Sit-in di Libera e Articolo 21 in piazza Montecitorio contro il lodo Alfano
Giustizia,
uguaglianza, libertà d’informazione. Questa la posta in gioco sul Lodo
Alfano, il disegno d legge attualmente al vaglio della Corte Costituzionale
che rende immuni da procedimenti penali le quattro più alte cariche
dello Stato. Per protestare contro quest’anomalia del nostro sistema
democratico, Libera e Articolo 21 si sono mobilitate organizzando un
sit-in in piazza Montecitorio.
A margine della
manifestazione, Nicola Tranfaglia ha chiarito la posizione di Articolo
21 rispetto alla protesta: “L’informazione deve essere libera e
dare il senso di ciò che succede – ha esordito lo storico della mafia
– Il lodo Alfano sottrae il Capo dello Stato e le altre tre più alte
cariche della Repubblica ai processi non soltanto per reati politici,
ma anche per quelli comuni e fa sì che oggi il Presidente del Consiglio
non possa essere sottoposto a procedimento giudiziario per il reato
comune di corruzione, anche perché lo stesso Premier non pensa neanche
a dimettersi affinché possa essere fatta luce sulla questione. Articolo
21 ritiene che la situazione dell’informazione italiana debba cambiare.
Non è ammissibile – ha aggiunto – che il Presidente del Consiglio,
che già possiede tre canali televisivi, controlli anche gli altri tre;
che i grandi giornali siano in mano ai più potenti gruppi industriali,
i cui interessi di bottega non possono collidere con le politiche governative.
La condizione dell’informazione in Italia è la peggiore d’Europa se
non del mondo; per questo come Articolo 21 chiediamo al Parlamento di
votare una legge che ponga fine a questo stato di cose.” Tranfaglia
è quindi entrato nel merito della parte del disegno di legge – il
cosiddetto Lodo Alfano secondo, che regola – proibendola – la pubblicazione
delle intercettazioni telefoniche: “Questo provvedimento impedisce
ai giornalisti di fare a pieno il loro mestiere. E’ un tentativo di
mettere a tacere la discussione fra i cittadini sugli scandali della
vita politica e sociale; un tentativo di addormentare il Paese con una
legge liberticida.”
Netto anche
il commento del presidente di Libera Informazione, Roberto Morrione:
“Questo sit-in protesta contro la copertura che il lodo Alfano
garantisce al Premier su tutta la linea e in particolare riguardo alla
vicenda Mills, in cui si è colpito il corrotto senza fare parola del
corruttore, il quale si è ben guardato dal rispondere del fatto di
fronte al Parlamento. La giustizia è in uno stato comatoso – ha continuato
l’ex direttore di Rainews24 – Il lodo Alfano, impedendo la pubblicazione
delle intercettazioni telefoniche, colpisce il lavoro del cronista giudiziario.
C’è una situazione di scollamento fra il diritto e l’equità propri
di qualsiasi Paese e ciò che il Premier dice e fa. Libera Informazione
si interessa di queste problematiche perché in un momento di crisi
come il presente, le mafie hanno un peso decisivo, in quanto sono le
sole ad avere denaro liquido per rilevare aziende in difficoltà ed
esercizi commerciali. La stessa commemorazione di Falcone il 23 maggio
ha avuto un sapore meramente formale, perché alle generiche lodi pubbliche
del personaggio non corrisponde un impegno concreto. D’altra parte la
Commissione antimafia è paralizzata, Pisano tace sul suo ruolo istituzionale
tradendo anche ciò che la precedente Commissione aveva costruito. Si
è determinato una sorta di avviluppo sott’acqua per cui la mafia non
è una questione nazionale contraddicendo lo stesso Falcone.”
La direttrice
di Libera, Gabriella Stramaccioni, ha chiarito la posizione della sua
associazione: “Noi come Libera siamo molto impegnati nell’educazione
alla legalità con i seminari nelle scuole e nelle università; diventa
difficile insegnare la legalità quando lo Stato è il primo a pretendere
il rispetto di leggi ingiuste. Il lodo Alfano sancisce che la legge
non è uguale per tutti e con la proibizione della pubblicazione delle
intercettazioni taglia le gambe al giornalismo d’inchiesta e alla stessa
lotta alla mafia”
Infine Franco
Giordano di Sinistra e Libertà: ” è sconcertante che su una vicenda
con una sentenza si persegua il corrotto e non il mandante. Bisogna
che Berlusconi rinunci all’immunità perché il lodo Alfano contraddice
l’articolo 3 della Costituzione, dichiarante che tutti i cittadini sono
uguali davanti alla legge.”
Tutti tranne
quattro, salvo interventi della Corte Costituzionale.
Trackback dal tuo sito.