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Che fine ha fatto Fortapàsc ?

Di Stefania Oliveri e Paolo Esposito il . Campania, Dai territori

«Non siamo
riusciti a vederlo. Forse dovremmo aspettare che esca come home video?
Ciò è inammissibile in un Paese che si proclama democratico. Così
abbiamo deciso di creare un gruppo su Facebook
dal titolo `Rivogliamo Fortapàsc nelle sale siciliane», afferma
una ragazza catanese che l´8 aprile, dando un´occhiata su internet e
leggendo che il film era in programmazione solo al cinema Corsaro
(di Catania), si fionda a vederlo. Ma con sua sorpresa si trova davanti
il cartello: «Oggi sala riservata», aggiungendo poi che «il 12 già
non c´era più». Qualche giorno dopo telefona al cinema chiedendo
per quanti giorni fosse rimasto il film nella sala e se avevano avuto
affluenza. Risposta sbrigativa del centralinista: «Non saprei, credo
una settimana, so solo che ora qui non lo diamo più, veda sul giornale
se c´è da qualche altra parte».

Sabato 25 aprile,
il film è a Milano (e provincia) e a Roma (e provincia); mentre a Treviso,
Venezia, Firenze, Bologna, Torino neanche l’ombra, forse per mancata
promozione? A Napoli, Salerno c´è, per fortuna, dato che la storia
è di un loro conterraneo. Restano a bocca asciutta anche Bari, Taranto,
Potenza, Reggio Calabria, Palermo, Siracusa, Ragusa… Nel catanese
un´eccezione, è riapparso in un paesino della provincia: a Riposto,
grazie al cinema Musmeci.

Andrea Purgatori,
lo sceneggiatore del film, ha scritto su Facebook di segnalare
il fatto (che “Fortapàsc” già a Pasqua non fosse più nelle
sale siciliane e non solo quelle) inviando una mail all´indirizzo di
posta della `01Distribution´: info@01distribution.it. Ha poi ringraziato di cuore tutti
coloro che si sono interessati a questo film e che vorrebbero vederlo.
«L´ho inviata», risponde Simona, «anche noi» scrivono su Facebook
Annalisa, Cristina e Paola. Nessuna risposta però. Noi della redazione
abbiamo provato a chiamarli telefonicamente, risponde anche qui una
centralinista che ripetutamente ci mette in attesa per passarci, dice
lei, l´interno che dovrebbe soddisfare la nostra sete di curiosità,
ma puntualmente cade la linea.

Sappiamo che
il 20 marzo è uscito in Campania, il 27 era in quindici sale su tutto
il territorio nazionale. Troppo poche infatti in molti si sono lamentati:
«Al mio rientro da Perugia l´ho cercato a Palermo, ma niente», ci
racconta Silvia. E a Firenze Paolo: «Sono andato il 13 aprile al cinema
e non c´era». Ed Enzo: «A Catania è durato quanto un lampo». E
ancora, Michele a Bari: «C´è stato solo qualche giorno». Si potrebbe
pensare che sia stato repentinamente ritirato dalle sale per via della
richiesta di sequestro in atto. Ma a Milano è rimasto ininterrottamente
all´Anteo, dice Francesca:  «Guai se lo tolgono, è bellissimo
e significativo». E a Roma al Nuovo Sacher
di Moretti. Forse allora la pellicola non ha coperto bene il
sud, perché si sapeva non avrebbe avuto nessuna affluenza ai botteghini?
Forse è che qui non abbiamo Moretti? Ma di solito anche ai film di
«peggior audience» non gli viene dato del tempo (e dello spazio) per
farsi conoscere? Cosa sia successo dunque non lo si riesce a capire.

Almeno tentiamo
di spiegare in cosa consista la contestazione del giornalista Mino Jouakim.
Ai tempi in cui accaddero i fatti (1985) era caporedattore de Il
Mattino
e diretto superiore di Siani, ora è in pensione. Ha inoltrato
richiesta al Tribunale di Napoli per il sequestro del film su tutto
il territorio nazionale, perché lamenta che, nella ricostruzione della
storia di Giancarlo Siani, il personaggio di Sasà, responsabile dell´inventata redazione
di Torre Annunziata, che in realtà si trovava a Castellammare, sarebbe
«chiaramente riconducibile alla mia persona e falsamente rappresentato
come un capo di scarsa moralità che invita ripetutamente Siani a fare
il giornalista-impiegato piuttosto che il giornalista-giornalista».

«I nomi veri
e i personaggi reali li abbiamo lasciati ai camorristi e a Giancarlo,
poi attorno si son creati degli pseudonimi  e costruito un po´ i ruoli,
dato che non doveva essere un documentario», afferma Andrea Purgatori.
E Marco Risi dichiara «di non aver voluto offendere nessuno», ma spiega
che «il cinema ha bisogno di inventare, drammatizzare, creare simboli
perché è finzione anche quando rievoca fatti realmente accaduti».
Infatti  «abbiamo spostato la redazione proprio per evitare riferimenti
troppo precisi. Il personaggio di Sasà ci serviva per creare un contrasto
tra il giovane idealista e l´uomo maturo più disincantato; “Fortapasc”
dovrebbe essere mostrato nelle scuole, altro che sequestro».

Ma cos´è
“Fortapàsc” di Marco Risi (il regista dell´indimenticabile
“Mary per sempre”)?  E´ un film che racconta di un “Forte”
– l´hinterland napoletano nel ´85 (anche se sempre attuale) – preso
d´assalto dai traffici illeciti, dalla droga, dall´avaria dei valori
umani… in cui fa capolino un ragazzo, occhialuto e forse a tratti
impacciato, ma con forti ideali e valori etici, che magari ogni tanto
si perde in qualche sbandata amorosa, ma che al primo posto mette sempre
l´atavico proposito del mestiere del giornalista: cercare e scrivere
la verità.

Un altro film
che racconta la storia di Siani e che non ha avuto vita facile, per
via della censura che non lo fece uscire nelle sale, è “E io ti
seguo” (2003) di Maurizio Fiume, in cui viene riportata una frase
clou che ripeteva spesso Siani: «Io non voglio conoscere tutta la verità,
ma mi piacerebbe poterla scrivere», un´affermazione di certo
paradossale, perché se non conosci la verità non la puoi scrivere,
ma anche molto provocatoria, di un giovane che nel 1985 fu assassinato
dalla camorra mentre risulta stesse lavorando ad un libro, mai ritrovato,
sui rapporti tra politica e camorra negli appalti per la ricostruzione
post-terremoto. 

Ringraziamo
Paolo Epifani per la collaborazione.

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