NEWS

Fondi, il governo temporeggia, la Quinta Mafia no

Di Valeria Meta il . Lazio

L’attesa decisione sullo scioglimento
del Consiglio comunale di Fondi in un certo senso è arrivata: il Consiglio
dei Ministri riunito ieri ha scelto di non decidere, rimandando ancora
una volta una presa di posizione chiara sulla questione delle comprovate
infiltrazioni mafiose nell’amministrazione del comune pontino. Passato
sotto silenzio negli organi stampa per l’ingombrante concomitanza
con il decreto sicurezza, il mancato pronunciamento su un provvedimento
richiesto dal prefetto di Latina ormai otto mesi fa, al termine di una
dettegliata relazione, smentisce clamorosamente il coro di dichiarazioni
inneggianti alla legalità, non ultima quella del presidente della Regione
Lazio Piero Marrazzo, che aveva recentemente asserito la necessità
di portare all’attenzione nazionale il problema delle infiltrazioni
mafiose nel Lazio, auspicando segnali forti da parte delle istituzioni.

Ebbene, un segnale più forte di questo non poteva arrivare: optando
per la non-decisione, il governo ha di fatto misconosciuto la rilevanza
della questione. A Roma, che pure dista appena una manciata di chilometri,
Fondi non è considerata degna di un intervento a livello nazionale,
si preferisce temporeggiare, tanto più che le elezioni amministrative
sono prossime e fra i candidati alla presidenza c’è Luigi Parisella,
l’attuale sindaco che in caso di vittoria sarebbe costretto a rassegnare
le dimissioni. A denunciare il gioco politico che si prepara in territorio
pontino è il coordinatore di Libera Lazio Antonio Turri, che vede nell’immobilismo
del governo una precisa strategia politica – e, ci permettiamo di
aggiungere, anche mediatica – volta a negare l’esistenza di un’organizzazione
mafiosa che oltre a controllare il territorio attraverso il narcotraffico,
gli appalti e il ciclo del cemento, interviene direttamente nell’aministrazione
mediante i suoi referenti all’interno delle istituzioni.

Quel che
a Roma non si vuol vedere, ma che secondo Turri è ormai un dato inconfutabile,
è che il Sud pontino rappresenta il teatro d’azione di una Quinta
Mafia, che utilizza sì elementi d’importazione dalla criminalità
campana e calabrese, ma è capeggiata da boss locali che intervengono
nella politica e rendono pressoché impossibile un contrasto efficace
proprio perché pervadono ogni settore della cosa pubblica. “Siamo
di fronte a una mafia politica – afferma Turri – che muove un giro
d’affari immenso, soprattutto a Fondi, località strategica sia per
la presenza del mercato ortofrutticolo, sia per quella delle cave di
breccia, via d’accesso al ciclo del cemento e dunque a Roma.

” E
la politica nazionale? “Non sorprende che si ascoltino prese di posizione
apparentemente forti da esponenti politici locali: siamo in campagna
elettorale, l’importante è strappare voti. Anche a livello nazionale
ci si limita a fare dichiarazioni, ma non c’è la volontà di operare
concretamente; lo dimostra il fatto che il prefetto Frattasi sia rimasto
completamente inascoltato.” Insomma, con buona pace di Marrazzo che
aveva sostenuto il contrario, il negazionismo rispetto al fenomeno mafioso
nel Lazio è ancora diffuso. Al processo in corso a Latina, intanto,
il pubblico ministero ha denunciato episodi di minacce nei confronti
di alcuni testimoni, “segno – conclude Turri – che una guerra
di mafia come quella di Secondigliano è un’ipotesi più che relistica.”
Ma al Viminale sembrano pensarla in modo diverso. Ci chiediamo fino
a quando.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link