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La prescrizione salva parlamentare e capo mafia

Rino Giacalone il . Sicilia

Il reato è stato commesso ma non fu una tentata estorsione per i giudici della Corte di Appello di Milano, semmai una «minaccia grave». Però, per questo tipo di reato i tempi concessi dal codice, per il giudizio non sono lunghi, considerato che risale agli anni ’90 la giustizia, secondo norma penale, non ha più nulla da giudicare. E così è scattata la prescrizione: il reato venne commesso ma siamo fuori tempo massimo per il giudizio di condanna.

La storia è quella della sponsorizzazione della Pallacanestro Trapani. Publitalia la fornì, tra il 1991 ed il 1992, alla società cestistica che era riuscita ad acciffare un posto nella massima serie di campionato, poi però il suo manager, Marcello Dell’Utri, voleva restituiti in nero una parte dei soldi del contratto di sponsorizzazione, nella sostanza circa 800 milioni, ma Garraffa disse di «no» e scattarono, contro di lui, una serie di contromisure, anche il «boss» che un giorno andò a bussare alla sua porta di casa, a Trapani, per convincerlo a dire di «si» a Dell’Utri che poche settimane prima aveva consigliato al presidente Garraffa di «ripensarci», perchè, gli disse ” lui aveva gli uomini per convincerlo”.

Due processi, celebrati a Milano, primo e secondo grado, aveva stabilito la responsabilità di Dell’Utri e Virga, condannati a 2 anni per tentata estorsione. In Cassazione invece il giudizio fu cancellato, fu rimesso alla valutazione di un’altra sezione della Corte di Appello ma sempre di Milano. I nuovi giudici di Appello a Milano hanno deciso la derubricazione del reato nonostante la Procura generale aveva confermato la richiesta di condanna come nei precedenti giudizi.

Il senatore Marcello Dell’Utri, fondatore di Forza Italia e oggi parlamentare del Pdl, si è detto «parzialmente soddisfatto, per questo l’ha definita una «sentenza pilatesca». L’altro protagonista di questa vicenda, il conclamato «padrino» di Trapani, il capo mafia Vincenzo Virga, in carcere a Parma, a scontare ergastoli al 41 bis, attraverso il suo legale ha potuto solo far sapere che farà «ricorso per Cassazione». Che è in fin dei conti anche quello che ha detto che farà il senatore Dell’Utri. «La Corte d’Appello  di Milano ha emesso una sentenza pilatesca – ha detto Dell’Utri – ha diminuito tutto dichiarando la prescrizione. Impugnerò  perchè neppure il reato di minaccia esiste».

Dell’Utri non è contento del provvedimento: «Milano ha fatto un assist per chiudere, spero, e accertare definitivamente la verità di  una vicenda che per me è stato un incubo allucinante. Conto molto sul massimo grado di giudizio. Diciamo che oggi c’è stato un passo avanti verso l’accertamento completo della verità che, spero, avvenga in cassazione. All’assoluzione, insomma, ci arriveremo in due tappe». Inoltre i giudici hanno revocato l’eventuale condanna al risarcimento della parte civile.

Il retroscena di questa storia lo racconta la parte offesa, il senatore Vincenzo Garraffa. «La Corte di Appello ha derubricato ma ha confermato la gravità del fatto – dice – Ha dovuto riconoscere che la minaccia era grave, attendiamo adesso di conoscere le motivazioni di questa decisione (deposito della sentenza tra 90 giorni da ieri ndr) per sapere a cosa ha legato la riconosciuta gravità. I giudici hanno detto che il fatto sussiste ed è grave, per farlo uscire fuori (si riferisce a Dell’Utri ndr) però l’unica cosa che hanno potuto fare è stata la derubricazione che ha fatto scattare la prescrizione».

Il senatore Vincenzo Garraffa è netto nel suo commento. «Non bisogna dimenticare che la vicenda ha subito due giudizi di condanna, per giungere a quello odierno, il terzo, di prescrizione, si è dovuti passare attraverso una Cassazione che competente ad esprimersi in diritto stavolta è voluta entrare nel merito facendo ripetere il processo. Resta massima la mia fiducia nella giustizia, ma non nei confronti di questi giudici».

Poi Garraffa lancia una provocazione: «Credo che la prescrizione la meriti Virga, perchè lui mi venne a trovare senza battere alcuna mano sulla spalla, dicendomi, chiedendomi, se era possibile “aggarbare” la questione con Dell’Utri che invece mi aveva trattato in ben altro modo, con un consiglio espresso in forma chiara, un invito che secondo lui doveva essere un obbedisco senza condizioni a ripensarci rispetto alla decisione che avevo preso, cioè non restituire, nè sottobanco nè in altro modo alcuna somma quota parte di quella sponsorizzazione».

Tutto questo accade perchè in Parlamento si continua a mettere mano al processo penale, in maniera interessata: «Non dimentichiamo ¬ – dice Garraffa – che certe norme sono state cambiate da un Parlamento dove stanno seduti soggetti come Dell’Utri che risultano condannati in via definitiva. Dell’Utri per esempio a Torino è stato condannato a 3 anni e 2 mesi per false fatturazioni, grazie ad una legge ha potuto avere ridotta la pena ed evitare il carcere, risulta affidato ai servizi sociali, nel frattempo continua a legiferare».

La vicenda Dell’Utri-Garraffa va raccontata anche con le parole di due testimoni. “Ho sentito parlare di Vincenzo Garraffa, ex senatore e radiologo di Trapani, essendo persona molto nota in città. Del Garraffa ricordo che negli anni ’90 Matteo Messina Denaro mi riferì che dal carcere era arrivata la voce di chiedere dei soldi (circa 800 milioni) al Garraffa, che li doveva ad una persona di cui non mi venne detto il nome. Il Messina Denaro disse di contattare Vincenzo Virga che sicuramente era a conoscenza del nominativo della persona interessata. Rivoltomi poi al Virga, lo stesso mi disse che l’interessato poteva essere Vittorio Mangano (lo stalliere di Arcore ndr), e, non ricordo se Marcello Dell’Utri. Non so chi mandò poi il Virga, ma mi disse, comunque, che qualcuno aveva mandato dal Garraffa e che questo aveva detto che non avrebbe dato nulla, perché nulla doveva”.

Il commercialista Giuseppe Messina, collaboratore ed ex braccio destro di Vincenzo Virga: Conosco personalmente l’ex senatore Garraffa e ciò sin da quando eravamo piccoli. Con il Garraffa abbiamo frequentato lo stesso ambiente, e quindi conosco anche i suoi familiari. Con il Garraffa ci siamo allontanati per motivi di studio e di lavoro, ma poi ci siamo riavvicinati nel 1985, quando io sono tornato a Trapani. Il Garraffa proprio in quell’anno venne presentato, da Pietro Caruso (imprenditore oleario ndr) a Vincenzo Virga. Il sen. Garraffa era interessato nella società sportiva Pallacanestro Trapani, di tale società ho saputo, per bocca di Michele Buffa (soggetto anche questi deceduto mentre era in carcere per mafia) che Marcello Dell’Utri cercava di entrare in possesso di 400 milioni di lire, che il Garraffa gli avrebbe dovuto dare (in quanto promessogli) quale ristorno in nero di una operazione di sponsorizzazione. Tale ristorno non venne poi fatto, ed i rapporti tra Dell’Utri e Garraffa si incrinarono. Sempre su questo argomento, seppi da Michele Buffa che Dell’Utri rivolgeva al Garraffa inviti pressanti per entrare in possesso della detta somma di denaro. Non so se il Buffa abbia saputo tali fatti dal Virga, cui era molto vicino; ovvero dallo stesso Garraffa, di cui era amico. Nel caso in cui avesse saputo tali fatti dal Virga, è chiaro che il Virga ne era a conoscenza perché aveva avuto incarico di recuperare questi soldi.

 

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