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Metodo gomorra made in nord

Di Peppe Ruggiero il . Campania

Milano come Casal di
Principe.La ‘ndrangheta come i Casalesi. Stessi affari, stessi soldi.
Stessa mattanza ambientale. Silenziosa ed invisibile. Stessi delitti
differiti nel tempo. Comprano, affittano o espropriano con la forza i
 terreni. Utilizzano campi coltivati per scavare buche profonde dai
cinque ai dieci metri e poi le riempiono con rifiuti tossici. Più sono
velenosi, più fruttono soldi. E come in Campania il ciclo è sempre lo
stesso. Metodo Gomorra made in nord. La terra ottenuta dagli scavi
viene utilizzata nell’edilizia e una volta
riempite con i veleni su quelle  buche ci costruiscono sopra: case,
alberghi, centri commerciali, campi da calcio e così via. La nuova
frontiera dell’ecomafia dei rifiuti si chiama nord-Italia. Dal Piemonte
alla Lombardia, dal Veneto al Friuli Giulia, il nord industriale ed
operoso, secondo il rapporto Ecomafia 2009 di Legambiente rappresentano
la nuova eldorado per i colletti bianchi della rifiuti Spa che hanno
stretto in molti casi un alleanza strategica con la criminalità
organizzata emigrata al Nord. Ed ecco faccendieri, dipendenti,
imprenditori d’assalto sono diventati un anello sempre più solido e
pesante nella catena di interessi che circonda l’appetitoso settore
dello smaltimento dei rifiuti. Alle rotte tradizionali i rifiuti
prodotti al Nord e smaltiti al sud,si affiancano  da tempo, altre
modalità di smaltimento illecito, da “filiera corta”. Tutto in casa. Si
produce e si smaltisce in loco. O nelle regioni confinanti. Ma sempre
al Nord. E non è storia di oggi. Ma lontana nel tempo. Infatti, già nel
2003 nell’operosa Lombardia, si scriveva Gomorra. Operazione Eldorado,
il nome dell’inchiesta dei Carabinieri del Nord. Nell’intercettazioni
del Noe, meccanismi, modalità e nomi di un organizzazione criminale che
gestiva un traffico di rifiuti dal Sud al Nord. In un intercettazione
 due imprenditori festeggiavano l’ affacciarsi di una nuova
emergenza-rifiuti a Napoli. Siamo nel maggio del 2003. .In tale
occasione la struttura commissariale aveva la

necessità di smistare
l’immondizia verso alcune società accreditate, anche al di fuori della
regione. E quale miglior opportunità per utilizzare i rifiuti campani
come la testa d’ariete per far transitare illegalmente scorie
industriali molto costose da smaltire regolarmente. Infatti i rifiuti
non venivano  smaltitiper la semplice ragione – spiega la sentenza del
processo Eldorado -che «non venivano neppure scaricati ma rimanevano
sui camion e ripartivano subito, attraverso un mero giro bolla
cartolare, con lo stesso codice con cui erano giunti ma con diversa
causale», alla volta di ditte, di siti di stoccaggio, a volte persino
di semplici buche, in Lombardia e Piemonte. Precisamente nel varesino,
nel comasco, nel bergamasco, nel torinese e nel cunese. E  dopo cinque
anni da quell’operazione,  la criminalità made in Calabria viene
scoperta con le mani in pasta. O meglio nella Rifiuti S.p.a.  Era un
pezzo da novanta della ndragheta a gestire nel nord Italia un ingente
traffico illecito dei rifiuti. Operazione War stars. E’ lo scorso 18
settembre quando vengono arrestate  otto persone, mentre altre venti
sono indagate. A capo dell’organizzazione Fortunato Stillitano,
latitante della cosca Iamonte di Melito Porto Salvo, in provincia di
Reggio Calabria. Un boss da 416 bis. Secondo una prima stima, l’
organizzazione avrebbe interrato circa 178 mila metri cubi di rifiuti
industriali in buche profonde fino a nove metri e larghe cinquanta.
Veri crateri tossici. Più di 65 mila metri quadrati di terreno tra i
comuni di Desio, Seregno e Briosco sono stati sequestrati dalle forze
dell’ordine. Terreni avvelenati per secoli, senza speranza. I veleni
andavano interrati in prati con la compiacenza dei proprietari,
convinti con le buone o le cattive. Le discariche abusive, se messe una
al fianco dell’ altra erano grandi come 10 campi di calcio. E
arriviamo ai giorni nostri con l’arresto ultimo dello scorso  31 marzo,
di un imputato illustre, quel Mario Chiesa che con le sue confessioni
dette il via a Tangentopoli e che ora, secondo gli inquirenti, avrebbe
trovato nel  traffico di rifiuti una nuova e remunerativa attività. Nel
caso in questione i rifiuti erano banali terre di spazzamento delle
strade, un  rifiuto urbano che le società controllate di fatto da Mario
Chiesa avrebbero provveduto a trattare, per così dire, solo sulla carta
falsificandone i documenti di trasporto. Un affare di rifiuti ma anche
di corruzione di dipendenti pubblici, di turbativa d’asta e di gare
d’appalto. Una storia già scritta. Un copione che si ripete diciassette
anni dopo. E con qualche migliaia di  tonnellate di veleni in piu’.

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