I murales sporcati non fermano l’impegno antimafia
Sono state mani vigliacche di pochi a sporcare il lavoro importante di tanti. Un filo unisce Erice e Castelvetrano. Non serviva certo che ci fosse, ma c’è, ed è importante ora sfruttare in senso opposto alla volontà di chi lo ha disteso. Un filo che lega i sindaci Tranchida e Pompeo, i ragazzi di Libera e tutti quei giovani che hanno realizzato alcuni «murales» a testimonianza del loro impegno per la legalità, contro la mafia, a difesa della democrazia e della libertà, a tutela di spazi di vita senza arroganze, soprusi e violenze di ogni genere.
Alcuni di questi «murales» nei giorni scorsi sono stati sporcati: ad Erice ora come era successo a Castelvetrano alla vigilia del 25 aprile. Ad Erice con una vernice bianca sono state coperte alcune scritte poste a margine del disegno realizzato in una delle piazze del rione popolare
di San Giuliano. Erano quelle frasi espressione del pensiero di quei ragazzi che avevano dipinto la parete di un edificio, parole per dire che insomma quel territorio non era più «Cosa Nostra» in chiave mafiosa ma era «Cosa Nostra» nel senso del pubblico e libero democratico possesso.
A Castelvetrano invece si ricorderà che nel muro di cinta di un parcheggio del centro storico una delle «opere» realizzate da giovanissimi «writer» arrivati qui a dicembre con la carovana Antimafia, era stata in parte coperta da quella che è apparsa essere una sorta di caricatura della foto segnaletica del boss latitante Matteo Messina Denaro, con tanto di indice alzato quasi fosse un gesto di monito e un bocciolo di fiore un po’ più sotto del viso. Ieri lo sconcerto del sindaco di Castelvetrano Pompeo, oggi quello del sindaco di Erice, Tranchida che però tranquillizza: «Arte, murales e legalità continua, non si può fermare e certamente non lo fa dinanzi a simili gesti. Chi è il responsabile ha sprecato tempo».
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