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“Terre di don Diana” alla scoperta di un bene collettivo

Di Stefano Fantino il . Interviste e persone

Dottor Baldascino, come prosegue il cammino logisticoche porterà
alla nascita della cooperativa? 

Le tempistiche sono in parte rispettate e in parte disattese. L’impegno
preciso di adeguare l’area del caseificio alla sostenibilità economica
del progetto per due lotti non è ancora stata portata a termine e entro
il 19 giugno si vuole riconsiderare la rimodulazione del progetto di
un secondo lotto. Si deve ad esempio ampliare l’impianto a biogas e
al momento non è ancora avvenuto. Tuttavia noi pensiamo che subito
dopo l’estate verrà lanciata un avviso pubblico. 

Quando esattamente si potrà parlare di veri e propri soci della
cooperativa? 

L’avviso pubblico verrà lanciato a settembre e servirà a ricercare
e coinvolgere quelli che saranno i soci della cooperativa. Parallelamente,
dunque, ci sarà un lavoro che mirerà a selezionare, sulla carta, quelle
che sono le tipologie lavorative necessarie alla cooperativa. In questo
senso, in seguito, sarà utile proporre forme di “animazione sociale”
per coinvolgere il maggior numero di soggetti per la selezione finale.
Saranno dunque scelti, entro fine anno, i soci della cooperativa e partiranno
i corsi professionali di formazione. Questi sono i tempi minimi che
ci siamo dati. 

Per quanto riguarda i ritardi tecnici, pensa che siano dovuti alla
situazione delle amministrazioni comunali di riferimento? 

Io ritengo che sia giusto rifarsi a quanto un emerito esponente della
regione ha detto a riguardo, ovvero, che gli uffici tecnici debbano
prescidere dalle difficoltà del comune. A CastelVolturno ci sono dei
problemi e delle difficoltà politiche ma gli uffici sono autonomi e
dovrebbero funzionare ugualmente al dilà del colore politico del momento.
Si tratta di ricevere un incarico di natura tecnica e portarlo a compimento.
Penso che i ritardi quindi non siano collegati alla natura amministrativa
e debbano essere risolti in quanto impegno preso. 
 

Dal punto di vista prettamente tecnico e non alimentare la nuova
cooperativa opererà con elementi attrezzature altamente innovative,
ci può fare degli esempi? 

Oltre ad essere una fattoria che opererà su più comuni, CastelVolturno
e Cancello e Arnone, essa presenterà una struttura volta alla produzione
bioenergetica e derivante da fonti alternative. Il fotovoltaico progettato
per sfruttare la luce del sole e gli impianti a biogas, volti a sfruttare
le deiezioni delle bufale nostre e del circondario,  sono solo
alcuni degli elementi in gioco. 

Cooperativa che si occuperà di diversificare non solo le produzioni
ma anche le attività, possiamo parlare di bene collettivo? 

Sicuramente non sarà un bene volto a produrre una sola cosa, e infatti
non vi opererà esclusivamente un caseificio. Ci saranno ad esempio
delle produzioni di latte di asina e una attenta coltivazioni di piante
officinali. Per non parlare della struttura ricettiva, in qualità di
agriturismo,  e della fattoria didattica. In questo risiede la
multidisciplinarità del bene che vogliamo far nascere: alcuni locali
verrano usati come uffici da vari soci della cooperativa e svariate
organizzazioni del territorio. Un bene collettivo ripreso alla camorra
e vissuto dalle diverse anime della società.

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