Se a Palermo l’estate tarda ad arrivare…
L’aria in
città è sempre più calda. I rigori dell’inverno stanno cedendo
il passo ad una nuova estate. La primavera è ormai trascorsa e si porta
con se buona parte dei sogni di una Palermo che “tenta” di cambiare.
Che tenta, punto. Siamo infatti sicuri che questa terra abbia proprio
voglia cambiare? C’è certezza che dopo la “Primavera Palermitana”
preconizzata da Falcone e Borsellino verrà una splendente estate?
Qualcosa farebbe
pensare il contrario. Per le strade, infatti, si avverte una sorta di
assuefazione ai titoli di giornale che campeggiano ormai stanchi nelle
edicole agli angoli di quella che un tempo era la “Felicissima”.
La cittadinanza, così sembrerebbe, assiste ormai stanca ed annoiata
alle ennesime catture da parte delle forze di polizia. Qualche esempio?
Le cosche di Brancaccio e San Lorenzo vengono ulteriormente decapitate,
si assestano altri colpi ferali a “Cosa Nostra”, e mentre i giornali
nazionali snobbano la manifestazione che ha invaso Cinisi in occasione
del 31° anniversario dell’omicidio di Peppino Impastato, la mia gente
che fa? Perchè non ingolfa le piazze a gridare la legittima voglia
di cambiare il presente (ed il futuro) di questa terra, incancrenito
da loschi e mafiosi legami clientelari?
Certo, se volessimo
guardare al bicchiere mezzo pieno, noteremmo che l’associazionismo
antiracket fa sempre più proseliti e le esperienze di riutilizzo sociale
di beni confiscati si moltiplicano con sempre maggiore forza e decisione.
Ed ancora, i progetti di educazione alla legalità, con gran fatica
e con sempre meno fondi, cominciano ad essere un immancabile tassello
dei programmi formative delle scuole del territorio. Ma tutto ciò può
bastarci? Evidentemente no. C’è una città che assiste in maniera
fin troppo distratta a questi piccoli ed umili cambiamenti. Il motivo?
Siamo fatti così: stanchi e perennemente annoiati. Ingolfati dall’ipotesi
del volo, aventi la possibilità di spiccarlo ci accontentiamo nell’immaginarlo.
Come un gabbiano ipotetico che ha perso l’istinto e che si crede un
bel cardellino, ci trasciniamo guardando al futuro con quella melanconia
che a poco serve se non è accompagnata da fatti concreti, dall’attivo
operare.
Ahimè, infatti,
c’è ancora una maggioranza di mie concittadini che crede con fermezza
e convinzione che scendere a patti con il potere, che assecondarlo ed
asservirsene in maniera nepotistica e clientelare, è la via più comoda,
forse l’unica, a garantire la sopravvivenza in questa giungla d’interessi
economici egoistici.
Ahimè, la
mia gente continua a pensare che in fin dei conti questo cosiddetto
movimento antimafia è ancora troppo elitario, fatto da pochi – ed anche
scarsamente organizzati – sognatori che credono di cambiare il mondo
coltivando le terre che erano dei mafiosi od insegnando agli imprenditori
a ribellarsi al pizzo. E’ un popolo, questo dell’antimafia, che
invece tenta di sporcarsi le mani nel lavoro quotidiano e che, sebbene
abbia scarsi riconoscimenti, ha ogni giorno la fortuna di assistere
“in diretta” al cambiamento. Questo privilegio, coltivato nelle
scuole e nei quartieri “difficili”, vissuto nei campi di volontariato
presso i beni confiscati nel corleonese, ha la faccia dei tanti ragazzi
– volontari e non – che vengono coinvolti nei progetti educativi. Quegli
stessi ragazzi di Ballarò e della Vucciria che danzano con i propri
coetanei Tamil e Marocchini nelle tante iniziative multietniche (alla
faccia di chi li vorrebbe rispediti al proprio paese) che vengono organizzate
all’ombra dei mercati raffigurati da Guttuso.
Sono quegli
stessi ragazzi, come Ahmed, Islam e Rachid, che sono cresciuti sgomitando
per i propri diritti e che volontariamente aderiscono a “Libera”
e ad “AddioPizzo” e che ti fanno sentire meno “inutile” di quanto
tu possa pensare.
Che sia questa
la vera primaverà siciliana? Che dopo tanto penare, forse in un prossimo
futuro, questi ragazzi potranno guidarci in una città più giusta e
libera dalle mafie e da ogni forma di malgoverno?
Ciò che è
certo che dopo ogni primavera anche quest’anno verrà l’estate,
sarà torrida come ogni estate. E passerà…anche questa volta. Speriamo
che i palermitani se ne accorgano.
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