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Eppure le discariche ancora determinanti

Di Toni Mira il . Campania

La scritta sul cartello giallo
è perentoria. “Area di interesse strategico nazionale. Divieto
d’accesso”. Ma dietro l’alta recinzione in rete metallica non c’è
una base militare (anche se di guardia ci sono i soldati) bensì un’enorme
discarica di rifiuti. Più di venti, altissime, piramidi su cui volano
centinaia di gabbiani reali. Discarica di Ferrandelle, nel comune di
Santa Maria la Fossa (Caserta), su un terreno confiscato al boss dei
casalesi Francesco Schiavone “Sandokan”. Alcune piramidi presentano
segni di cedimento. In fondo c’era anche da aspettarselo, visto che,
come si legge nella Relazione di Bertolaso, si tratta di «piazzole
di stoccaggio provvisorio». Eppure è proprio Ferrandelle con le sue
450mila tonnellate (così dice la Relazione) ad aver dato il maggior
contributo, assieme a Macchia Soprana, nel comune di Serre (Salerno),
per uscire dai giorni dell’emergenza più grave. E ora? La soluzione
è di fronte, dall’altra parte della strada. È la discarica di San
Tammaro, l’undicesima e quasi sconosciuta discarica, ma la più importante,
quella che con un milione e 600mila mc (più150mila per «piazzole di
stoccaggio temporaneo») permetterà di tenere sotto controllo la situazione.
Molto più determinante del termovalorizzatore di Acerra. All’interno
dell’impianto di San Tammaro, località Maruzzella (dove già si trovano
due vecchie discariche), «saranno conferiti anche i rifiuti attualmente
stoccati nel sito di Ferrandelle». Ma già da gennaio arrivano mille
tonnellate al giorno. «Il progetto – si legge ancora nella Relazione
– prevede un polo tecnologico ambientale» che oltre alla discarica
conterrà «un impianto di trattamento del percolato dimensionato sulla
provincia di Caserta, un impianto di selezione del rifiuto e un impianto
di compostaggio», cioé per la produzione del concime da rifiuti.
Impianto esistente dal 2004 ma usato anch’esso durante l’emergenza per
ospitare le famose ecoballe. Ora i grandi capannoni saranno svuotati
e si potrà cominciare a produrre compost. Perché, come segnala sempre
la Relazione, anche questo è un problema ancora di risolvere. Infatti
dei 14 impianti previsti attualmente funziona solo quello molto vecchio
di Teora, mentre quello di Molinara è nella fase di collaudo e quello
di Polla, pur ultimato, è anche esso pieno di rifiuti. Tutti gli altri
sono bloccati. E qui l’accusa di Bertolaso è molto netta. «Sono numerose
le rinunce da parte delle amministrazioni comunali che, individuate
quali soggetti beneficiari di finanziamenti per la realizzazione degli
impianti presentati dalle stesse, negano ogni ulteriore attività inerente
alla realizzazione del progetto». Insomma, il sistema funziona solo
grazie alle discariche. Ecco la situazione. Savignano Irpino (Av): è
già piena per metà della propria capacità di 750mila mc. Sant’Arcangelo
Trimonte (Bn): conferite 250mila tonnellate rispetto a una capacità
di 750mila mc. Chiaiano (Na): ha una capacità di 700mila mc, attualmente
riceve 200 tonnellate al giorno (da aprile 600). Terzigno (Na): previste
due discariche, la prima in località Pozzelle si trova nella fase di
gara per l’affidamento dei lavori, per la seconda nella Cava Vitiello
siamo ancora agli studi come ad Andretta (Av), mentre ancor più indietro
si trova Cava Mastroianni (Ce). Esaurita, infine, quella di Macchia
Soprana giunta alla capacità prevista di 700mila mc. Ma sempre nel
comune di Serre resta aperta l’opzione Valle della Masseria, attorno
alla cui vicenda si consumarono le dimissioni di Bertolaso due anni
fa. Infatti, si legge nella Relazione, «si è in attesa dell’esito
della procedura negoziale per quanto riguarda la realizzazione del termovalorizzatore
di Salerno e i dati di raccolta differenziata per poter dimensionare
l’opera». Che, dunque, si farà.

da l’Avvenire 27 Marzo 2009

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