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Terremoto: Dopo le inchieste il business delle banche

Di Pietro Orsatti il . Abruzzo

Sono cominciati ieri un’altra serie di sopralluoghi nelle case crollate
per il terremoto da parte dei consulenti nominati dalla procura
dell’Aquila e dagli uomini dell’interforze della orsatti.info/tag/polizia/” class=”st_tag internal_tag” rel=”tag” title=”Articoli marcati con polizia”>polizia
giudiziaria. Il piano prevede una trentina di edifici da ispezionare
oltre a quelli su cui si è già accentrata l’attenzione della
magistratura. In particolare i nuovi controlli si svolgeranno nella
parte più colpita dal sisma del centro storico e saranno estremamente
complessi: la zona, infatti, da due giorni dopo il sisma è chiusa per
la quasi totalità degli edifici pericolanti e finora non sono state
effettuate opere di puntellamento e messa in
dell’area. E proseguono le polemiche sulla vicenda drammatica del
crollo della Casa dello studente. Il comitato vittime ha infatti
denunciato «il silenzio fino a ora tenuto dalle autorità abruzzesi (dal
rettore dell’università al sindaco, dal presidente della Provincia al
prefetto fino al presidente della Regione) in relazione agli
avvenimenti post terremoto». Il Comitato
afferma che «a tutt’oggi i familiari degli studenti deceduti nel crollo
della palazzina di via XX settembre 46, non hanno ricevuto alcun
messaggio di solidarietà per il lutto che hanno subito. Un silenzio
inconcepibile e incomprensibile a oltre un mese dal sisma».
Ma è la vicenda del decreto del
a essere al centro delle preoccupazioni degli abruzzesi. In particolare
le relazioni allegate. Contrariamente a quanto sostenuto per settimane
dall’esecutivo, per la prima volta nella storia repubblicana viene
negato il risarcimento integrale dei danni prodotti dal terremoto. E la
città e l’intero territorio vengono consegnate nelle mani di banche,
finanziarie e probabilmente usurai. A spazzare via le speranze residue
è l’articolo 3 del decreto e la relazione allegata. Per i danni si
indica la somma di 150mila euro quale tetto massimo per la prima casa.
Solo che tale cifra è così suddivisa: un terzo è coperto da un mutuo a
tasso agevolato a carico del cittadino; un terzo dovrà essere
anticipata, sempre dal cittadino, che potrà recuperarlo nell’arco di 22
anni non pagando le imposte; un terzo è il fondo perduto a carico dello
.
L’area colpita è caratterizzata dalla presenza di centri storici con
numerosi edifici, di proprietà sia pubblica che privata, spesso
sottoposti a vincoli della soprintendenza per l’alto valore artistico,
storico o archeologico: è evidente che il privato non potrà mai
caricarsi l’onere del 66 per cento della spesa di ricostruzione. Se poi
il cittadino non riesce a coprire l’intera spesa, dovrà contrarre un
ulteriore mutuo con le banche.
Tutto da chiarire, poi, il ruolo
che il decreto ritaglia per la società Fintecna: per i mutui che già
gravano sugli immobili distrutti, è previsto che nei limiti del
contributo riconosciuto, lo stesso mutuo potrà essere trasferito, a
richiesta del cittadino, proprio alla Fintecna che acquisirà, però, la
proprietà dell’immobile. Se poi il mutuo supera il contributo
riconosciuto, il cittadino dovrà continuare a pagare la parte residua
del mutuo, ma senza avere più la proprietà della casa.

dal blog di Pietro Orsatti

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