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Piera Aiello scrive al Presidente della Repubblica

Di Norma Ferrara il . Sicilia

Venti  lunghissimi giorni senza risposte da parte dello Stato e con la tensione che appesantisce l’aria tutt’intorno,  anche solo quando un citofono suona inatteso in casa. Vive così dal 6 aprile scorso  Piera Aiello, vedova di Nicola Atria, fratello di Rita Atria, testimone di giustizia della famiglia di Partanna. La Aiello e la sua famiglia si trovano in una sorta di  “limbo” da quando la copertura che ne garantiva la sicurezza è saltata a causa di una “confidenza” di troppo di alcuni appartenenti dell’arma dei carabinieri.  Piera Aiello è la cognata di Rita Atria, giovane donna di Partanna (Tp) che dopo l’uccisione del  padre e del fratello da parte di Cosa nostra aveva intrapreso un nuovo percorso grazie al giudice Paolo Borsellino ed  era diventata testimone di giustizia. Dopo la strage di via d’Amelio, il 26 luglio di quello stesso anno Rita Atria si uccise buttandosi dalla finestra della casa in cui viveva a Roma con la cognata Piera Aiello.
 
Piera Aiello continua da quel giorno anche nel nome di Rita, proseguendo  la sua testimonianza e vivendo sotto scorta. Nuova identità e località riservata la Aiello ha dovuto abbandonare  tutto in questi 18 anni: Trapani, gli amici, i parenti, il lavoro, la vita di un tempo. Venti giorni fa il grave incidente. Una leggerezza da parte di un carabiniere dell’arma ha fatto saltare tutta la struttura istituzionale che ne aveva garantito sino ad oggi la sicurezza personale  attraverso il  Nop (il nucleo operativo protezione). Vivere da Testimone di giustizia è una scelta che segna, ci sono numerose difficoltà, sacrifici, rinunce e  rischi, pericoli ai quali sono esposti non solo i testimoni ma le loro famiglie e anche gli uomini della scorta che li seguono con costanza e cura. Una  “confidenza” di troppo ha azzerato in un sol colpo 18 lunghi anni di lavoro a garanzia della vita di Piera Aiello  e dei suoi famigliari. (guarda qui le interviste a Piera Aiello 1– 2)

L’interrogazione parlamentare. Oggi il senatore Beppe Lumia (Pd) ha denunciato la grave situazione in un’interrogazione parlamentare nella quale chiede al Governo di approfondire le situazioni che hanno fatto saltare la copertura e quali saranno le misure che si intende adottare per garantire sicurezza e nuovi equilibri affettivi e sociali già faticosamente riconquistati in questi anni (Leggi qui l’interrogazione parlamentare di Lumia).

Lettera al Presidente. Nella stessa giornata è stata resa pubblica la lettera che Piera Aiello ha inviato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano il 14 aprile scorso, nella quale si legge “ho sempre avuto un profondo rispetto per le Istituzioni (nel ricordo tragico ed esemplare del Giudice Borsellino), fino a maturare un grande affetto per gli uomini – poliziotti e carabinieri – deputati a garantire la sicurezza personale, mia e dei miei familiari, nelle varie circostanze di movimento e di copertura. Anche loro esposti, con me e per me, al maggior pericolo per inefficienze e irrazionalità istituzionali. […] Oggi, purtroppo, devo registrare un ulteriore drammatico colpo alla mia volontà di poter credere allo Stato ed agli uomini dello Stato[…] (Leggi la lettera intergrale di Piera Aiello al Presidente Napolitano).
 
La società civile. In questa nuova vita “sotto copertura” Piera Aiello non ha rinunciato ad essere testimone di legalità con la società civile e nelle scuole e in questi giorni quella stessa società civile ha preso la parola in tutta Italia per chiedere che lo Stato intervenga immediatamente.  Attestati di solidarietà sono giunti all’Associazione Rita Atria  da enti locali, associazioni, comitati e singoli cittadini; tanti soprattutto i giovani che hanno voluto far pervenire a Piera Aiello il proprio sostegno (www.ritaatria.it). In silenzio sino ad oggi sembrano  rimaste solo le istituzioni. 
 
Associazione Rita Atria. Da settimane l’associazione Rita Atria chiede conto alle forze dell’ordine e al  Governo (anche attraverso una lettera inviata al prefetto) ma sin ora nessuna risposta. In un comunicato stampa il 14 aprile scorso l’associazione ha quindi annunciato: “se non ci saranno risposte da nessuno allora dobbiamo dedurre che finalmente Piera Aiello è libera di camminare in tutto il territorio italiano e di farsi riprendere da telecamere, macchine fotografiche, microfoni e quant’altro… e quindi organizzeremo una bellissima festa a Partanna”. Una provocazione che diventerà realtà – commentano dall’associazione – e che vuole essere una risposta della società civile “alla flebile e lenta indagine sui due indegni esponenti dell’arma” e al silenzio delle istituzioni preposte a proteggerla.  L’associazione porterà avanti la sua denuncia in sede civile e penale, vicina come sempre in questi anni a Piera Aiello e alla sua famiglia, perché come ha scritto la Aiello al Presidente della Repubblica “noi Testimoni possiamo solo contribuire a fare Verità, perché mai più di ora è solo lo Stato ad essere chiamato e ad avere gli strumenti per fare Giustizia. La sola Verità senza Giustizia è solo la pia illusione di una condizione umana e dignitosa di convivenza civile. Ma la sola Giustizia privata della Verità è solo la finzione di un potere che intenda esercitare le sue prerogative per il proprio esclusivo tornaconto e contro il Diritto dei Cittadini ed in spregio della Verità”.
 

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