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“Camorra ti auguro che un giornò ti sparerà la memoria”

Di Simona Sardo il . Campania

Per la chiusura del Festival
dell’Impegno Civile si ritorna a Casal di Principe, il paese di don
Peppe. Ospite di quest’ultima serata Giulio
Cavalli, attore milanese, considerato una delle nuove voci del teatro
di narrazione civile degli ultimi anni in Italia. Davanti ad un
pubblico attento Cavalli interpreta in anteprima nazionale la sua
“Orazione per don Peppe Diana”. Una lettera indirizzata al prete
ucciso dalla camorra che esprime la difficoltà a capacitarsi di
questa morte e lo sdegno nei confronti dei suoi carnefici. Un omaggio
a quell’uomo che fece della parola la sua forza e al suo popolo, la
Casale col vestito della dignità che dopo anni continua a ricordarlo
e a vivere seguendo il suo esempio. La presenza di Cavalli in questa
serata conclusiva assume un significato particolare, lui come don
Peppe Diana è stato minacciato di morte per le sue parole e da 7
mesi vive sotto scorta. Lo abbiamo incontrato dopo lo spettacolo.

Come è nata l’idea di questo
monologo?

Dopo aver letto Per amore del mio
popolo non tacerò, ho voluto scrivere quest’opera. Spesso
dell’antimafia si conoscono solo i simboli. Tutti sanno chi sono
Peppino Impastato e don Diana, ma sono come delle icone mute.
Soprattutto al nord nessuno ha letto gli scritti di Don Peppe o ha
mai ascoltato le registrazioni di radio Out. Io ho voluto soffermarmi
sui contenuti.

Per il tuo lavoro hai ricevuto delle
minacce…

Due anni fa, dopo uno spettacolo a
Gela cominciai a subire minacce da alcuni famiglie mafiose gelesi
residenti a Lodi. In quello spettacolo facevo i loro nomi.

Ti aspettavi una reazione del genere?

No non credevo arrivassero a tanto. Ma
da allora invece che smettere ho alzato il tiro. Ho cominciato a
capire che era una cosa seria solo quando ad alcuni miei spettacoli
comici ad Alcamo e a Corleone la gente non rideva.

In che modo ti ha condizionato questa
vicenda?

Non mi piace parlare degli effetti, ma
delle cause. Lo faccio continuando la mia lotta alla cultura mafiosa.
Credo che per sconfiggere la mafia ci voglia la bellezza e l’arte
può avere un suo ruolo importante. Un’arte che faccia i nomi e che
non parli in astratto. Lo scopo è quello di distruggere il mito
della mafia alimentando la memoria.

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