NEWS

Trapani e la Festa del 1° Maggio

Di Rino Giacalone il . Sicilia

C’è un video che da qualche tempo gira nella rete di «You Tube». Le immagini ci fanno vedere un gruppo di lavoratori, giovani, donne e uomini, che festeggiano, così spiega una nota a margine, il loro ultimo giorno di lavoro, scherzando, bevendo e mangiando. Tra risate e schiamazzi divertenti, partecipe il loro datore di lavoro. In questo modo pare abbiano concluso la loro esperienza lavorativa presso quell’azienda e non sembravano nemmeno molto risentiti del fatto che quell’imprenditore che li aveva assunti, li licenziava perché nel frattempo ha deciso di portare all’estero la sua attività. Meno costi, meno impicci, la manodopera costa di meno, le leggi sono meno rigide. La scelta di un paese del nord Africa in via di sviluppo, e quindi, si ritiene, dalle maglie larghe, per chi porta denaro, completa poi il quadro. L’ultima scena di quel video poi è anche un po’ «piccante», all’ultimo momento si vede l’imprenditore sottrarsi a quella che oramai è una sua ex dipendente che per scommessa o per altro doveva toccarlo proprio «là». Almeno questo ci è stato risparmiato.

Trapani, il lavoro e la disoccupazione. Il lavoro nero e quello sottopagato. Le imprese che cercano di riprendersi sulla pelle dei lavoratori ciò che magari hanno dato alla mafia per assicurarsi una fetta del mercato. Ma c’è chi sorride. Sebbene ci sia poco da ridere e da stare allegri: «Se il lavoratore ha perduto qualcosa al tavolo delle trattative con i datori di lavoro, e abbiamo perduto tanto – dice un sindacalista – lo si deve a chi, tra gli stessi lavoratori, ha deciso di mettere tutto in gioco, a giocare di rimessa, ad abbandonare la rivendicazione dei diritti, facendo prevalere solo i doveri». Quei giovani operai finiti dentro la rete di You Tube potranno comunque rispondere che loro hanno fatto festa il giorno del loro licenziamento, e che nella giornata classica dedicata al lavoro, il 1° Maggio, si pensa a far festa oramai da parecchio tempo. Sono finiti, hanno ragione se lo dicono o lo pensano, i tempi dei comizi, dei cortei. I più preferiscono fare bisboccia.

Ragioni però per essere non proprio contenti nella provincia di Trapani ce ne sono diverse. I numeri intanto. Con l’abolizione degli uffici di collocamento non è più possibile sapere dei disoccupati, adesso ci sono i lavoratori che si scrivono negli elenchi di chi è «disponibile» a lavorare, come se il lavoro sia diventato un optional nella vita di ognuno. Non è un obbligo scriversi e non è un obbligo, a sentire i funzionari degli uffici competenti, rendere noti questi dati. Anzi sembra che esista una precisa direttiva dagli uffici della Regione perché questi dati non vengano divulgati. Bontà comunque dei funzionari interpellati questi dati ci vengono concessi, a parole senza carta scritta. In provincia di Trapani Tra il 2007 e il 2008 la conta dei «disponibili» è quasi identica, 15 mila unità sono pronti per andare a lavorare, basta che qualcuno dia loro un’occupazione. Il dato strano in questa parità è quello che nel secondo semestre 2008 le «domande» sono cresciute e nei primi tre mesi del 2009 hanno raggiunto lo stesso numero che si raccoglieva solo a metà dell’anno scorso. E quindi nel 2009 c’è da presumere risulteranno al 31 dicembre molti di più i “disponibili”. È cresciuto poi il ricorso alla cassa integrazione guadagni. C’è da stare allegri allora? «Per nulla – osserva Giovanni Bulgarella uno dei più conosciuti dirigenti sindacali del comparto edile della provincia che per diverso tempo per svolgere la propria attività ha avuto bisogno di essere seguito da una scorta della Polizia – assistiamo a risorse che dedicate al Sud finiscono al Nord e le nostre amministrazioni locali non si lamentano, sentiamo dirci che la crisi un giorno c’è e l’indomani sparisce. Parlano di sicurezza sul lavoro e basta una serie di dati positivi per abbassare la guardia col pericolo di tornare all’antico, o forse c’è questa volontà». È lungo l’elenco delle aziende che hanno chiuso in provincia: la Midial, una ditta che produceva prodotti medicali, aziende di produzione ferro e di metalmeccanica portuale, l’impresa Morici, edilizia, ha licenziato tanto personale, nonostante sia stata l’impresa più gettonata nella realizzazione delle più recenti grandi opere appaltate in provincia, la Funivia di Erice, il porto, il recupero di una zona della litoranea cittadina a Trapani, la ristrutturazione dell’aeroporto Vincenzo Florio.

Appalti da qualche tempo non ce ne sono più. I finanziamenti si sono ridotti all’osso. E questo in coincidenza di una particolare situazione determinata da una serie di indagini che nell’ultimo quinquennio hanno portato a scoprire l’esistenza di un sistema di collusione tra mafia e impresa, che ha inglobato anche il lavoro nero, gli appalti pilotati, i dipendenti non pagati regolarmente. In provincia di Trapani l’impresa spesso si è scoperta essere mafiosa, con il titolare integrato dentro Cosa Nostra o comunque a disposizione. L’impresa non paga il pizzo ma la quota associativa a Cosa Nostra spiegò un giorno un magistrato a dei giudici durante una requisitoria, perché la mafia trapanese è diventata uno sportello per sbrigare le faccende delle imprese, regolando una serie di rapporti e facendo da intermediaria con la burocrazia, corrotta e i politici, sovvenzionati con le mazzette. In questi ultimi anni colpo su colpo si sono scoperti tanti casi, burocrati, capi di uffici tecnici, politici sono finiti arrestati e indagati, tanti imprenditori sono stati arrestati, le loro imprese hanno chiuso o sono state sequestrate e confiscate perché strumentali all’infiltrazione della mafia nel tessuto economico e sociale della provincia. La crisi del lavoro forse nasce da questo stato di cose, ma la colpa, come qualcuno vuole fare passare, quando si finisce col parlare più dell’antimafia che della mafia, non può essere di chi ha indagato e trovato il malaffare facendo il proprio dovere. «Certamente è colpa – risponde Bulgarella – di quel sistema malefico che per adesso appare immobile come se attenda segnali per potersi riprendere. Non è un caso forse oggi che non arrivano grandi finanziamenti, è come se qualcuno attende momenti propizi».

Se bisogna fare gli auguri nella giornata del 1° Maggio a dei lavoratori, non si può non farli ai dipendenti e soci della «coop» Calcestruzzi Ericina Libera. In quest’anno sono loro e il «lavoro» condotto la nota positiva, per tante ragioni. Sono quel «pugno» di operai che la mafia voleva disoccupati, che per la loro battaglia non hanno mai ottenuto il giusto rilievo. Non sono stati mai applauditi abbastanza e non lo potranno essere per quello che meritano. Costituiscono un esempio e vanno imitati per tante cose, anche per avere adottato come strategia il «noi», «solo insieme – ci ricordano – ce la possiamo fare».

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link