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Marcegaglia da Palermo: impresa e legalità devono diventare un binomio imprescindibile

Di Maria Natalia Iiriti il . Dai territori, Sicilia

“E’ un
giorno importantissimo in cui ricordiamo un uomo straordinario e tutti
quelli che hanno perso la vita per noi. Ero una ragazza: ricordo il
senso di sofferenza e dolore ma anche la voglia di combattere e dire
basta. Ringrazio le Forze dell’ordine che stanno accanto ai cittadini
e agli imprenditori che vogliono fare impresa in modo sano. Grazie anche
alle associazioni antiracket. Confindustria è qua per un’assunzione
di responsabilità. Sono qua” dice Emma Marcegaglia “per testimoniare
l’impegno solenne di Confindustria nella lotta per la difesa della
legalità.

Evasione fiscale,
corruzione, collusione, inquinano la convivenza civile e lo sviluppo
perché danneggiano lo Stato”.

Questo impegno
ha un nome: Antonello Montante, nominato delegato nazionale di Confindustria
per i rapporti con le istituzioni preposte al controllo del territorio.

“La promessa
di Confindustria è stroncare ogni forma di contiguità con le associazioni
mafiose che inchiodano il territorio all’arretratezza. Dobbiamo spezzare
questo circolo vizioso ma servono azioni concrete. Dieci anni fa Confindustria
ha capito che un’economia sana non può convivere con la mafia. Per
questo bisogna espellere da Confindustria chi si rifiuta di denunciare
richieste di pizzo e estorsori.

Non ci possono
essere zone grigie: o si sta dalla parte della legalità oppure no.

Il fenomeno
malavitoso si sta espandendo: allora bisogna far firmare agli imprenditori
che investono al Sud dei protocolli di legalità. La collusione è il
terreno fertile nel quale cresce la mafia. Siamo tutti coinvolti: oggi
fare impresa sana è più facile rispetto a qualche anno fa, grazie
al sacrificio di Falcone”.

Durante la
tavola rotonda “Legalità, impresa e sviluppo” gli allievi pongono
delle domande. Simone Violi, allievo di un istituto di Crotone, chiede
ad Emma Marcegaglia: “Come pensa Confindustria di tutelare contro
la richiesta del pizzo un giovane imprenditore del Sud che voglia fare
impresa sana?”.

“E’ una
domanda cruciale” risponde Marcegaglia “ma anche qui si può scegliere
la via della legalità attraverso una serie di posizioni, attraverso
l’espulsione da Confindustria di quegli imprenditori che pagano il
pizzo. Nello stesso tempo bisogna difendere le scelte di chi non paga
il pizzo e fornire dei vantaggi in termini fiscali. E’ necessario
far capire ai giovani imprenditori che fare economia sana non solo è
una scelta etica ma anche più intelligente. L’imprenditore che fa
questa scelta non deve trovarsi con chi paga il pizzo: bisogna isolare
chi non si mette dalla parte della legalità, reprimere chi fa la scelta
sbagliata e agevolare chi sceglie la via della legalità”.

A tal proposito
è in corso di approvazione una norma che prescrive l’obbligo di denuncia
per gli imprenditori che subiscono richiesta di estorsione e l’esclusione
dalla gare d’appalto per i successivi tre anni, per chi non denuncia.

“Il nostro
è un Paese che ha troppe regole che non vengono applicate” continua
Emma Marcegaglia. “E’ necessario lavorare per una migliore burocrazia:
una burocrazia trasparente facilità il

Un’altra
domanda riporta il dibattito sull’attualità: la ricostruzione in

“Cosa possono
fare i giovani per evitare che la mafia approfitti del fondi destinati
alla ricostruzione  post terremoto?” chiede una ragazza abruzzese.

“E’ necessario
vigilare sulla possibilità di infiltrazioni mafiose” risponde il
presidente di Confindustria. “Se a L’Aquila non si rimette in piedi
un meccanismo di economia sana il rischio è più grave. Ma in Sicilia
il binomio imprese- istituzioni è risultato vincente”.

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