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Viaggio nella Biùtiful Cauntri

Di Peppe Ruggiero il . Campania

Ecco l’Ecomafia spa, una delle aziende piu’
floride del nostro paese, il cui consiglio d’amministrazione è gestito
da mafia, camorra e ’ndrangheta, intrecciate saldamente con il mondo
della finanza e della politica. Nella Biùtiful Cauntri c’è stata una
complicità tra potere politico e potere criminale?

Un silenzio-assenso contro l’ecomafia

Hanno un fatturato di circa 19miliardi di euro
all’anno. L’ecomafia spa è una delle aziende piu’ floride del nostro
paese. Non conosce recessioni. Un’azienda il cui consiglio
d’amministrazione è gestito da mafia, camorra e ’ ndrangheta,
intrecciate saldamente con il mondo della finanza e della politica. Per
ogni euro che l’ecomafia guadagna, lo Stato ne perde dieci. Un esercito
di “lavoranti” appartenenti ad 239 cosche. Un’azienda occulta ma non
troppa: controlla appalti, muove migliaia di camion di rifiuti, scava
abusivamente montagne e colline, costruisce case e alberghi fuori legge
ma regolarmente venduti. Basta aver voglia di scavare, in senso
materiale e in senso investigativo, per far venire alla luce contatti
tra mafia, massoneria, industriali disinvolti. Di fronte a un giro d’
interessi così consistente, di fronte a un’ attività così ramificata
non ci si può più limitare a giocare di rimessa.

In quattordici anni, tra il 1994 e il 2008, il Belpaese
ha cambiato volto. Si è partiti dall’escavazione delle cave abusive che
hanno rappresentato la prima fonte di reddito illegale. I buchi si sono
allargati con il passare del tempo, le ruspe lavorando senza sosta ha
toccato la falda e le cave si trasformano in laghi. A quel punto e’
cominciato lo scarico di rifiuti di ogni tipo. Una volta riempite , uno
gettito di terra, il tempo di far far crescere un po’ d’ erba per
mimetizzare la discarica e riutilizzare per l’ ennesima volta lo spazio
come terreno edificabile. Un vero e proprio ecocidio. Impunito. E che
uccide le vite future. E casi di leucemia, cancro al colon e dello
stomaco non sono mai stati così numerosi in tante parte del nostro
paese. Un “biutiful cauntri” avvelenato dentro e fuori.

Con i magistrati che affrontano la guerra con armi
spuntate. Colpa, anche , di una politica che agisce con il
silenzio-assenso. Silenzio senza agire davanti ad uno dei fenomeni piu’
gravi dal punto di vista economico, ambientale,sociale e sanitario;
assenso per il lasciar passare di leggi che indeboliscono la lotta
all’ecomafia. Ultima in ordine cronologico: la legge sulle
intercettazioni che esclude l’utilizzo di questo fondamentale strumento
d’indagine per i delitti di traffico illegale di rifiuti e incendi
boschivi dolosi. Un regalo per perché chi si cimenta nel business del
traffico e dello smaltimento illegale dei rifiuti, per chi avvelena
l’aria, contamina le falde acquifere, inquina i fiumi e le coltivazioni
agricole, minaccia la salute dei cittadini e contamina con metalli
pesanti, diossine e altre sostanze cancerogene prodotti che arrivano
sulla tavola delle famiglie. E questo accade sotto gli occhi di tutti.
Ma nessuno fa niente. Ma in che paese viviamo?

L’impero di cemento armato

Si costruisce a Campaniopoli. Cemento armato. Legale ed
illegale. Sotto regia di madre camorra. Qui i clan della camorra, dai
Puca ai Ranucci, dai Mallardo ai Moccia, dai casalesi ai Nuvoletta sono
considerati “i mast” dell’ edilizia abusiva per velocità e audacia.
Realizzano case belle ma fantasma. E abusive. Gli allacci sono abusivi.
Così come le tubature dell’ acqua e le condotte fognarie. Interi
quartieri realizzati completamente abusivi. In dieci anni quasi 60 mila
case . Colate di cemento che hanno reso ormai irriconoscibile la
Campania. Un serpente che si morde la coda, insomma, l’ affare
abusivismo edilizio. Che parte da imprenditori corrotti, che coinvolge
professionisti commercialisti, notai, dirigenti uffici tecnici e come
nel giulianese anche il corpo della polizia municipale per finire con
il nulla osta della camorra. Camorra imprenditrice. Dal capitale solido
e da riciclare. Invasiva ma soprattutto convincente. Sicura di sé,
tanto da lavorare alla luce del giorno. Attraverso l’abusivismo sono
stati riciclati ingenti capitali ‘‘sporchi’’ derivanti da altre
attività criminali; si è sviluppata un imprenditoria complessa, che
mantiene il controllo del territorio con l’apertura di cementifici ed
imprese edili. Una ‘‘valanga’’ di cemento, che non ha più nulla a che
fare con ragioni di ‘‘necessità’’. È pura speculazione. Del resto,
rischiare conviene.

Nel ciclo dell’ecomafia la camorra ci guadagna quattro
volte. Quattro volte perde l’ambiente, il territorio, il paesaggio.
Prima si realizzano cave abusive per estrarre ghiaia e sabbia; poi si
utilizzano questi materiali per costruire opere pubbliche, spesso
inutili, o case fuorilegge; quindi si riempiono le buche con rifiuti
urbani e tossico-nocivi; infine, si costruisce sopra o intorno, dopo
aver nascosto il tutto con uno strato di terra. In questo corto
circuito, spesso le amministrazioni sono responsabili dell’assenza o
dei gravi ritardi nell’adozione dei più elementari strumenti di
pianificazione urbanistica, a cominciare dai Piani regolatori generali,
la cui elaborazione, quando viene avviata, in alcuni casi si svolge in
stretto contatto con le cosche locali, come dimostra il ritrovamento di
documenti urbanistici ufficiali nelle case dei boss, come quella di
Pasquale Galasso, ad esempio, a Poggiomarino, in provincia di Napoli.

E ecco che è un gioco da ragazzi realizzare ville e
villette anche dove non era possibile, capannoni che diventano unità
residenziali. Baracche che si trasformano in palazzine. Abitazioni
agricole che acquistano la grottesca parvenza di palazzi. Solo in una
regione come la Campania è possibile che si realizzino interi quartieri
abusivi senza che nessuno se ne accorga. Paradossale se si pensa che la
valanga di “cemento armato” viene alimentata dalla criminalità
organizzata che riesce a condizionare la politica urbanistica,
influenza i piani regolatori, interferisce sulle varianti e sulle
licenze edilizie. Una camorra di professionisti “perbene” che nasce da
conoscenze con geometri, da amicizie con i tecnici comunali, da
rapporti con i notai e alimentata da disattenzioni e connivenze.

Piuttosto che ad esigenze ambientali o a criteri
architettonici, l´assetto di tante città e aree della regione si è
uniformato agli interessi degli speculatori, degli abusivi, degli
evasori fiscali. Si è trattato soltanto d´inettitudine, d´incapacità,
d´inesperienza? Oppure c´è stata una complicità tra potere politico e
potere criminale? Gli ultimi dati del rapporto Ecomafia di Legambiente
parlano di 64 clan che gestiscono l´impero del cemento armato. E ancora
si stima che circa il 40 per cento dei Comuni sciolti in Campania per
infiltrazioni mafiose negli ultimi vent’anni, ha tra le motivazioni il
dilagante fenomeno dell´abusivismo edilizio.

E dietro si nasconde il “tesoretto” dei clan. Da sempre
il cemento rappresenta la “lavanderia” della camorra per i capitali
sporchi derivanti da altre attività criminali. Mi chiedo, si chiedono i
tanti cittadini onesti di questa regione quando sapremo i nomi e
cognomi dei veri colpevoli che hanno consentito con la collusione, la
connivenza questo scempio criminale, sociale, ambientale ed economico.
Per i rifiuti abbiamo dovuto aspettare oltre 15 anni. E senza ancora
nessuna certezza.

Costruzioni abusive in Campania (1998-2007)

Anno Numero Superficie totale(mq)
1998 6.780 1.017.000
1999 6.155 923.250
2000 5.109 766.350
2001 4.985 747.750
2002 5.925 888.750
2003 7.690 1.153.434
2004 6.144 921.600
2005 5.952 892.800
2006 6.000 900.000
2007 5.950 892.500
Totale 69.700 1.1675484

<>*Fonte: Rapporto Ecomafia Legambiente 1999-2008

da Colonnarotta.it

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