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Intercettazioni, strumento per sapere quando il potere opera nell’illegalità

Di redazione il . Interviste e persone

Le vicende che vengono fuori dalle intercettazioni sono vicende che ci
raccontano una trasversalità, purtroppo, nella gestione di affari poco
puliti e  credo che non sia un caso che le intercettazioni siano
diventate –  come dire –  il punto di attacco fondamentale del sistema
politico. Oramai si è costituito un sistema di omertà blindato,
testimoni non se ne trovano più, le poche persone che hanno osato
raccontare alla magistratura i misfatti dei potenti hanno dovuto subire
una via crucis che non ha risparmiato nemmeno i loro affetti più
personali, faccio un nome per tutti, Stefania Ariosto.

Collaboratori non ce ne sono più: ci sono collaboratori che
raccontano episodi di criminalità da strada. I magistrati che hanno
osato fare indagini sui potenti sono sottoposti a procedimento
disciplinare e trasferiti d’ufficio con procedure sommarie. Oggi
l’unico momento di visibilità del mondo in cui viene esercitato il
potere sono rimaste le intercettazioni. Le macchine che ci fanno
ascoltare in diretta la vera e autentica voce del potere. E quando c’è
un potere che opera nell’illegalità questo è diventato l’unico tallone
d’achille che ci consente di vederlo.

 Abbiamo un’opposizione inesistente, un giornalismo che non ha più
spazi, una magistratura che viene sempre più addomesticata, l’unico
momentno di visibilità democratica di come funziona il potere in Italia
sono appunto le intercettazioni. Ed ecco perchè la riforma delle
intercettazioni “deve passare”: perchè da quel momento in poi non
sapremo più quello che succede in questo Paese. La magistratura sarà
privata degli strumenti fondamentali e il “discorso  toghe rosse” non
ci sarà più. Non ci saranno nè toghe rosse, nè toghe nere, nèe toghe di
centro. Ci sarà quella impunità del potere di cui era consapevole il
“dottor azzeccagarbugli” quando gli dicevano “dobbiamo agire secondo
legge” e lui rispondeva “ma che stiamo scherzado?”.

Ecco questa è una cosa di cui siamo un pò tutti consapevoli e io e
i miei colleghi assistiamo sgomenti a quello che sta accadendo perchè
ci siamo battuti in questi anni con tutte le nostre risorse per cercare
di arginare l’avanzare della criminalità mafiosa e della criminalità al
potere e renderci conto che stanno facendo saltare gli ultimi
anticorpi, che ci stanno disarmando, che stanno consegnando il Paese
alla criminalità è qualcosa che ci lascia sgomenti, interdetti, e ci fa
interrrogare sul senso del sacrificio di quelli che prima di noi si
sono sacrificati con la vita per cercare di contrastare le mafie.

E io vi confesso che da qualche tempo ho difficoltà a partecipare,
il 23 maggio e il 19 luglio, alle cerimonie per gli anniversari delle
stragi di Capaci e via d’Amelio perchè quando vedo in prima fila a
rappresentare lo Stato personaggi sotto precesso o condannati per mafia
/corruzione io non mi sento di poter stare in quella stessa Chiesa, in
quello stesso Palazzo, e mi chiedo come potranno i nostri ragazzi
credere in uno Stato che ha queste facce.

Io credo che la partita che si sta giocando in questi giorni sulle
intercettazioni sarà perduta, non avremo soltanto una pessima riforma
processuale, avremo uno squilibrio dei poteri in Italia. E’ strano che
una riforma abbia uno spessore di tipo costituzionale ma questo avviene
perchè siamo in una situazione patologica, perchè in una sistuazione
fisologica ci sono tutte una serie di anticorpi che consentono di
controbilanciare gli abusi del potere, c’è un’opposizione parlamentare
, c’è un gioranlismo libero e indipendente, c’è una separazione dei
poteri. In un Paese come questo, invece, dove tutti questi anticorpi
sono stati disinnescati e dove soltanto le macchine, le microspie
svolgono la funzione di opposizione e di visibilità democratica, quando
anche le macchine saranno messe a tacere, io credo che questo Paese
sarà messo a tacere.

(Roberto Scarpianto – Intervento su tema intercettazioni – 24
febbraio 2009 – Iniziativa di “Qui Milano Libera”; Riprese e montaggio
Franz Baraggino)

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