piani messicani ed esteri di contrasto. 

Come il Plan Merida? 

Esattamente, anche come il plan Merida. Non si può inoltre ignorare
che il Messico è un paese di transito, e che la destinazione finale
sono gli Stati Uniti d’America da dove proviene la domanda. E domanda
significa, infine, consumo. Un problema che ha bisogno di soldi e attenzione.
Per questo bisogna renderlo un problema comune, far gruppo intorno 
a questa piaga e  questa presenza, dei narcos, che umilia l’umanità.

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