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La Commissione antimafia del Comune di Milano parte, ma…

Di Lorenzo Frigerio il . Lombardia

Il 7 aprile si è insediata a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, la “Commissione d’inchiesta sugli interessi mafiosi attivi nel territorio milanese” votata all’unanimità (49 voti favorevoli) il 5 marzo scorso e dichiarata, sempre all’unanimità, immediatamente eseguibile. A questa prima seduta della commissione non erano presenti però la maggior parte dei consiglieri comunali di maggioranza. Un segnale di malessere che nasconde un cambiamento di rotta, anche se per capire cosa è successo dobbiamo fare un passo indietro.

Con il voto dello scorso 5 marzo, dopo un anno di polemiche e rinvii, maggioranza e opposizione sembrano trovare un accordo, superando le remore di quanti dicono che una Commissione siffatta è inutile, vista la mancanza di un reale potere d’intervento sulle questioni. All’annuncio del voto positivo di Palazzo Marino, il Presidente del Consiglio Comunale Manfredi Palmeri, esponente di Alleanza Nazionale, garantisce il suo “totale sostegno per la programmazione dei lavori, anche con le altre istituzioni e gli interlocutori esterni”.

Cosa succede nel frattempo e perché la Commissione parte l’altro giorno con un mezzo passo falso? Succede che, a distanza di qualche giorno dal voto consiliare, i maggiori quotidiani cittadini danno notizia della decisa presa di posizione del Prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi che in una lettera al sindaco Letizia Moratti, esprime la sua piena contrarietà: “come rappresentante dello Stato ho il dovere di farlo, perché i poteri di indagine rientrano nelle prerogative di competenza dello Stato”.

Una commissione consiliare – spiega inoltre Lombardi – è uno strumento di supporto al consiglio e quindi si deve occupare di quei temi di competenza del consiglio. Un attività di controllo sugli appalti può essere fatta ma il Comune non può fare cose che esulano dalle sue competenze”.  Il riferimento al controllo sugli appalti è la spia rilevatrice di come ad essere in discussione sia la possibilità per la Commissione di approfondire eventuali questioni legate ai progetti legati al prossimo Expo 2015. Del resto tutti i mass media della città, salvo qualche eccezione, nei giorni in cui veniva discussa e poi deliberata la Commissione, l’hanno presentata come lo strumento di monitoraggio del prossimo evento di portata mondiale, in quanto volano di una grande massa di risorse che rischia concretamente di sollecitare gli appetiti delle cosche.

In realtà la Commissione, come era stata pensata dalle forze politiche che l’hanno proposta e poi supportata anche dalle associazioni milanesi che si occupano di legalità e contrasto alle mafie – Libera in primis ovviamente – dovrebbe avere un raggio d’azione più ampio, cioè dovrebbe essere utile a tracciare un quadro delle infiltrazioni mafiose attualmente operative nel tessuto sociale ed economico della città, per dare modo alle istituzioni comunali di approntare misure di carattere amministrativo e di fare opera di corretta informazione alla cittadinanza.

“Spetta al consiglio decidere se mantenere una commissione con competenze limitate – dichiara il sindaco Letizia Moratti in un primo momento – o scioglierla. In questo caso ritengo sia giusto rispettare la volontà del consiglio”. A distanza di qualche giorno, il primo cittadino sembra però schierarsi con il Prefetto, garantendo, nel caso la commissione non diventi mai operativa, il massimo controllo e la massima trasparenza sugli appalti e le infiltrazioni mafiose.

Tra le dichiarazioni e le polemiche che, anche nelle settimane a seguire, si succedono, si segnala la chiara indicazione che viene data da un esperto come Nando dalla Chiesa, sociologo e da circa un anno presidente onorario di Libera, che, pur ribadendo la sua stima personale al Prefetto, definisce prima la sua posizione “francamente incomprensibile e comunque inaccettabile” e poi rilancia la positiva esperienza della Commissione comunale guidata dal professor Carlo Smuraglia che, all’inizio degli anni Novanta, offrì uno spaccato della presenza mafiosa in città di notevole livello.

Il documento finale non venne nemmeno pubblicato, ma servì da esempio alla relazione della Commissione parlamentare antimafia redatta dallo stesso Smuraglia, approvata il 13 gennaio 1994 e intitolata “Insediamenti e infiltrazioni di soggetti ed organizzazioni di stampo mafioso in aree non tradizionali”. Per superare le perplessità e le difficolta manifestate, dalla Chiesa suggerisce di “non limitarsi a una commissione fatta da politici, ma mescolarla ad esperti esterni: sociologi, magistrati, professori, costituzionalisti. In questo modo diminuiscono le fazioni e i politicismi”.

Dopo il divampare delle polemiche nell’immediatezza della presa di posizione di Lombardi, torna la quiete, fino alla settimana scorsa, quando il presidente del Consiglio Comunale dirama le convocazioni della commissione in questione. Una scelta conseguente visto che da subito lo stesso Palmeri aveva respinto al mittente le critiche: “la delibera ha avuto il parere di legittimità della segreteria generale e il prefetto era perfettamente a conoscenza dell’atto”. Vista la convocazione, il Pdl, la Lista Moratti e il Gruppo Misto annunciano che i propri consiglieri non parteciperanno, dimostrando di voler recepire le critiche del Prefetto. Il capogruppo di Forza Italia Giulio Gallera arriva ad ipotizzare una possibile compromissione di indagini in corso.

Si arriva così alla prima seduta dell’altro giorno quando la Commissione, convocata da Palmeri e presieduta dal consigliere anziano Pierfrancesco Majorino, lavora per un’ora e mezza alla programmazione delle prossime sedute. Partecipano ai lavori anche i consiglieri Fedrighini, Gentili, Grassi, Merlin, Pagliarini, Rizzo, Rizzati, Rozza e Zajczyk.  Nel comunicato stampa licenziato alla fine della seduta e pubblicato sul sito del Comune di Milano, si legge che “sulla base delle analisi effettuate, l’Amministrazione comunale potrà predisporre, nell’ambito e nei confini delle proprie competenze, gli interventi più idonei per contribuire alla prevenzione delle attività criminali e al contrasto delle associazioni di stampo mafioso-camorristico, in coordinamento con l’attività delle autorità istituzionalmente preposte a garanzia dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini”.

Parole di distensione quelle del comunicato, che servono a gettare da un lato le polemiche, nella speranza, ancora remota, che le distanze si possano colmare e prevalga la ragione, nell’interesse comune della città.
E anche da Libera viene un segnale in tal senso, visto che la referente di Milano, l’avvocato Ilaria Ramoni, nel dichiarare la propria soddisfazione per l’avvio dei lavori, così commenta: “si è instaurata una commissione vera e propria, se si escludono i poteri deliberativi che al momento non sono esercitabili – nomina del presidente e votazione relazione finale – i lavori possono procedere senza ostacoli. Si auspica che anche gli altri commissari non presenti alla prima riunione capiscano il ruolo importante di una commissione di tal genere a Milano e che ogni parte politica sia presente a discutere di temi così importanti per la nostra città”.

Ora resta da capire cosa succederà nelle prossime se
ttimane, quando la commissione tornerà a riunirsi per dare corpo al calendario di audizioni e all’avvio dei lavori di studio veri e propri. Il sindaco e il prefetto per il  momento non si esprimono ancora, ma domani è un altro giorno..

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