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Corruzione terreno fertile per mafie

Di no. fe. il . Umbria

Faccia a faccia fra la procura del distretto perugino e la neonata Commissione antimafia regionale per fare il punto della situazione attuale su mafie e Umbria. Dati, analisi e numeri sono stati portati oggi sul tavolo della Commissione presieduta da Paolo Baiardini dal procuratore del distretto perugino Federico Centrone.

Molti reati che vengono segnalati alla procura di Perugia sono denunce anonime – dichiara il magistrato della Dda di Perugia. Denunce anonime:  un segnale di pressione, imbarazzo e forse di qualche forma di “sistema diffuso” che si fa strada anche nei borghi umbri. E’ proprio da segnalazioni anonime e intercettazioni che sono partite le ultime inchieste della magistratura umbra. Come avvenne per lo scandalo sugli appalti che questa estate lasciò molti con il fiato sospeso, coinvolgendo personaggi di spicco della vita pubblica umbra.  A far partire le indagini fu una lettera anonima giunta al magistrato Manuela Comodi nella quale veniva  raccontato il sistema messo in piedi per pilotare le gare nel mercato umbro degli appalti.  Subappalti, forniture, prestanomi e molto altro sono “gestiti” da‘ndrangheta e Camorra. Attraverso questi e altri business famiglie e clan mafiosi hanno fatto il loro ingresso nel mercato dell’economia legale su un territorio che ormai – conferma il procuratore – non è più “un’isola felice”.

Camorra e riciclaggio, in particolare sono due facce della stessa medaglia nella regione umbra.  “Alcuni processi tuttora in corso – ha dichiarato Centrone – hanno come imputati degli affiliati della camorra campana legati al clan dei Casalesi che sono residenti in Umbria. Alcune attività lecite vengono utilizzate per ripulire il denaro sporco ed occultarne la provenienza”.

Ripulire denaro sporco vuol dire mettere in piedi aziende fantasma o di prestanome che consentano al denaro proveniente dai traffici illeciti (droga, racket ecc…) di affluire nelle casse dell’impresa “lavatrice” e di tornare nel mercato legale dell’economia senza dare nell’occhio e producendo a nuovamente  impresa, dunque ricchezza. Un ingranaggio imperfetto che talvolta s’inceppa grazie al lavoro investigativo delle forze dell’ordine attraverso intercettazioni ambientali o telefoniche. Molto spesso grazie al  lavoro incrociato di procure anche distanti dall’ Umbria.

A fronte di questi fenomeni infatti  anche il magistrato Centrone ha sottolineato “l’impegno della magistratura e delle forze dell’ordine nell’azione di contrasto rispetto a fenomeni inquietanti come droga, prostituzione ed estorsioni. Centrone però ha anche osservato che la “carenza di personale  ostacola l’attivita’ della procura e della Direzione distrettuale antimafia –  limitando le iniziative di repressione delle attivita’ criminose”.

Le stesse difficoltà sottolineate durante un seminario del corso di legislazione antimafia dell’università di Perugia nel marzo 2008 dal pm Anna Duchini che in quell’occasione parlando di mafie e Umbria aveva sottolineato “il ridotto organico con il quale opera la procura nel capoluogo umbro” (Procura competente fra l’altro nelle indagini che coinvolgono magistrati della  procura di Roma).  Centrone a conclusione del suo intervento ha inoltre evidenziato l’importanza dell’attivita’ che la Commissione antimafia regionale può svolgere in termini di informazione degli enti locali, manifestando la massima disponibilità a collaborare con l’organismo di inchiesta del Consiglio regionale umbro.

E poi ha aggiunto un dato importante: è la corruzione a creare un terreno fertile per l’ingresso delle mafie nella regione. Un richiamo alla politica, alle istituzioni e ai singoli cittadini. Come dire: intervenire si può, si deve, ma prevenire è il miglior modo per contrastare l’avanzamento del fronte mafioso all’interno del tessuto sociale umbro.

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