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Ergastolo a Provenzano e Riina per Strage Viale Lazio

Da ANSA il . Sicilia

Con il verdetto pronunciato oggi dalla corte d’assise di Palermo, che
ha condannato all’ergastolo Toto’ Riina e Bernardo Provenzano per la
strage di viale Lazio, si chiude uno tra i piu’ sanguinosi capitoli
della prima guerra di mafia ”combattuta” dai clan negli anni ’60 a
Palermo. Una sentenza che arriva a distanza di 40 anni dall’eccidio, in
cui morirono 6 persone, e che conclude i processi ‘storici’ ai boss di
Cosa nostra. La sentenza conferma dunque il convolgimento diretto nella
strage di Bernardo Provenzano, che per l’efferatezza mostrata in
quell’occasione si ”conquisto”’ l’appellativo di ”Binu u tratturi”
(il trattore, ndr) e di Toto’ Riina. I padrini corleonesi, in
quell’occasione, si allearono con i boss palermitani.

Tutti
gli altri presunti responsabili della mattanza, organizzata per
eliminare il capomafia Michele Cavataio, sono nel frattempo morti. Le
indagini sull’eccidio, piu’ volte chiuse per mancanza di indizi, furono
riaperte dopo il pentimento di Gaetano Grado che, confermando il
racconto di un altro collaboratore di giustizia, Antonino Calderone,
fece i nomi dei sicari. La sera del 10 dicembre 1969 i killer,
travestiti da poliziotti, fecero irruzione negli uffici dell’impresa
edile Moncada, uccidendo Cavataio ed altre cinque persone. ”Provenzano
si fermo’ un attimo – rivelo’ il pentito Calderone al giudice Giovanni
Falcone – poi tiro’ Cavataio per i piedi da sotto il tavolo, avverti’
una strana resistenza e si accorse che era vivo. Cavataio, pronto, gli
sparo’ un colpo in faccia, o meglio, tento’ di sparargli, dal momento
che aveva finito le pallottole. Provenzano premette il grilletto della
sua mitraglietta, che si inceppo’, e non fu in grado di rimetterla a
posto perche’ era stato ferito alle dita.

Lo colpi’ allora in
testa con il calcio dell’arma e con i piedi per cercare di stordirlo e
finalmente riusci’ ad estrarre la pistola e ucciderlo”. Nella
sparatoria morirono, oltre a Cavataio, Francesco Tumminello, Salvatore
Bevilacqua e Giovanni Dome’, custode degli uffici. La famiglia di
quest’ultimo si e’costituita parte civile. Nella sparatoria perse la
vita anche uno dei killer del commando, Calogero Bagarella, fratello
del capomafia di Corleone Leoluca e cognato di Toto’ Riina. I giudici
hanno accolto le richieste del Pm Michele Prestipino, che aveva chiesto
per i due imputati la condanna all’ergastolo. Per Grado, invece,
giudicato separatamente con il rito abbreviato, le accuse sono state
dichiarate prescritte.

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