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Napoli ricorda don Peppe Diana

Di Pietro Nardiello il . Campania, Dai territori



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All’indomani della grande
manifestazione svoltasi a Casal di Prncipe lo scorso 19 marzo, che
ha visto la partecipazione nella città dell’agro di poco più di
ventimila persone, in occasione del quindicesimo anniversario
dell’assassinio di Don Peppe Diana, proseguono le iniziative per
ricordare il sacerdote barbaramente ucciso dalla violenza
camorristica. Questa mattina per volere del Dipartimento della
Giustizia Minorile, il Centro di Prima Accoglienza con Annessa
Comunità di Napoli Colli Aminei è stato intitolato proprio a Don
Peppe la cui figura diventa sempre più seme per l’isegnamento e
simbolo di speranza. E proprio la speranza, la possibilità di scelta
è quanto questa società deve impegnarsi a dare ai giovani evitando,
così, che possano seguire i percorsi offerti da chi ha già previsto
per loro una vita da boss.

Dopo la scopertura della targa si sono
registrati gli interventi di
Sandro Forlani, d
irigente del centro per la giustizia
minorile di Napoli,

di
Bruno Brattoli, capo dipartimento per la giustizia minorile, di
Luciana Izzo, procuratore della repubblica presso il tribunale
minorenni di Napoli e di Franco Roberti procuratore distrettuale
antimafia di Napoli che non ha risparmiato critiche alla Chiesa “i
cui sacerdoti schierati nella lotta contro le mafie sono pochi e
soli”. Le conclusioni sono state poi affidate a Valerio
Taglione, referente del Comitato Don Peppe Diana e del
coordinamento dell’associazione “Libera “ di Caserta. “Don
Peppe –ha esoprdito Taglione – era un sacerdote sui generis,
era uno scout, che cercò di far diventare la sua parrocchia un
luogo aperto, dove i ragazzi potessero incontrarsi per
coinvolgerli, successivamente, in un percorso educativo diverso
utilizzando un linguaggio più vicino alle loro abitudini. Ma per
riprendere i suoi insegnamenti ha proseguito – da oggi ci
impegnamo come Comitato Don Peppe Diana a partecipare a percorsi
educativi che questa struttura svolge da sempre, – concludendo ha
poi ricordato una frase che Don Pepe scrisse in un articolo
giornalistico: “La camorra ha assassinato il nostro territorio,
noi lo si deve far risorgere, bisogna risalire sui tetti per
annunciare parole di vita”. “Su quel noi – ha sostenuto
Taglione – “dobbiamo lavorare insieme affinchè si possano
veramente annunciare le parole di vita auspicate tanto da Don
Peppe”.

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