NEWS

Mafia voleva uccidere sindaco di Gela

Da ANSA il . Sicilia

La mafia voleva uccidere il sindaco di Gela, Rosario Crocetta. E’
quanto e’ emerso nell’ambito di un’inchiesta che ha portato all’arresto
di due pesone del gruppo mafioso degli Emanuello.

Il gruppo
stava preparando un attentato per uccidere il sindaco di Gela, Rosario
Crocetta e alcuni imprenditori. I boss volevano uccidere gli
imprenditori gelesi che negli ultimi anni hanno collaborato con le
forze dell’ordine e la magistratura nella lotta al racket delle
estorsioni, e contro Rosario Crocetta per la sua attività di sindaco
antimafia.

Gli inquirenti sostengono che il pericolo di
attentati sarebbe stati attuale ed imminente. Per questo motivo la
procura distrettuale antimafia ha chiesto con estrema urgenza il
provvedimento cautelare al gip. Il progetto di uccidere Crocetta si
inquadra anche nelle campagne di stampa e le iniziative amministrative
prese dal sindaco per riaffermare la legalità a Gela.

Il piano
per uccidere il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, è stato preparato e
concordato da Maurizio La Rosa, arrestato stamani dalla polizia di
Stato, con altri mafiosi residenti in Lombardia. Sono diversi, infatti,
i viaggi che la squadra mobile di Caltanissetta ha osservato negli
ultimi mesi fra la Sicilia e la Lombardia fatti da La Rosa, dove l’uomo
ha incontrato esponenti delle cosche mafiose di Gela che da tempo si
sono trasferiti al Nord, fra Milano e Varese.

E in Lombardia i
boss proseguirebbero i loro affari illeciti e avrebbero pure la
disponibilità di armi. Dell’attentato a Crocetta ha parlato anche il
boss pentito Carmelo Barbieri, il cui primo verbale di interrogatorio
da collaboratore di giustizia è del 6 marzo 2009. Alle sue
dichiarazioni si aggiungono anche le intercettazioni da cui si
riscontra l’idea degli uomini del clan Emmanuello di uccidere Crocetta.


BOSS IMPONEVANO PIZZO ANCHE A MILANO

I
boss mafiosi di Gela avrebbero imposto il pagamento del pizzo anche
alle imprese siciliane che si aggiudicavano appalti pubblici a Milano.
Gli imprenditori avrebbero dovuto pagare “la protezione” anche se
svolgevano lavori in città del Nord Italia e non solo in Sicilia. E’
quanto emerge da una inchiesta che ha portato la polizia di Stato
all’arresto di due persone. I provvedimenti cautelari sono stati emessi
dal gip del tribunale di Caltanissetta su richiesta della Direzione
distrettuale antimafia nissena che ha coordinato l’indagine della
Squadra mobile e del commissariato di Gela. L’indagine punta sul gruppo
mafioso degli Emmanuello che fanno capo a Cosa nostra, il quale è
strutturato in organismi territoriali che operano unitariamente, o in
stretta collaborazione, in varie zone del territorio nazionale e
all’estero.

Gli agenti della Squadra mobile di Caltanissetta e
del commissariato di Gela hanno arrestato Maurizio Saverio La Rosa, di
40 anni e Maurizio Trubia, di 41, entrambi di Gela. Sono accusati di
associazione mafiosa e di aver imposto il pagamento del “pizzo” a
imprese di Gela che effettuavano lavori pubblici anche a Milano. I due
indagati dovranno pure rispondere dell’aggravante di aver fatto parte
di un’associazione armata, che aveva disponibilità di esplosivo ed
armi. L’indagine, coordinata dalla procura distrettuale antimafia di
Caltanissetta, ha consentito di individuare gli attuali reggenti di
Cosa nostra di Gela che fanno parte del gruppo Emmanuello, e di
stroncare sul nascere un serio tentativo di ricostituzione di questo
pericoloso clan. L’inchiesta si basa su intercettazioni e sul
contributo offerto da un imprenditore di Gela, che ha denunciato le
estorsioni, e sulle nuove dichiarazioni del boss mafioso Carmelo
Barbieri, che sta collaborando con i pm della Direzione distrettuale
antimafia.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link