La liberAzione è in corso
Due giorni nel cuore del centro storico di Palermo, in piazza Magione, come fosse una festa, anche se si parla di racket. E’ giunta al quarto anno consecutivo la Festa di Addiopizzo, l’associazione nata nel 2004 con l’intento di mettere insieme e rendere pubblici i commercianti e gli imprenditori che non pagano il pizzo, favorendo il consumo critico nei cittadini. Cinque anni che hanno seminato nell’aria frammenti di rivoluzione, primavere e innovazioni che hanno generato cambiamenti. La lotta al racket è però in corso, 8 commercianti su 10 pagano ancora il pizzo a Palermo. Il bilancio di un anno di lavoro, della due giorni di festa e della lotta al racket con Veronica Chisari, fra le animatrici del movimento che in una calda notte palermitana ha tappezzato la città di manifesti con la scritta “un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”.
Commercianti, giovani e scuole in piazza per il quarto anno consecutivo dicono no al pizzo e si al consumo critico. Qual è il bilancio di questa due giorni?
Siamo davvero entusiasti della due giorni di questo 2009. La partecipazione è stata alta, nonostante la concomitanza con altri importanti eventi in città. Quest’anno la festa ha avuto inizio con una novità: un corteo che ha attraversato Palermo, marciando anche in quartieri difficili come quello de la Kalsa, per giungere in piazza Magione dove ha avuto inizio la due giorni. Si è parlato di lotta al pizzo, ma non solo. Anche di informazione e legalità. E infine di sviluppo economico, un tassello importante per la liberazione dal racket e la lotta alle mafie. Come ogni anno accanto ai commercianti che già aderiscono alla lista pizzo free e ai consumatori, hanno partecipano anche altri titolari di attività che spesso trovano in questa due giorni l’occasione per fare quel passo in più che non hanno ancora fatto. E infine alta l’affluenza delle scuole che aderiscono alla campagna consumo critico e poi c’era la città di Palermo.
Dopo alcuni anni di attività sul territorio, quanti commercianti si sono “liberati” dal racket e quanti sono i consumatori della lista “pago chi non paga”?
Proprio durante la due giorni il numero della lista commercianti pizzo free è salito a 384. Dopo un periodo in cui le cifre erano rimaste ferme, registriamo una ripresa di iscrizioni, che significa nuova fiducia e altri percorsi in atto. L’elenco dei consumatori che hanno scelto di acquistare dai commercianti pizzo free invece è salito a 9939. Questo ci da speranza, insieme alle continue operazioni delle forze dell’ordine che stanno cercando di smantellare un sistema ancora molto radicato, nonostante tutto.
Quest’anno per la prima volta vi siete costituiti parte civile nel processo “Addiopizzo”, in corso a Palermo contro la famiglia di San Lorenzo…
Si quest’anno siamo stati accanto ai commercianti anche nelle aule del tribunale di Palermo. Per la prima volta in un “confronto all’americana” molti di loro hanno indicato i propri estorsori e non erano soli. Abbiamo chiesto inoltre al Comune di Palermo di esserci. E’ stato un momento importante
I continui arresti, i processi, la fase di transizione di Cosa nostra portano a pensare che la pressione si sia allentata su quelle aree. Dal vostro lavoro quotidiano cosa emerge?
Emerge che le cose non stanno esattamente cosi. L’ottimo lavoro delle forze dell’ordine, della magistratura, la fase di “vuoto” in Cosa nostra non hanno allentato purtroppo la pressione sul territorio. I numeri dicono il resto, siamo ancora a numeri elevati: su 10 commercianti a Palermo 8 pagano il pizzo. Inoltre questa situazione sta generando in realtà un aumento della pressione, del controllo del territorio, da parte dei singoli boss. La sensazione di perdere il controllo generale in realtà li fa radicare maggiormente sul territorio. Gli attentati contro commercianti continuano.
Quattro anni di Addiopizzo, di consumo critico, percorsi nelle scuole e tanto altro. Quanto del vostro lavoro partito da Palermo si sta diffondendo nel resto della Sicilia e altrove?
Quest’anno siamo stati a Napoli, li i commercianti che hanno detto pubblicamente no al pizzo sono già 146 e per quella regione è già un numero importante. Lavoriamo in prevalenza su Palermo ma c’è un gruppo di ragazzi a Catania. Nella città etnea però la situazione pare ancora più complessa di quella palermitana: c’è una buona risposta dei consumatori che hanno firmato l’appello ma si sta faticando a creare la lista dei commercianti (al momento al vaglio del comitato di garanzia, ndr). Alcune richieste sono giunte da Messina, ma ancora timidi segnali. Nella lista di Palermo abbiamo inserito invece alcuni commercianti di Trapani, li la condizione per i commercianti è ancora difficile e abbiamo preferito inserirli nella lista dei loro colleghi di Palermo anzichè creare una lista di commercianti pizzo free a Trapani, in pochi nomi sarebbero subito stati “a rischio”.
Anni dopo quell’idea innovativa che portò un po’ di primavera a Palermo, sono ancora i numeri, le persone e il coraggio di scegliere a fare la differenza in una battaglia che non si può perdere. Come recita uno degli slogan di Addiopizzo, dunque la liberAzione è in corso.
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