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Camorra, non si arrestano le vittorie dello Stato

Di Aldo Cimmino il . Campania

Le manette sono ancora scattate contro esponenti del clan degli “scissionisti” di Scampia. Ieri mattina i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, in provincia di Napoli, hanno eseguito un decreto di fermo che era stato emesso, lo scorso primo giugno, dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. “Associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di droga” sarebbe l’accusa con la quale dodici persone sono finite in carcere con l’aggravante dell’associazione camorristica degli “scissionisti”. Grazie alla collaborazione di alcuni pentiti di spicco come Maurizio Prestieri, boss di Secondigliano condannato a 24 anni di reclusione, gli inquirenti hanno potuto ricostruire le vicende legate alla vendita di sostanze stupefacenti.

Prestieri  già nel 2008 dichiarava che il clan di Lauro fatturava,  grazie alla vendita di droga, circa 52 miliardi di vecchie lire all’anno. Quella  dei “sette palazzi” era una piazza di spaccio da sempre gestita dalla famiglia Prestieri e che successivamente, raccontano i pentiti, è stata acquistata dal clan degli “scissionisti” che l’affidavano a persone di loro stretta fiducia. L’operazione dei Carabinieri del Nucleo Investigativo della Provincia di Napoli, che si unisce ad altri interventi giudiziari che in pochi mesi hanno portato all’arresto di circa 200 esponenti del clan degli “scissionisti”, ha permesso il sequestro di ingenti quantità di svariate sostanze stupefacenti tutte destinate alla vendita nella piazza di spaccio dei “sette palazzi”; dalla cocaina al kobrett, all’eroina. Gli inquirenti hanno inoltre scoperto che la maggiore fonte di rifornimento dello stupefacente, prevalentemente eroina, veniva da un gruppo di extracomunitari di nazionalità nigeriana, gravitanti nella zona di Castelvolturno.

Ma quella di Caserta è una zona che, ieri mattina, è stata anche lo scenario di una operazione della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli. L’intervento della Dia, infatti ha portato al sequestro di numerosi beni che erano intestati a prestanomi legati ai casalesi. Grazie, infatti, al fondamentale apporto di alcune collaborazioni, la magistratura ha potuto avviare importanti indagini patrimoniali che hanno permesso oggi il sequestro di notevoli consistenze patrimoniali che erano derivate dal riciclaggio di denaro sporco, in attività imprenditoriali per cosi dire “pulite”: terreni vastissimi, aziende agricole, masserie rurali ed appartamenti che, sparse tra le provincie di Napoli e Caserta, erano tutte riconducibili al latitante Michele Zagaria e ai fratelli Bidognetti attualmente detenuti in regime di “carcere duro”. Beni che sono stati calcolati per  un valore superiore a 10 milioni di euro. Le indagini sulle ricchezze dei casalesi, hanno preso il via in particolare dalle investigazioni che nel 1999 svelarono l’esistenza di un patto criminale-imprenditoriale tra i fratelli Michele e Sergio Orsi ed esponenti di spicco del clan dei casalesi facenti capo alla fazione dei Bidognetti. E’ stata sequestrata inoltre un’azienda bufalina in località Cancello ed Arnone, scenario della vendetta trasversale che il gruppo di fuoco, capeggiato da Giuseppe Setola compì contro Umberto Bidognetti, padre del collaboratore di giustizia Domenico Bidognetti. Ancor più significativa, questa vittoria dello Stato perché sarà affiancata da un impegno concreto da parte della cittadinanza casertana e non solo.

Su queste terre, infatti, a Cancello ed Arnone ma anche a Castelvolturno, si farà “festa nei beni confiscati” in occasione della seconda edizione del Festival dell’Impegno Civile, che si terrà tra il 19 ed il 21 giugno prossimi. I beni, che sono stati oggetto di trattative violente ed il centro di affari criminali, ritornano ai cittadini e alla società. Laddove si moltiplicavano gli illeciti proventi, aumenteranno le idee ed i progetti per rendere ancora più efficace la lotta alla camorra, nelle piazze di spaccio di Scampia come nelle campagne sconfinate dell’agro aversano.

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