Per amore di verità
Testimonianze, immagini
e ricordi del giornalista ucciso dalla camorra. Ecco il video vincitore
del primo premio “Una storia ancora da raccontare” al Festival
Internazionale del Giornalismo di Perugia, dedicato quest’anno alla
vita spesa per il giornalismo di Giancarlo Siani.
Sarebbe stupido penso, scrivere in
terza persona un articolo sul premio del Festival internazionale
indetto quest’anno dalla Associazione Ilaria Alpi in memoria di
Giancarlo Siani. Presentarvi le cose così come sono andate, in maniera
oggettiva la notizia della vittoria del premio e insomma, fingere che
la coincidenza tra una delle persone coinvolte e la firma di chi scrive
non significhi niente. Perciò proverò a raccontarvi la mia storia e
quella di questo video che ha vinto nella sezione video-giornalismo del
concorso “Una storia ancora da raccontare” il primo premio, al Festival
del giornalismo di Perugia.
Con un collega degli anni
dell’università romana, Federico Tosi, abbiamo pensato a gennaio scorso
per la prima volta, di rispondere al bando pubblicato dalla rassegna
perugina e di raccontare la storia di Siani. Io avevo ancora 26 anni,
l’età in cui Giancarlo Siani è stato ucciso e trotterellavo tra Napoli,
la Campania e il vesuviano provando a raccontare delle storie. Cercando
notizie. Mi piaceva l’idea d’essere una specie di cacciatore di notizie
ed ero contento quando facevano il loro dovere e aiutavano a cambiare
le cose o almeno a provarci, legittimate dalla pubblicazione, su
giornali o periodici.
Mi accorgevo di smaniare spesso per
certe notizie particolari, strane, anche più o meno inutili
all’apparenza che da sole non significano niente. Strane parentele tra
uomini in società ed enti, conti singolari finiti nelle delibere di
qualche comune, calcoli sbagliati nella costruzione di treni,
discariche di spazzatura diventate montagne o nascoste nei viottoli
dell’unica montagna qui in zona, il Vesuvio. Senza qualcosa d’altro che
gli dava valore spesso queste erano informazioni inutilizzabili per i
giornali. O quand’anche notizie strutturate… spiace dirlo,
impubblicabili. E più di tutto continuavo, come continuo ora, a
scrivere da più che precario. Tutto questo accadeva a me a Napoli come
a Federico nella sua città, Faenza e come accade a tanti, troppi altri.
Come accadeva a Giancarlo quando aveva la nostra stessa età.
Ci è sembrato quindi necessario per
questo lasciare per qualche settimana da parte il nostro precariato,
per Federico si è trattato nello specifico di lasciare Faenza per un
po’ e incontrare chi lo conosceva, leggere cosa si era scritto di lui e
cosa lui aveva scritto di quello che vedeva. Analizzare filmati,
trasmissioni, disegnare spiegazioni prima di scriverle, arrabbiarsi da
noi di certi lunghi silenzi e incongruenze, sognare male la notte come
sogni male quando i conti non ti tornano – e i conti di questa storia
in parte, a noi continuano a non tornare.
Alla fine della nostra ricerca avevamo
ore di interviste e di girato per le strade di Napoli oltre a dossier,
fogli, articoli di giornale, immagini originali e di repertorio da
formare, per raccontare e in-formare. Sei minuti il limite di tempo del
servizio per il concorso e troppe cose da dire. Molte non le abbiamo
dette. Aver ricevuto domenica, insieme a un giovane collega come
Alberto Sormi per la sezione carta stampata, il premio della giuria del
Festival internazionale di giornalismo a Perugia, davanti a tanta
gente, ci ha permesso quanto meno di dire grazie pubblicamente a
Fiorella Di Napoli, Maurizio Fiume, Salvatore Maffei, Amato Lamberti,
Vito Faenza, Legambiente Campania, gli istituti Siani d’Italia e gli
amici trovati, alcuni persi, sulla strada in questi mesi.
Le ore di lavoro, di ricerca, il
materiale raccolto, sono tutti dedicati alla memoria di Giancarlo e a
completa disposizione di chiunque consideri il nostro servizio di
ricostruzione degno di rappresentare la storia del giornalista ucciso
dalla camorra il 23 settembre 1985 per quello che sapeva e che qualcuno
gli ha permesso di scrivere, soltanto in parte.
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