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Raffadali, ricordando Vittoria Giunti nella patria dei Cuffaro

Di Giorgio Santelli* il . Recensioni, Sicilia

Ero a Raffadali questo fine settimana, in provincia di Agrigento.
Abbiamo ricordato Vittoria Giunti, la prima donna sindaco della
Sicilia, la terza in Italia. Vittoria Giunti, Partigiana e comunista,
moglie di Totò Di Benedetto, parlamentare del Pci e comandante
partigiano. Lei, matematica fiorentina, scelse la Sicilia per amore. In
parte per Totò, ma in parte per quella terra e per la gente di Sicilia.
Mi hanno colpito due fatti, che con quella storia c’entrano poco. Ed
anche se è assurdo e giornalisticamente sbagliato, parto dalla fine.  1
maggio e 2* giugno. L’anno è il 2006. Il primo ad andarsene è Totò, e
se ne va il primo maggio, la festa dei lavoratori. Un mese dopo, ma il
2 giugno, c’è il commiato di Vittoria, il giorno della festa della
Costituzione. Anche la morte, dunque, ha avuto un non so che di
straordinario.

Totò Di Benedetto era di quel paese, che è
diventato poi la terra di Vittoria. L’iniziativa è nata dalla
presentazione di un libro proprio a lei dedicato, scritto da Gaetano
Alessi, amico di Articolo 21 e di Libera informazione. Lui, insieme ad
un gruppo di resistenti, nelle istituzioni, nei movimenti e nelle
associazioni, tengono alta la bandiera della buona politica, della
moralità e dell’antimafia in una terra che ha come sindaco un uomo che
si chiama Silvio Cuffaro. In sintesi, un uomo sfortunato, sia nel nome
che nel cognome. E’ parente (fratello) di un altro Totò, che è stato
deputato regionale, presidente della Regione Sicilia, mangiatore di
cannoli e oggi senatore dell’Udc. Ed è stato proprio l’Udc a portar via
alla sinistra Raffadali dopo 56 anni di amministrazioni di sinistra. E’
successo ormai 7 anni fa.

Vittoria Giunti è morta, come abbiamo
detto, il 2 giugno del 2006. Qualche giorno prima di morire ha voluto
parlare con Gaetano, uno dei fondatori di Ad Est. A lui e a
quell’associazione di giovani che intorno a Vittoria avevano trovato
idee, valori e passione politica, lasciò la sua eredità morale e
ideale. Loro quell’eredità la rispettano ogni giorno e sabato sera,
proprio nella piazza antistante la casa dove lei ha vissuto, è come se
avessero rinnovato quella promessa. La storia di Vittoria, il suo
impegno politico e civile, sono stati raccontati in quella piazza. Le
sue parole sono state messe in un libro che è stato distribuito
gratuitamente alle scuole e nelle biblioteche, per conservare la
memoria di una donna che scelse di vivere la Sicilia, di ascoltare le
siciliane ed i siciliani senza mai raccontare chi era, per paura di far
sentire diversi gli altri.

Quell’eredità ha passato momenti
difficili, ma oggi, anche a Raffadali, l’aria è più respirabile. Ma la
storia è bene raccontarla dall’inizio.

QUEI RAGAZZI CHE SE NE VANNO
A
Raffadali quando i cuffariani hanno vinto, non ci sono stati più
avversari ma nemici. E i nemici erano proprio loro, i ragazzi di
Vittoria, quelli di Ad Est. Quei giovani che oggi, dopo aver retto
l’urto del re dei cannoli, hanno avuto il coraggio di resistere. Magari
andandosene da Raffadali ma conservando i rapporti, facendo rete grazie
alle tecnologie che internet mette a disposizione. Un’opposizione
continua, fatta con un giornalino stampato in 1000 copie e distribuito
ai cittadini; con la battaglia politica affidata all’opposizione e
soprattutto al capogruppo del Pd, Aldo Virone. Di professione avvocato
è una sorta di “parafulmine” per quanto riguarda la difesa dei ragazzi
di Ad Est.

I ragazzi lasciano Raffadali, per lavorare e per
studiare. Ad andarsene sono quelli che non vogliono accettare
compromessi, che non se la sentono di prostituirsi e vendere il proprio
voto. Poi ci sono anche i resistenti locali, quelli che restano lì a
presidiare, che hanno un lavoro o un’attività ma non hanno mai tradito
Vittoria e le idee che insieme avevano condiviso. Poi c’è il partito
dei servi.

L’UNIONE DEI CUFFARIANI
Poco
c’entra Casini con l’Udc siciliano. Quello è territorio di Totò
Cuffaro. Quando a Raffadali il vento è cambiato, l’Unione di Centro è
diventata il primo partito. C’è chi ha cambiato casacca e dai Ds è
emigrato immediatamente sotto le fila dell’Udc. Totò Tuttolomondo,
eletto nel 1998 nei Ds, nel 2002 è il secondo candidato più votato
nell’alleanza che darà al candidato dell’Udc Casalicchio la poltrona di
sindaco. Stefano Catuara, storico segretario dei Ds, oggi è il
Presidente dell’Area di Sviluppo Industriale. E’ lui che ha coniato il
termine “Unione dei Cuffariani”, alla faccia delle idee e delle
proposte di moralità e di buona politica che il centrista Casini
professa a Roma, l’Udc siciliano nasce con ben altri propositi. La
scelta è semplice per i 5 assessori della sinistra che alle elezioni
comunali del 2002 sono folgorati sulla via di Damasco e passano con
l’Udc. Dopo anni di ideali è forse ora di pensare ad altri valori. Il
centrosinistra perde, i Ds e Rifondazione perdono Raffadali e comincia
l’era locale di Silvio, fratello minore di Totò.

ABBATTERE OGNI SIMBOLO DEL BUON GOVERNO
Va
cancellata la memoria, vanno cancellate le cose fatte in quasi 60 anni
dalla sinistra di Raffadali. Ho visto una cosa meravigliosa. Un
“Villaggio della gioventù” che farebbe invidia al miglior Oratorio
della cattolicissima Brianza. 11 ettari di parco e strutture che negli
anni ’60 un nobile illuminato lasciò all’amministrazione. Con un
preciso atto regalava quello spazio per crearvi strutture per i
giovani. La sinistra rispetta quella donazione e, dal 1960 al 1998 il
Villaggio viene realizzato. Funziona da subito e, nel tempo, viene
arricchito di strutture a disposizione dei cittadini. Un teatro
all’aperto, campi di calcio e di tennis, strutture per i bambini più
piccoli, un ostello con 40 posti, percorsi naturali e percorsi
botanici. L’Udc vince e il villaggio viene chiuso. Ma la gente non
protesta. E’ difficile immaginare un popolo come quello siciliano
privato dell’orgoglio. Ma così è stato. A Raffadali per 10 anni
l’orgoglio è stato messo da parte insieme all’eredità di Totò Di
Benedetto e Vittoria Giunti

I RESISTENTI
Alfonso,
Gaetano, Alessandro, Peppe, Maria Grazia, Gigi, Paolo, Nina, Ida. Per
lo più giovani alle soglie dei trent’anni. Erano i ragazzi di Vittoria.
Loro resistono, e insieme a loro tanti altri, ragazze e ragazzi che
vivono a Raffadali o che lavorano o studiano fuori: Palermo, Bologna,
Vicenza, Milano, Roma. Ma tutti con Raffadali nel cuore. Hanno fatto e
fanno politica, attività culturali, stanno fra la gente che li apprezza
ma che, sino ad oggi, è vicina a loro tutti i giorni tranne in quello
del voto.

IL VOTO AMMINISTRATIVO
Raffadali
con poco più di 15 mila abitanti alle ultime elezioni amministrative ha
messo in pista 280 candidati. La legge che prevede la preferenza unica
non ha impedito il controllo del voto degli elettori. Quando si
potevano votare più di un candidato l’assegnazione era semplice. Agli
incerti gli si diceva: “Tu voti il n. 3 il n5 e il n13. Se quelle
schede e quelle preferenze tornavano, l’elettore aveva votato secondo
criterio e quindi poteva essere premiato.

Con la preferenza unica
il controllo del voto sembrava superato. E invece… basta aumentare il
numero dei candidati. Il centrodestra e Silvio Cuffaro nel 2007 si
presenta con 180 candidati, scelti anche più d’uno tra le famiglie
numerose, controlli il voto e contemporaneamente decidi anche chi verrà
eletto. Qualche preferenza per controllare il voto degli incerti agli
outsider, le grandi famiglie con più parenti in lista in modo tale che
puoi disperdere i loro voti. E poi si lavora sugli uomini che danno
maggiore fiducia. Alle elezioni votarono 9287 persone. Il partito dei
candidati di Cuffaro era un partito che da solo era già al 2%.
Nonostante questo le dimensioni della sconfitta diminuiscono e il
centrosinistra torna a sfiorare il 40%. Non c’è però paragone fra i
candidati a sindaci. Silvio Cuffaro, pur perdendo per strada il 15% dei
consensi, stravince. Ma oggi, dopo due anni da quel voto, le cose
sembrano cambiare. 

IL VOTO DELLE EUROPEE
Dalle
ultime elezioni europee qualcosa è cambiato. Le troppe promesse non
mantenute dai cuffariani e l’arrivo di Raffaele Lombardo e del Mpa
hanno prodotto un risultato inatteso. Il voto sembra più libero e
intorno ai ragazzi di Ad Est c’è un’aria diversa. Si rivedono alle
iniziative persone che stavano nascoste a casa, l’orgoglio dei
siciliani, quell’orgoglio che Vittoria aveva trasmesso alle donne e
agli uomini di Raffadali torna ad emergere. Silvio Cuffaro in città si
vede sempre meno, il tempo di “Vasa Vasa”, il fratello famoso, è
scaduto. E pensare che Cuffaro e Lombardo hanno lo stesso padre
politico: Calogero Mannino. La resa dei conti fra i due appare come
qualcosa di epico, sembra il bacio di Giuda che condanna il Cristo, con
rispetto assoluto per le pagine del Vangelo. Ma questo è. Il potere di
Totò Cuffaro nella sanità si sta sgretolando sotto i colpi di Lombardo.
L’Mpa si vuole sostituire definitivamente all’Udc ma prima deve passare
per la completa distruzione del partito di Cuffaro passando anche per
nuove e particolari alleanze con il centrosinistra per poi, c’è da
immaginarlo, andranno da Silvio, quello che conta, per portare una dote
necessaria per il governo siciliano. Per i ragazzi di Vittoria non sarà
semplice immaginare di ricostruire un futuro di centrosinistra a
Raffadali attraverso un accordo con il Movimento per l’Autonomia. Ma
questa è l’occasione che si presenterà di qui a tre anni, quando si
andrà al rinnovo del Consiglio Comunale. Una scelta difficile, di real
politik, che sulla base delle idealità sarà complicato accettare e
perseguire.

Intanto sabato sera con il ricordo di Vittoria e
con quella piazza riempita di facce vecchie e nuove che hanno ripreso
in mano il loro orgoglio, qualcosa si è mosso. L’eredità di Vittoria,
quella che ben si incarna nella questione morale che Berlinguer
sollevava ormai più di trent’anni fa, servirà certamente ai giovani di
Ad Est che oggi possono aspirare a diventare classe dirigente di un
centrosinistra che si deve rigenerare. A Raffadali, come in tante altre
parti d’Italia.

*da Articolo21.info

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