Mafia: Ciancimino Jr, mio padre non trova Provenzano a Roma
Vito Ciancimino e Bernardo Provenzano
si incontrarono e si frequentarono “almeno due o tre volte”,
tra il 1999 e il 2002: l’ex sindaco del sacco di Palermo
ricevette il boss superlatitante, all’epoca ricercato
dappertutto, nella sua abitazione di salita San Sebastianello,
a Roma, a due passi da piazza di Spagna. A raccontarlo e’ il
figlio di Ciancimino (condannato per mafia e corruzione e morto
il 19 novembre 2002), ascoltato come imputato di reato connesso
nel processo “Gotha”, celebrato dal tribunale di Palermo in
trasferta a Milano.
Massimo Ciancimino ha detto ai giudici della seconda
sezione, presieduta da Bruno Fasciana, di avere personalmente
ricevuto Provenzano nell’abitazione in cui il padre era
detenuto ai domiciliari. E al pm Nino Di Matteo, che gli ha
chiesto se Provenzano non temesse di essere riconosciuto e
arrestato, Ciancimino junior risponde riferendo le parole del
padre: “Lui era certo che ci fosse uno pseudoaccordo, che
Provenzano si muovesse tranquillamente e liberamente, in Italia
e all’estero. Provenzano aveva quasi una missione, un ruolo ben
preciso, dopo le stragi e mio padre era sicuro che la presa del
timone di Cosa Nostra da parte sua fosse la cosa migliore. ‘Per
fortuna che c’e’ Provenzano’, diceva mio padre”. Sempre
rispondendo al pm Di Matteo, Ciancimino jr ha detto che nel
tempo il padre e Provenzano si erano incontrati piu’ volte: “Ma
vennero a casa anche Toto’ Riina, Franco Bonura, i fratelli o
cugini Buscemi, Pino Lipari, Tommaso Cannella. Prima che
venisse arrestato, cosa che avvenne alla fine del 1984, mio
padre aveva quattro linee telefoniche e su una riceveva le
chiamate solo di quattro persone. Una era l’ingegnere Lo Verde,
alias Provenzano”.
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