Per capire e raccontare
Libera Informazione in Abruzzo
L’Abruzzo terremotato, a due settimane dalle forti scosse, è una città svuotata immersa nel fango, nella pioggia. I paesi sono ammassi sgraziati di detriti e i resti fatiscenti sono carapaci inanimati. La gente, spostatasi altrove, alloggiata in tendopoli più o meno ufficiali o accampata sotto casa per l’estremo legame alla proprio vita e alla propria abitazione comincia ora a meditare sul proprio futuro. Ma le risposte non ci sono. Per molti mancano anche le domande.
Imprigionati e vincolati dalle necessità impellenti delle emergenze le popolazioni aquilane sono ovattate nei campi di accoglienza e vedono la loro vita delegata ad un perenne stato emergenziale in cui lo Stato italiano dovrà pianificare il futuro e la ricostruzione in Abruzzo. In che modo in una terra dove i minimi servizi non sono presenti e la macchina burocratica e istituzionale, pesantamente minata dal sisma stesso sono simulacri della stessa impossibilità di agire, proporre, monitorare, azioni al giorno d’oggi essenziali per capire ciò che in Abruzzo è stato e ciò che sarà.
Per dare un aiuto ai nostri contatti locali, per vedere di prima mano la situazione Libera Informazione è stata in Abruzzo, con la voglia di capire come questi momenti di reale emergenza possano diventare per molti pretesto e occasione per perdere ancora una volta di vista la legalità e il civismo.
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