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La gente cambia perché ricorda: cronache da Palermo che ricorda le vittime della strage di Capaci

Di Maria Natalia Iiriti il . Dai territori, Sicilia

Sono cinquemila
i manifestanti che affollano i due cortei, uno partito da via D’Amelio,
l’altro da Via Sandron, nei pressi dell’Ucciardone, diretto all’albero
della memoria e del coraggio, la magnolia di Giovanni e Francesca Falcone.
Un altro albero dà refrigerio e dolcezza ai manifestanti del corteo
che parte dal carcere Ucciardone: un enorme gelso nero carico di frutti
squisiti.

Il corteo freme
sotto il sole del primo pomeriggio.

Quando la testa
del corteo si lascia alle spalle l’Ucciardone si sente odore di pane.
Strano sentirlo alle 16:30 di un pomeriggio di maggio.

“Vieni
giù, vieni giù, manifesta pure tu”. “Palermo è nostra
e non è

I cineoperatori
filmano tutto appesi alle ringhiere. Poco distante il sorriso di Rita
Borsellino, sorella del giudice Paolo, sui manifesti elettorali.

L’odore di
pesce invade le strade: il mare è a due passi, messo in ombra dagli
striscioni colorati realizzati dai ragazzi e dagli Scout d’Europa
a piazza Magione, la piazza nel quartiere dov’è nato e vissuto Giovanni
Falcone e che avrebbe dovuto prendere il suo nome.

Alesandra Migliozzi,
giornalista di Diregiovani.it, ricorda il momento in cui Maria Falcone
annunciò questa iniziativa dell’amministrazione comunale di Palermo.
Era il 23 maggio 2008. Dopo un anno la piazza è rimasta piazza Magione.
Durante il corteo Alessandra Migliozzi chiede al vicesindaco Mario Milone
il perché di questo ritardo. Milone spiega che l’amministrazione
comunale ha trovato le resistenze degli abitanti e del parroco e, attualmente,
sta vagliando un’altra possibilità.

Il corteo che
avanza verso l’albero di Falcone riunisce varie generazioni.

All’altezza
del giardino inglese s’inserisce anche Leoluca Orlando, già sindaco
di Palermo ai tempi della strage.

“L’anno
scorso c’era più gente alle finestre” ricorda qualcuno. Incontro
Loredana Introini, risorsa della Fondazione Falcone. 

Cento passi
dividevano la vita di Peppino Impastato dagli affari di Tano Badalamenti.

Quanti sono
i passi che dividono l’albero della memoria dall’aula di giustizia
in cui sono stati processati i responsabili della strage di Capaci?

La magnolia
squarcia la calura del pomeriggio e regala un’ombra deliziosa al palco.

La Sicilia
e la sua tradizione di cantastorie, le scritte della gente sulle lenzuola
bianche per onorare la memoria dei giudici ammazzati dalla mafia hanno
ispirato le ballate del cantastorie Fortunato Sindoni che si esibisce
in onore degli eroi dello Stato, seguito da alcune battute dei comici
palermitani Ficarra e Picone.

Poesie, ricordi,
canzoni: è il saluto dell’Italia a Giovanni e Francesca Falcone,
Rocco Di Cillo, Antonio Montinàro, Vito Schifani.

Ogni regione
ha inviato un proprio rappresentante: sono studenti, insegnanti, giornalisti,
impiegati, cineoperatori, forze dell’ordine, ingegneri, suore, sacerdoti,
operai. Giovanni Falcone è dappertutto: un aeroporto, piazze, strade,
scuole portano il suo nome. E anche nel Nuovo Mondo c’è una sua presenza,
testimoniata da vari agenti dell’FBI presenti alla commemorazione
nell’Aula bunker del carcere Ucciardone.

Una frase di
Piero Grasso, procuratore nazionale Antimafia, riassume il senso di
questa maratona di democrazia e legalità: “La gente cambia perché
ricorda”.

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