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Eppur si muove

Di no.fe. il . Sicilia

“Orgoglioso di essere catanese? fai qualcosa per esserlo”. Così recita uno degli striscioni che lo scorso 16 maggio hanno marciato per le strade della città di Catania contro la mafia e per la legalità. Una giornata nuova in una città silenziata dall’abitudine, dalla rassegnazione, dalla contiguità con la mafia e i suoi sostenitori. Addiopizzo, l’associazione che dal 2006 ha trasferito alle pendici dell’etna l’esperienza del consumo critico nata nel capoluogo palermitano, è stato promotore di una missione da queste parti non scontata: portare in piazza facce, voci, persone che pubblicamente prendano posizione contro l’illegalità, la cattiva amministrazione e la mafia nella città di Catania. 
 
“Eravamo circa 150 partecipanti – dichiara Davide di Addiopizzo Catania – e numerosi catanesi si sono aggiunti spontaneamente durante il corteo. E’ stato un momento importante per la città perché è stato il primo corteo antimafia. Non solo. Hanno partecipato tutte le associazioni che lavorano sul territorio da tanti anni per la legalità e i diritti”. Anche questo non è scontato da queste parti.
 
Catania anno zero, città più volte ferita, umiliata, abbandonata. Catania, città non raccontata, dove l’amministrazione comunale ha lasciato il bilancio economico con un grave deficit, in cui interi quartieri sono rimasti senza corrente elettrica per settimane, dove l’informazione è targata da un solo editore. Qui nella Catania anno zero, nemmeno la pagina locale di Repubblica che racconta della città di Palermo può essere venduta nelle edicole e le altre testate di nicchia faticano ad arrivare.
 
Il 16 maggio scorso Addiopizzo aveva fatto richieste precise, niente bandiere politiche (poi qualcuna c’era*) solo colori e sensibilità culturali diverse a marciare per la prima volta nella stessa direzione. Partiti da piazza Dante avvolti nello striscione di Addiopizzo Catania, i catanesi hanno attraversato la città per poi chiudere la loro marcia con gli interventi delle associazioni che hanno aderito a questo corteo antimafioso, da Città insieme al Gapa di S. Cristoforo, dall’antiracket (Asae e Asec) da  Talità Kum, Iqbal Masih a Oltre la Periferica di Librino, al Cope, Libera a molte altre.
 
Sono state d’aiuto le telecamere del  Servizio pubblico radiotelevisivo che hanno dato la spinta; dopo Report, infatti, la “resistenza” catanese sente che è il momento di raccogliere le forze e avanzare. Adesso il resto dell’Italia sa in che situazione versa il feudo catanese e sarà meno facile per una parte della politica locale ignorare la protesta. “Abbiamo scelto una data qualunque  – commentano da Addiopizzo – perché volevamo che fosse chiaro che la battaglia per la legalità si fa ogni giorno e non va celebrata solo quando ci sono anniversari o date particolari”. Si fa ogni giorno ma si fa su fatti concreti. A partire dalla lotta al racket.
 
Addiopizzo Catania sbarca alcuni anni fa nella città etnea forte dell’esperienza del capoluogo siciliano ma capisce subito che questa non è Palermo e qui  –  nella Sicilia orientale –  lo scontro è stato ammorbidito, confuso, diviso,  lasciando che le mafie si inserissero nei gangli centrali della politica e dell’imprenditoria, nel tessuto sociale senza produrre i necessari anticorpi. C’erano e ci sono stati per molti anni da un lato la famiglia Santapaola e i suoi sostenitori e  dall’altro un piccolo fronte di resistenza, fra forze dell’ordine e associazioni. In mezzo è mancata, qui come altrove, la cittadinanza.  
 
Il cambiamento qui è storia ancora da scrivere –  tanto che Davide di Addiopizzo commenta: “a Catania ci siamo organizzati dal 2006 e abbiamo dato il via alla campagna “pago chi non paga”. I primi risultati ci sono stati, 3200 consumatori hanno firmato il manifesto. Molti commercianti hanno aderito ad Addiopizzo (i numeri non sono ancora disponibili perché al vaglio del comitato di garanzia ) e in tanti  di loro erano il 16 maggio scorso in corteo con noi”.
 
Si cerca di rimettere in piedi i cittadini contro le mafie e l’illegalità. Dopo il 16 maggio ci si ritrova ancora in pochi, talvolta soli ma per un giorno uniti.
 
Eppur si muove, la città etnea.

 

*Addiopizzo Catania invece precisa che non erano presenti bandiere di partito al corteo

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