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Per un’economia libera dalle mafie

Di Norma Ferrara il . Interviste e persone

Economia, etica e sviluppo. Sono questi i valori chiave che muovono da anni la Fondazione Unipolis e il gruppo Unipol  dal 2003  al fianco delle Cooperative del progetto “Libera Terra” con iniziative mirate a sostenerle e promuoverle economicamente. Nate  dopo il ’96, grazie alla legge sul riutilizzo dei beni confiscati, le cooperative  producono beni, pasta olio, vino, ceci e tanto altro, sui terreni un tempo di proprietà di Cosa nostra. Un percorso virtuoso iniziato in Sicilia con la prima cooperativa intitolata al sindacalista Placido Rizzotto e che continua attraverso numerose altre nell’isola ma anche in tutto lo stivale.

Ultima, in ordine di arrivo, la cooperativa nata proprio lo scorso 20 marzo in provincia di Caserta su terreni un tempo appartenenti al clan dei Casalesi. Proprio a Napoli nella tre giorni di Memoria e Impegno Unipol, Unipolis e Libera hanno presentato i risultati  della campagna “un euro per polizza” con la quale è stato destinato alle cooperative un euro su ogni nuova polizza sottoscritta nell’ambito delle Convenzioni con le Organizzazioni Socie   (Legacoop, Cgil, Cisl, Uil, Confesercenti, Cna, Cia, Arci, Sunia  Cancello – Arnone) in sostegno alla nuova cooperativa che produrrà mozzarelle nel casertano.  In questo 2009 la proposta si allargherà anche alla stipula dei conto correnti bancari aperti con la UGF Banca. Il punto della situazione con il presidente di Unipol, Pierluigi Stefanini.

Quando nasce la collaborazione con i progetti di Libera Terra e perché?
 
Dal 2003 siamo vicini alle cooperative di Libera Terra nate sui beni confiscati dopo la legge del ’96. La prima fu  – ricordo –  la Placido Rizzotto che sorgeva proprio sui terreni di Corleone, San Giuseppe Jato e terreni limitrofi. La scelta di devolvere alle cooperative un euro delle polizze stipulate dai nostri clienti ha avuto un doppio risultato. In primis ha consentito la nascita di cooperative che portano sul quel territorio un nuovo corso economico e etico e dall’altro siamo riusciti a fare da tramite fra i nostri clienti e la nascita di questi stessi percorsi. E’ una scelta che abbiamo fatto nella piena convinzione che questa sia la strada da percorrere per promuovere sviluppo e legalità
 
 
La campagna “un euro a polizza” ha dunque creato un collegamento stabile fra società civile e la nascita di questi percorsi?
 

 Esatto.Consideri quest’iniziativa ha portato 157.000 euro solo nel 2008, soldi che sono stati spesi per  costruire imprese più solide e promuovere un consumo di qualità in condizioni etiche.

Come è stata accolta in Campania questa iniziativa?
 
Per quello che siamo riusciti a vedere è stata accolta con  entusiasmo e simpatia. Mi sembra che ci sia stata una buona reazione e soprattutto  sia stata recepita l’importanza di questa cooperativa su quel territorio: un altro tassello utile a dimostrare che soprattutto in quelle terre si può fare impresa in modo pulito, etico e legale e produrre beni che stiano sul mercato in maniera completa e produttiva fuori dal controllo delle mafie. Si può produrre con profitto – in sostanza –  senza avere contatti con la crminalità organizzata che agisce sul territorio.
 
A tal proposito molti dei beni confiscati arrivano al riutilizzo carichi di debiti contratti dai vecchi proprietari, dalla mafia in sostanza. C’è l’intenzione da parte delle mondo bancario di occuparsi di questo problema che lascia in grave crisi le cooperative che non hanno modo di sanare quei debiti … altrui?

 
Ci sono stati vari tentativi in questa direzione, soprattutto grazie alle sollecitazioni arrivate dall’ex presidente della Commissione antimafia  Francesco Forgione e dal presidente di Libera Don Luigi  Ciotti. Abbiamo provato a porre l’attenzione su questo problema dentro l’Abi, Associazione banche italiane ma c’è la necessità  di studiare una soluzione duplice: da un lato lo Stato dovrà  farsi sponda (attraverso intervento normativo)  e dall’altra le banche dovranno fare qualche necessaria rinuncia. Il tutto nell’interesse collettivo e nella promozione di un sistema economico capace di promuovere legalità, sviluppo, lavoro e sicurezza.
 
Crisi economica ed investimento etico. Come conciliare questo tipo di investimenti in una situazione di crisi economica internazionale?
 
A maggior ragione adesso è’ doveroso per tutti coloro che hanno una responsabilità come la nostra, fare queste scelte. Mai come oggi è necessario riflettere serenamente per trovare percorsi, riferimenti diversi, una moralità nuova. Ormai è chiaro  soprattutto per tutti coloro che sino ad oggi non l’hanno fatto. Sotto il profilo economico, chiaramente sono scelte che nel breve periodo sembrano non creare profitto ma nel medio e lungo termine si.
 
Dopo la scelta di Confindustria di estromettere chi paga il pizzo, il mondo dell’informazione sta cercando di fare qualcosa di simile con la nascita dell’Osservatorio sui cronisti minacciati. Pensa siano maturi i tempi per una presa di coscienza da parte del mondo finanziario e bancario?
 
Notiamo una maggiore sensibilità, il mondo bancario sembra meno sordo alla questione. C’è più voglia di occuparsene. Noi come Unipol abbiamo varato un codice etico interno al gruppo che prevede una regolamentazione interna per dipendenti, agenti, funzionari. In cima la pratica di comportamenti in linea con il rispetto delle regole. Scelte necessarie per mettere al centro etica e legalità dentro il sistema bancario ed economico.

 

 

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