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A Marsala tre giorni nel segno del giornalismo d’inchiesta

Di Vincenzo Figlioli il . Sicilia

Mafia e terrorismo.
Ma anche misteri d’Italia, mondo del lavoro e libertà d’informazione.
Questi alcuni tra i temi dibattuti nel corso del 1° Festival del Giornalismo
d’Inchiesta – “A chiare lettere”, organizzato dal Comune di
Marsala in collaborazione con la casa editrice Chiare lettere, le agenzie
Communico e Mismaonda, e con il supporto del Consorzio Volontario per
la Tutela del Vino Marsala e la Distilleria Bianchi. Tre giorni caratterizzati
dalla presenza di alcune tra le più prestigiose firme del giornalismo
italiano, che si sono confrontate su temi di grande interesse, spesso
ai margini del dibattito mediatico, ma comunque fondamentali per misurare
lo stato di salute di una comunità nazionale.

E in una città come
Marsala, principale centro di una provincia – quella di Trapani –
controllata dal boss Matteo Messina Denaro e ritenuta ancora la più
mafiosa d’Italia, quest’iniziativa non poteva che cominciare con
una riflessione sul peso che Cosa Nostra continua a mantenere attraverso
i suoi legami con i settori deviati della massoneria e della pubblica
amministrazione.

La presentazione del libro di Antonella Mascali “Lotta
civile”, in cui vengono passate in rassegna coraggiose testimonianze
di resistenza attiva alla mafia, ha quindi offerto l’occasione per
tornare ad approfondire questa tematica, tra le denunce di Lirio Abbate 
e Rino Giacalone, la lucidità di Gianni Barbacetto e Nando Dalla Chiesa,
il coraggio di Pina Maisano Grassi e di Vittorio Greco di Addiopizzo.
Poco prima, il sindaco di Marsala Renzo Carini aveva aperto i lavori
con il conferimento della cittadinanza onoraria al questore Giuseppe
Gualtieri, che a sua volta ha avuto parole di sostegno per il ruolo
del giornalismo d’inchiesta sul territorio.
Il programma del Festival
è poi proseguito con un convegno interamente dedicato al “caso Pasolini”,
recentemente tornato agli onori delle cronache grazie al libro “Profondo
nero” di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, con le nuove dichiarazioni
di Pino Pelosi che tornano a gettare una luce inquietante sull’omicidio
di uno dei più grandi intellettuali della storia d’Italia. Una figura
ormai in via d’estinzione, a sentire Oliviero Beha, che ha partecipato
al dibattito assieme a Salvatore Mugno, Paolo Cucchiarelli, Salvatore
Cusimano e Andrea Purgatori. L’autore di “Italiopoli” e “I nuovi
mostri” ritiene infatti che quelli che sarebbero dovuti essere i successori
di Pierpaolo Pasolini abbiamo di fatto tradito la loro missione, pensando
“più al portafogli che al libero pensiero”. Una riflessione lontano
dalla retorica e dal “politicamente corretto” sugli anni di piombo
è invece giunta dal dibattito sul terrorismo, in cui i giornalisti
Andrea Purgatori, Nicola Biondo e Claudio Sabelli Fioretti si sono misurati
con gli spunti provenienti dal libro “L’anello della Repubblica”
di Stefania Limiti e dal film “Il sol dell’avvenire” di Giovanni
Fasanella e Gianfranco Pannone.

La seconda giornata si è invece aperta
con il convegno “Un paese in cerca di identità”, a cui hanno partecipato
Oliviero Beha, Massimo Cirri, Antonio Castaldo, Andrea Bajani e Lidia
Tilotta, riflettendo sull’Italia delle raccomandazioni e dei concorsi
bloccati, mentre il primo appuntamento del pomeriggio “Inchiesta su
economia e legalità”, si è incentrato sui lati oscuri del modo in
cui molte aziende nazionali fanno impresa, attraverso le testimonianza
dei giornalisti Gianni Dragoni e Giorgio Meletti (autori de “La paga
dei padroni”), Luca Rastello (“Io sono il mercato”), Salvatore
Giannella (“Voglia di cambiare”), Nino Amadore (“La zona grigia”),
Ferruccio Sansa e Marco Preve (“Il partito del cemento”). A seguire,
i suggestivi contributi filmati di alcuni tra i migliori reporter italiani,
che hanno discusso dell’importante ruolo degli inviati nelle zone
“calde”, al tempo del giornalismo “embedded”. Un dibattito di
grande interesse, che – moderato da Sandro Provvisionato – ha visto
la partecipazione di Luciano Scalettari, del documentarista Gianfranco
Pangrazio, di Raffaele Oriani e Riccardo Staglianò (autori dell’inchiesta
“I cinesi non muoiono mai”), del fotografo Michele Borzoni e del
giornalista free – lance Giorgio Fornoni, collaboratore della trasmissione
“Report”. La giornata di domenica si è aperta, in mattinata, con
la presentazione del Centro per il giornalismo d’inchiesta e d’analisi,
una proposta nata dall’incontro tra il free – lance Andrea Cairola,
già funzionario dell’Unesco per la libertà di stampa nel mondo, 
e l’editore di Chiare lettere Lorenzo Fazio.

Un’iniziativa che,
sulla falsariga di esperienze analoghe maturate negli Stati Uniti e
nel Nord Europa, intende fornire promozione e assistenza economica a
progetti individuali d’inchiesta, selezionati sulla base di criteri
editoriali trasparenti, lontani da quelle logiche prevalentemente commerciali
o politiche, che spesso impediscono al giornalismo investigativo di
perseguire la sua reale missione in totale libertà. Il dibattito, moderato
da Antonella Mascali, ha visto la partecipazione di Pino Corrias, Sandro
Provvisionato, Giorgio Fornoni e David Lane, che hanno fornito ulteriori
elementi di valutazione sul tasso di libertà d’informazione presente
oggi in Italia, non a caso confinata al 73° (a pari merito con Tonga)
nella classifica annuale stilata da Freedom House. Argomenti in parte
ripresi nel pomeriggio, con la presentazione di “Italia Annozero”,
con Tano Gullo, Vauro Senesi, Beatrice Borromeo e Marco Travaglio, e
con il convegno conclusivo “Soluzione finale ovvero il bavaglio all’informazione”,
in cui lo stesso giornalista torinese, assieme a Pino Corrias, Peter
Gomez e Luca Telese, è tornato invece sul disegno di legge sulle intercettazioni
telefoniche. Assieme a loro i magistrati Bruno Tinti, Antonio Ingroia
e Roberto Scarpinato. Proprio quest’ultimo è stato protagonista di
uno dei momenti più emozionanti dell’intera kermesse, con un intervento
di grande lucidità e accuratezza che ha scatenato la standing ovation
dei millecinquecento spettatori presenti al Teatro Impero di Marsala.

Ma accanto all’attività prettamente convegnistica, il Festival ha
offerto anche una serie di iniziative collaterali di grande interesse,
come il laboratorio per studenti, curato dai giornalisti Salvatore Giannella,
Elena Valdini e Vania Lucia Gaito, che hanno approfondito alcuni temi
di emergenza sociale, raccontando come sono nate le loro inchieste su
morti bianche, incidenti stradali e pedofilia, a settanta studenti degli
istituti superiori marsalesi. E infine gli spettacoli serali, con artisti
come gli Slow Feet, Ascanio Celestini, Neri Marcorè, David Riondino,
Fabrizio Bosso e Irio De Paula, che hanno accolto l’invito a partecipare
al Festival, sposandone interamente lo spirito e le finalità. Per gli
organizzatori, infine, un bilancio senz’altro positivo, testimoniato
dal successo di pubblico riscosso per ogni iniziativa in programma,
che ha richiamato a Marsala un numero di presenze superiore alle attese,
con comitive organizzate da diverse zone della Sicilia, ma anche da
altre regioni d’Italia. A conferma della sete di informazione che
continua ad esserci anche in un Paese apparentemente anestetizzato.
Perché, come ha detto Roberto Saviano nel suo video-messaggio inviato
a Marsala, “il giornalismo d’inchiesta è sempre più necessario,
specialmente in una fase in cui è considerato un peso”.

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