Pino Maniaci e l’ordine.
Guai se la forma divora la sostanza
Come si fa a negare che Pino Maniaci sia un giornalista? Non si può. Di fronte al processo d’ufficio che il tribunale di Palermo gli ha intentato con l’accusa di esercizio abusivo della professione si deve semplicemente tributargli solidarietà e, doverosamente, iscriverlo d’ufficio all’Ordine dei Giornalisti, e magari dargli un altro premio per il coraggio con cui fa questo mestiere su una frontiera tanto esposta. Invece si obietta che l’Ordine dei Giornalisti è frenato da insuperabili impedimenti formali e addirittura si ipotizza che lo stesso Ordine si possa costituire parte civile presentandosi al processo come parte lesa. La costituzione in giudizio sarebbe un fatto abnorme e spero che non si arrivi a tanto, perché sarebbe difficile respingere le accuse di chi già parla di oltranzismo corporativo. La costituzione in giudizio getterebbe discredito sull’organo di autogoverno della categoria.
Mi auguro che si rifletta prima di compiere questo passo e si proceda con saggezza, evitando di cadere nella trappola di chi vorrebbe ridurre il caso Maniaci a un casus belli per regolare altre partite di natura imprecisata fra persone, fra componenti giornalistiche, fra Roma e Palermo. Ci vuole molto cinismo per ragionare così: in questa partita “tutti” i giornalisti e i loro organismi rappresentativi rischiano di perdere credibilità. Vorrei perciò proporre una via d’uscita.
La tessera. Conosco le obiezioni di forma e di sostanza rispetto alla soluzione che ho formulato, ma siamo noi che fissiamo le procedure più adatte per raggiungere risultati sostanziali. E’ da azzeccagarbugli far prevalere la forma sulla sostanza e sul merito delle cose. In Sicilia, purtroppo, accade spesso ed è un grosso problema anche per la lotta alla mafia. So di citare fatti noti ricordando che accadde, ad esempio, quando si voleva promuovere capo dei giudici istruttori Giovanni Falcone, che lo aveva meritato inequivocabilmente sul campo. Era il 1988. Invece, nel rispetto delle forme, fu promosso un giudice di cui non ricordo il nome, che non aveva le sue capacità ma aveva più anni di anzianità. Quella scelta creò un solco nel mondo dei giudici e dopo 21 anni getta ancora un’ombra di discredito sul CSM e su chi fece pendere la bilancia da quel lato.
Adesso alcuni esponenti dell’Ordine dicono che Maniaci deve pagare pegno per non aver seguito la trafila; altri dicono non possumus perché non ha presentato la domanda. La prima obiezione, non merita commento. La seconda ha un fondamento, ma non può essere insuperabile in un Paese in cui non è necessario presentare domanda neppure per ottenere la grazia dal presidente della Repubblica. La questione va al di là del caso Maniaci e credo che, con la saggezza che ho invocato, debbano farsene carico in modo solidale l’Ordine Nazionale dei Giornalisti e gli Ordini regionali , a cominciare da quello della Sicilia. Come per i militari è previsto che divengano ufficiali sul campo senza aver frequentato l’accademia e senza aver presentato alcuna domanda, si stabilisca una volte per tutte che oltre ai canali codificati di accesso alla professione ce n’è uno ad honorem, magari vincolandone l’esercizio a un consenso condiviso pluriregionale.
A proposito: perché non abbiamo ancora iscritto d’ufficio Roberto Saviano all’Ordine dei Giornalisti? Sul caso Maniaci non possiamo trincerarci dietro l’iniziativa della magistratura che ha aperto un procedimento d’ufficio per esercizio abusivo della professione con una iniziativa che, con il dovuto rispetto, fa vacillare la fede nell’obbligatorietà dell’azione penale. Spero che in udienza i giudici tengano nel dovuto conto lo spirito della legge e il valore sociale del comportamento di Pino. Purtroppo è già accaduto in Sicilia che le leggi sulla stampa siano valse a colpire proprio chi si impegnava a fare circolare notizie che non trovavano spazio e visibilità su altri media: è accaduto l’anno scorso con la condanna della corte d’appello di Catania contro Carlo Ruta per il reato di stampa clandestina per aver pubblicato una serie di documenti sul suo blog. Una sentenza che ha fatto scalpore e ha destato allarme in vari paesi europei e che avrebbe meritato più attenzione in Sicilia. Ruta è un giornalista irregolare come Pino Maniaci, ma è uno che tira fuori le notizie.
Non possiamo accettare che i Ruta e i Maniaci e tutti gli altri grilli parlanti siano ridotti al silenzio perché non hanno seguito la trafila per iscriversi all’Ordine.
*responsabile di OSSIGENO – Osservatorio permanente sull’informazione giornalistica e le notizie oscurate e sui cronisti minacciati e sotto scorta promosso congiuntamente dalla Fnsi e dall’Ordine nazionale dei Giornalisti con il sostegno di Liberainformazione, Articolo21 e UNCI
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