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Recuperati beni archeologici per 3 milioni, 15 denunce

Da Apcom il . Lazio

Recuperati beni archeogici per un valore di oltre tre milioni di euro e
quindici persone denunciate. E’ il bilancio complessivo di quattro
distinte operazioni condotte negli ultimi mesi dei carabinieri del
reparto operativo di tutela del patrimonio culturale. A presentare le
attività del nucleo è stato questa mattina a Roma il colonnello
Raffaele Mancino, comandante del reparto, spiegando che si tratta di
operazioni articolate, che hanno richiesto mesi di indagini. La prima
operazione, che risale a marzo, riguarda due affreschi bizantini
sequestrati dalla polizia greca e rientrati in Italia grazie a un
paziente lavoro di verifica, che ha permesso ai militari di dimostrare
alle autorità elleniche la provenienza italiana dei reperti. Gli
affreschi, che rappresentano due santi e risalgono all’XI secolo, erano
stati rubati nel 1982 da una chiesa rupestre in Provincia di Caserta.
Due opere che, sul mercato clandestino, avrebbero fruttato circa mezzo
milione di euro.
La seconda operazione, conclusa il 7 maggio, ha permesso il rientro
dalla Svizzera di 250 reperti, per un valore complessivo di oltre 2
milioni di euro, restituiti da una galleria antiquaria di Ginevra. Ad
averli erano due fratelli libanesi, che vivono in Svizzera, indagati
per ricettazione dalla procura di Roma. Al termine dell’indagine, ha
spiegato Mancino, “i pezzi sarebbero stati sicuramente confiscati. Per
dimostrare la loro buona volontà nei confronti dell’autorità
giudiziaria italiana i due libanesi hanno contattato i carabinieri e
hanno restituito i reperti prima del tempo”. Nell’ambito delle stesse
indagini è stato poi possibile far rientrare, sempre dalla Svizzera,
un’anfora attica del VI secolo a.C., che sul mercato vale oltre 300mila
euro. L’anfora era stata rubata nel 1982 nel museo Salinas a Palermo
insieme a un’altra decina di pezzi, alcuni dei quali già recuperati nel
corso degli anni. Questo era in possesso di un antiquario di Basilea. I
carabinieri lo hanno contattato e lui, di fronte al fatto che si
trattava di un reperto rubato, lo ha restituito senza pretendere nulla.
La terza operazione riguarda il recupero una serie di reperti rapinati
a un architetto di Roma, che li aveva nella propria villa. Vasi di
ceramica e monete risalenti al periodo tra il V e il III secolo a.C.
che sul mercato nero avrebbero fruttato 250mila euro. Infine i militari
hanno recuperato, sequestrandola a un pregiudicato romano, la statua di
una testa egizia in pietra grande come un pugno. Il suo interesse
consiste nel fatto che potrebbe dimostrare l’esistenza intorno al IV
secolo a.C. di un’area sacra dedicata al culto egizio di Iside tra la
zona Nomentana e la Prenestina. Sempre nella stessa operazione altri
reperti sono stati sequestrati a tombaroli romani, che avevano anche
dei calchi per realizzare reperti falsi da mettere sul mercato nero.
“La parte più difficile di questo lavoro – spiega Mancino – è
dimostrare all’estero che si tratta di beni italiani, attraverso la
rogatoria internazionale. Ma le evidenze investigative che abbiamo
raccolto permetteranno sicuramente un esito positivo nelle procedure
aperte con la Svizzera”.

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