NEWS

Così i pentiti raccontano il delitto Rostagno

Di Rino Giacalone il . Sicilia

Sinacori Vincenzo,
capo mafia della “famiglia” di Mazara del Vallo:  “…per
quello che risulta a me ROSTAGNO è
morto per le sue trasmissioni televisive, contro Cosa Nostra”. T
ra
gli uomini d’onore della provincia di Trapani quasi quotidianamente
veniva trattato il problema inerente alla sistematica azione di denuncia
che il Rostagno, in qualità di giornalista della emittente televisiva
R.T.C., realizzava in pregiudizio della associazione mafiosa Cosa
Nostra
e “dell’ambiente che girava attorno a Cosa Nostra”.:
“ROSTAGNO era un giornalista dell’emittente R.T.C. di Trapani e
parlava ogni giorno male di Cosa Nostra e dell’ambiente che girava
attorno a Cosa Nostra, ogni giorno ogni giorno e ricordo che in quel
periodo, quasi tutti gli uomini d’onore che…perché
era …ROSTAGNO era diventato un argomento comune, quasi ogni giorno
si parlava di ROSTAGNO perché diciamo così, rompeva giornalmente”

e, nel prosieguo: “…ROSTAGNO dava fastidio a tutta Cosa Nostra!”.

Sinacori ha
precisato che dell’argomento trattarono ripetutamente, in occasione
di taluni incontri tenutisi in Castelvetrano cui egli stesso ebbe a
partecipare, Messina Denaro Francesco (al tempo rappresentante provinciale
di Cosa Nostra) e Messina Francesco inteso Mastro Ciccio:
“durante questi incontri si parlava sempre di ROSTAGNO nel senso che
rompeva, rompeva e che si doveva fare, che non si doveva fare”
.
“Un mesetto, un mesetto e mezzo all’incirca
, Messina Denaro
Francesco comunicò a Messina Francesco di aver dato incarico a Virga
Vincenzo (capo della famiglia
mafiosa di Trapani e del relativo mandamento) perché provvedesse
alla eliminazione del Rostagno”.

Ad omicidio
avvenuto Sinacori ebbe conferma da Messina Francesco che ad eseguire
l’omicidio del Rostagno erano stati “i trapanesi”. Sinacori
ha reso puntuale indicazione nominativa di coloro che “materialmente
sparavano nel trapanese”
e dei quali il Virga “si fidava
ciecamente”
ed ha dichiarato, testualmente: “…e sono Vito
MAZZARA, Vincenzo MASTRANTONIO, Pietro BONANNO, Salvatore BICA, questi
erano quelli che materialmente sparavano…”
.

Non escludeva
il Sinacori la possibilità che fosse stato richiesto l’appoggio,
altresì, di Nino TODARO di Valderice o di un uomo d’onore
di Paceco (“…in quelle zone ci poteva dare aiuto per esempio
Nino TODARO che è di Valderice, perché
là siamo vicino a Valderice, Nino TODARO o qualcuno di Paceco, non
lo so, però come uomini che materialmente sparavano nel trapanese erano
questi!”
).

Ed ancora,
allorquando il  P.M. gli rendeva noto che gli esecutori materiali
dell’omicidio del Rostagno avevano “lasciati vivi” tre testimoni
oculari e che una persona si trovava proprio a bordo dell’autovettura
della vittima, Sinacori ha così affermato: “Non lo se li hanno
visti in faccia, qua il problema…cioè
siccome a Trapani, per quanto riguarda il fucile, c’è una persona
che è numero uno al mondo per sparare con il fucile ed
è facilissimo … cioè per uno…per me non
è facile, per lui è facilissimo colpire  solo l’obiettivo e
basta, io sto parlando di Vito MAZZARA”
.  

Milazzo Francesco
ha esordito affermando che la responsabilità dell’omicidio di Rostagno
Mauro è certamente da ascrivere a Cosa Nostra:
“Ma sicuro che siamo noi di Cosa Nostra l’omicidio ROSTAGNO, sicuro
cento per cento”
e, quanto al movente del delitto, ha riferito
che Rostagno è stato ucciso perché peculiare e, come tale, inviso
agli uomini d’onore era il modo in cui egli esercitava la professione
di giornalista aveva “toccato” diversi uomini d’onore
e generato in seno al sodalizio un risentimento diffuso.“ROSTAGNO
istigava quando faceva i telegiornali, non era un giornalista che si
atteneva solo alle dichiarazioni, ma era un nominativo che istigava,
e senz’altro  è stato ucciso per questo motivo, non so io di
preciso a chi in particolare ha toccato di uomini d’onore, ma
è stato ucciso per questo motivo (…) Perché
istigava, perché istigava, e aggiungo pure un’altra cosa, l’omicidio
del ROSTAGNO non interessava a quelli del circondario, cioè
alla famiglia di Paceco, Trapani e Valderice,
è stato un ordine che è venuto dalla provincia o di
…o di altri posti, ma l’ordine
è partito dalla provincia per  l’omicidio ROSTAGNO”
. Ed
ancora: “…già c’era malumore per questo giornalista, c’era
…era troppo… attaccava troppo”
.

Nel prosieguo,
narrando quanto oggetto di diretta percezione, il Milazzo ha riferito
che, qualche tempo prima dell’omicidio del Rostagno, Messina Francesco
(inteso Mastro Ciccio “u muraturi”) lo incaricò di accertare
in Paceco l’esatta ubicazione dei locali della emittente televisiva
R.T.C. presso la quale il giornalista Rostagno svolgeva la propria attività
(così Milazzo: “ero a Mazara con Mastro  Ciccio […] 
eramo dentro la macchina e mi disse vedi dov’è quella R.T.C. a Paceco
dove lavora quel giornalista ROSTAGNO…”
).

Milazzo subito
escluse la possibilità che in Paceco la R.T.C. disponesse di una sede
ma il Messina insistette, dichiarandosi sicuro della circostanza, e
sollecitò al Milazzo l’adempimento del mandato (“Non mi disse
altro, ma subito io ci dissi: Mastro Ciccio veda che a Paceco R.T.C.,
radio televisioni non ne esistono, Mastro Ciccio insiste e mi dice informati
perché c’è, vedi in quale posizione si trova che
è sicuro che c’è…”
). Milazzo, in particolare, dopo aver
accertato che realmente in contrada Nubia di Paceco la R.T.C. disponeva
di una sede, osservò ripetutamente il Rostagno recarsi presso quel
sito (“…ho visto due, tre volte Rostagno andare lì”) e
concluse che il luogo si prestava all’azione in quanto “era facilissimo
a dargli due revolverate in testa, non c’era nessun problema”

Nel corso di un successivo incontro con Messina Francesco, il Milazzo
aveva iniziato a riferire gli esiti dell’attività compiuta ma il
Messina lo interruppe affermando, testualmente: “Ciccio sistemai
tutti cosi, a posto non ho più di bisogno”
.

Dell’omicidio
del Rostagno il Milazzo venne a conoscenza tramite il  telegiornale.
Dallo stesso mezzo il collaboratore ebbe notizia che agli esecutori
materiali “era scoppiato il fucile nelle mani”.

Tenuto conto
dell’ambito territoriale nel quale il delitto è stato commesso, Milazzo
ha affermato che l’esecuzione era di “competenza” della 
famiglia
mafiosa di Trapani e, pertanto, di Virga Vincenzo. E fu
proprio un uomo d’onore della famiglia
mafiosa di Trapani “molto vicino”
a Virga Vincenzo, Mastrantonio Vincenzo, a menzionare l’omicidio del
Rostagno al Milazzo (“ha parlato di ROSTAGNO…”) ed a rimarcare
l’inconveniente verificatosi nella fase esecutiva del delitto nel
seguente modo: “hai sentito chi ci successi ai picciotti”.  

L’identità
dei “picciotti” – ossia dei componenti il “gruppo di
fuoco” che operava nel territorio agli ordini di Virga Vincenzo –
era nota ad entrambi gli uomini d’onore e siffatta condivisa
cognizione rendeva superflua, ai fini della individuazione, l’indicazione
nominativa degli stessi.

Il Milazzo,
infatti, sapeva bene che “i picciotti che sparavano in quella zona”
erano Vito Mazzara, Salvatore Barone e Nino Todaro. “Ai picciotti
intendeva Vito MAZZARA, non è che mi ha fatto nome, però
i picciotti in quella zona erano quelli, lui non mi ha fatto nome, però
i picciotti in quella zona era Vito MAZZARA…Quelli che sparavano…Il
gruppo di fuoco, quelli… Vito MAZZARA, BARONE e Nino TODARO…BARONE
Salvatore”
.  

Siino Angelo,
nel rivelare quanto a sua conoscenza in ordine all’omicidio di Rostagno
Mauro, ha riferito circostanze oggetto di diretta percezione. Secondo
la narrazione resa, qualche mese prima dell’omicidio del Rostagno,
in Castelvetrano,  presso l’abitazione di Guttadauro Filippo,
si ritrovarono lo stesso Siino, Messina Denaro Francesco (suocero del
Guttadauro), Di Maggio Balduccio e Montalbano Biagio. Furono trattati
diversi argomenti, tutti di interesse della associazione mafiosa. Si
discusse, in particolare, di taluni danneggiamenti patiti in Gibellina
dall’impresa di calcestruzzi di Bulgarella Puccio (proprietario della
emittente

televisiva
R.T.C., personalmente conosciuto dal Siino anche in ragione di comuni
interessi di natura economica) e della somma di denaro la cui dazione
era stata  allo stesso imposta a titolo di pizzo. Nel menzionare
l’imprenditore, Messina Denaro Francesco ebbe ad utilizzare termini
dispregiativi e ciò in ragione del fatto che il Bulgarella era il proprietario
della emittente televisiva che ospitava gli interventi del Rostagno.
Sempre il Messina Denaro “coprì
di insulti”
il Rostagno ed aggiunse che “un giorno o l’altro
avrebbe fatto una brutta fine”
.

Il Siino ha
raccontato, inoltre, che, in epoca successiva all’omicidio del giornalista
si era ritrovato in Mazara del Vallo con Messina Francesco, inteso
Mastro Ciccio
, e con Agate Giovan Battista.  Nella circostanza
l’Agate aveva  fatto riferimento all’omicidio e, considerando
il  fatto che era stata usata una “scopittazza vecchia”
aveva ipotizzato che potesse trattarsi di “cose di corna”.
Il Messina, secondo quanto il Siino ebbe modo di cogliere, fece un gesto
di negazione e, comunque, orientato ad interrompere la conversazione
su quell’argomento.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link