Operazione “Cerbero”: colpite le teste di Brancaccio e Guadagna
Sono 37 i provvedimenti
eseguiti dalla Squadra Mobile di Palerrmo, su ordine della Direzione
distrettuale antimafia. L’operazione “Cerbero”, coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio De
Francisci e dai sostituiti Maurizio De Lucia, Marzia Sabella e Roberta
Buzzolani, ha colpito duramente i clan mafiosi di Brancaccio e Guadagna
individuandone i vertici operativi ed i loro fiancheggiatori.
L’attività investigativa è stata possibile grazie all’utilizzo delle
intercettazioni telefoniche e ambientali, ai servizi investigativi e
l’analisi dei “pizzini” sequestrati a latitanti recentemente catturati.
Alle indagini hanno fornito un contributo anche i nuovi collaboratori
di giustizia, Santino Puleo, di Brancaccio, che era stato arrestato a
gennaio per estorsione, e Fabio Manno, di Porta Nuova, che era finito
in cella nell’operazione “Perseo”. Importanti per gli inquirenti anche
le collaborazioni degli imprenditori che hanno denunciato un caso di
pizzo e due di tentata estorsione. Del resto l’indagine ha confermato
quanto l’attività estorsiva sia fondamentale per l’organizzazione
mafiosa per far valere la propria forza sul territorio.
Per quanto riguarda il mandamento di Brancaccio, considerato da molti
il più importante di Palermo e negli ultimi anni meno colpito da
provvedimenti giudiziari (l’ultima operazione consistente era stata Old
Bridge) è stato possibile individuare quelli che erano i capi clan.
Dalle indagini sembrerebbe che a reggere il mandamento fossero Antonino
Sacco e Giovanni Asciutto, quest’ultimo cugino dei boss Filippo e
Giuseppe Graviano, che a Brancaccio continuano ad avere una certa
influenza nonostante il regime di 41 bis.
Nella zona di “Guadagna” il ruolo di vertice era invece occupato da
Francesco Fascella, considerato l’erede del boss Pietro Aglieri.
Le indagini hanno consentito di individuare anche un bonificatore di
microspie. Si tratta dell’elettrauto Francesco Palermo Montagna che
aveva il compito di accertare l’eventuale presenza di cimici nelle auto
utilizzate dagli affiliati o nei locali in cui si riunivano i boss.
Bonifiche che avrebbe effettuato per diverse famiglie mafiose.
Altro dato interessante è l’arresto di diversi personaggi che già in
passato erano stati raggiunti da provvedimento. Può essere un esempio
Antonino Sacco che, una volta scontata la pena, a Brancaccio si era
scontrato con Cosimo Lo Nigro (arrestato recentemente) per il controllo
del territorio. Agli arresti anche altri cinque esponenti mafiosi di
Borgo Vecchio che erano tornati a delinquere poco tempo dopo aver
scontato la pena in carcere.
Immediato il commento del senatore del Pd Giuseppe Lumia:
“Quest’operazione portata avanti dalla Polizia di Stato e dalla Procura
di Palermo – afferma Lumia – interviene su due mandamenti strategici
per l’organizzazione interna della mafia”. “I mandamenti di Brancaccio
e Portanuova – aggiunge Lumia – sono sempre stati determinanti nello
stabilire le nuove gerarchie e nel determinare le strategie mafiose,
ricordo su tutte quelle stragiste degli anni ’90. Averli colpiti è un
segnale forte dello Stato, ma questo non basta perché la politica deve
fare, con meno genericismo e ipocrisie, il salto di qualità”. “Bisogna
rendere obbligatoria la denuncia delle estorsioni per tutti gli
operatori economici – sottolinea – e scatenare così contro la mafia una
rivolta senza precedenti che la metta in ginocchio; riorganizzare il 41
bis per impedire la comunicazione dei boss con l’esterno delle carceri;
ridurre il numero delle stazioni appaltanti, la cui frammentazione nel
territorio riduce l’efficacia dei controlli e favorisce le
infiltrazioni mafiose; istituire un’agenzia dei beni confiscati per
rendere più efficace il loro riuso sociale. Proposte concrete e
immediate – conclude Lumia – che ci consentirebbero di aggredire le
mafie con maggiore incisività e determinazione”.
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