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Clan Ricci-Sarno, agguato per riaffermare la supremazia

Di Peppe Ruggiero il . Campania

Un’altra
vittima innocente nella guerra di camorra. Siamo a Napoli. Quartiere
Montesanto, centro storico. Un proiettile calibro nove colpisce la
schiena di Petru, un giovane rom, musicista on the road, e gli
trapassa il cuore. Unica colpa: trovarsi nel momento sbagliato, nel
luogo sbagliato. I colpi impazziti dei killer della camorra feriscono
anche un ragazzo di quattordici anni che giocava in strada con i suoi
coetanei. Per lui, fortunatamente,  i colpi lo colpiscono di
striscio alla spalla. Diagnosi quaranta giorni. Il set della Gomorra
napoletana è piazzetta Montesanto, conosciuta ta tutti
come “a Pignasecca”. In gioco il predominio
degli affari dei Quartieri Spagnoli.

Alle 19 della sera del 26
maggio, in una strada affollata da centinaia di persone, nella
vicinanze di uno dei piu’ grandi e serviti ospedali napoletani, e
dove nel giro di pochi metri ci sono la stazione della Cumana e della
metropolitana, otto persone in sella a quattro moto, sparano
all’impazzata. Uno, due , dieci proiettili calibro nove. Due gruppi
contro. Da un lato la famiglia che fa capo al capo Enrico Ricci
collegato alla potente famiglia dei Sarno di Ponticelli. Clan potente
dell’area est di Napoli. Clan  vincente. E poi ci sono i
Mariano. Famiglia storica dei Quartieri. Il reggente Marco Mariano,
scarcerato due mesi fa, dopo vent’anni di galera ma
già irreperibile, nonostante il decreto di sorvegliato
speciale.  Con lui  libero anche Salvatore, figlio del boss
Ciro Mariano, condannato all’ergastolo. Voci di quartiere
sostengono che i Mariano vogliono riprendersi la gestione dei
Quartieri . E non cedere al clan Ricci-Sarno. Ma come una partita a
scacchi, tutti attendono la  prima mossa. Ed ad agire 
sono per prima il clan Ricci-Sarno. Un’azione per  anticipare  i
rivali. E per  dimostrare che sono loro che comandano.
Un’ azione eclatante. Violenta. Senza esclusione di colpi.

Gli
investigatori sostengono che il raid aveva come obiettivo un palazzo
dove abita  e gestice un caseificio,Salvatore Mariano detto
“Tortoriello”, figlio del boss Ciro. Salvatore era in strada ma .
molto probabilmente, avvisato dalle vedette, riesce a scappare. E i
colpi sparati dai sicari traffigono il cuore del povero Petru,
rumeno, musicista di strada,  mentre cercava di mettersi al
riparo all’interno della stazione della Cumana. Un vero e proprio
atto di forza del clan  Sarno. Bossoli sparati per far capire
che il clan una volta definito di periferia, ora si muove alla
conquista della città. E nei quartieri si respira aria pesante. Si
attende la risposta dei Mariano.In codice di camorra, al fuoco si
risponde con il fuoco. Ancora guerra di faida. Ancora a Gomorra. E
ancora un volta gli unici a pagare sono vittime innocenti. E sullo
sfondo una città che si lecca le proprie ferite. Sanguinanti.

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