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Tutti i numeri della corruzione

Di Gaetano Liardo il . Atti e documenti

La corruzione è uno dei mali che colpisce pesantemente il nostro Paese. Come nel passato, al giorno d’oggi si assiste sempre con maggiore preoccupazione al risorgere del clima ideale che ha portato l’Italia nel baratro della bancarotta negli anni di Tangentopoli. La corruzione, legata a filo doppio alla malapolitica ed alle mafie, sta nuovamente dilagando. A raccontarlo sono i dati presentati scorso febbraio al Parlamento dentro il primo rapporto del Servizio Anticorruzione e Trasparenza (SAeT) del Ministero della Pubblica Amministrazione. Nato in sostituzione dell’Alto Commissario contro la corruzione nel giugno dello scorso anno, il SAeT presenta i dati delle prime indagini, ponendo in essere la distinzione tra “corruzione scoperta” e “corruzione sommersa”. Le analisi fatte si concentrano in particolar modo sul quello che viene definito “punta dell’iceberg”, cioè sulle azioni delle forze di polizia, della Corte dei Conti, dell’Autorità Giudiziaria e delle Autorità di vigilanza; cioè quello che è dunque documentato. Rimane fuori, e quasi del tutto sconosciuto, il sommerso.  Dalle analisi fatte sulla corruzione “scoperta” vengono fuori dei dati allarmanti. Nel periodo di tempo considerato (2004-2008) si contano in media 3.000 reati l’anno, con una punta di quasi 6.000 nel 2006. Il 32% degli illeciti riguarda la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640 bis c.p.), reati, quindi, contro il patrimonio della Pubblica amministrazione, di cui le mafie sono i principali attori. Il 15% riguarda l’indebita percezione di erogazioni a danno dello stato da parte di privati (artt. 316 bis e ter c.p.). Un ulteriore 12% dei reati riguardano concussione e corruzione. Sulla corruzione “scoperta” esistono dei limiti ulteriori che il SAeT evidenzia: non ne si conosce la dimensione economica dei reati, i settori dell’amministrazione maggiormente coinvolti, nonché la tipologia di aziende pubbliche maggiormente esposte al rischio di corruzione.  Un excursus sui dati divisi per regione dà ulteriori elementi su cui interrogarsi. Le regioni con il maggior numero di denunce collegate alla corruzione risultano essere: Sicilia, Campania, Calabria, Puglia e Lombardia. Mentre le regioni con maggiore tasso di reati di corruzione ogni mille dipendenti pubblici sono: Calabria, Trentino Alto Adige, Valle D’Aosta, Molise e Basilicata. Regioni, ad esclusione della Calabria, spesso considerate estranee a fenomeni di corruzione talmente pervasivi.  Il rapporto è sicuramente un buon punto di partenza per vigilare sui fenomeni della corruzione, tuttavia l’azione del SAeT  necessita una maggiore incisività. Una decisa politica contro la corruzione deve contrastare il fenomeno in tutte le sue articolazioni, vigilando sull’amministrazione pubblica, ma anche sulla politica, che spesso della corruzione è uno degli attori principali. L’Expo di Milano e la ricostruzione dell’Abruzzo saranno due importanti banchi di prova. Arriveranno fiumi di denaro.  Sarà capace la nostra classe politica a promuovere e rispettare stringenti norme anticorruzione? Sarà capace di marginalizzare con serietà e determinazione gli elementi corrotti, ripulendosi?

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