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5 – Fahrenheit – 20 Marzo 2009

Di Robeto Morrione il . L'analisi

Speranza. In un’Italia di certezze negative sulla situazione reale e di  paurose incertezze sul futuro, la speranza è un seme da coltivare , dandole l’ ancoraggio delle azioni concrete e le ali di un progetto di società giusta, di eguali diritti per tutti. Se dovessi definire la manifestazione di Libera che ha riempito ieri le strade e le piazze di Casal di Principe, nel regno dei clan della camorra, niente sarebbe più corretto della parola speranza. Poteva essere una sorta di “antipasto” della grande manifestazione che attraverserà domani Napoli, ma si è rivelata di per sé un evento di straordinario significato. Migliaia e migliaia di giovani, uomini, donne, studenti e insegnanti, fra i quali spiccavano le camicie azzurre degli scout, mescolando i dialetti, le voci, i colori di mezz’Italia hanno portato insieme una testimonianza, una denuncia e la speranza di cambiamento. Nel nome di quel sacerdote, Don Peppe Diana, assassinato quindici anni fa nella sua chiesa perché sottraeva i ragazzi di Casal di Principe all’abbraccio del crimine e della sotto-cultura mafiosa. Impressionante il percorso del corteo, fra contraddizioni significative. La speranza nel domani e le certezze dell’oggi. Fra una colata ininterrotta di cemento delle più improbabili fogge, priva di qualsiasi logica urbana,  punteggiata da muri e cancellate sbarrate come fortini, a nascondere fortune accumulate con l’illegalità e forse qualche latitante. Ogni tanto le lenzuola esposte ai balconi, da una minoranza di casalesi che ha voluto comunque dimostrare che parole d’ordine come la memoria e la domanda di giustizia, sono anche le loro. E tante scuole della zona, dalle superiori alle elementari , con i loro insegnanti, occhi e sorrisi entusiasti, parole semplici di libertà, voglia di cambiare. Il patrimonio umano sul quale investire per il futuro. Ma allo stesso tempo cittadini, alle domande dei cronisti,  che si tiravano indietro, mostrando indifferenza e un’estraneità figlia di un antico costume di omertà, di assuefazione al potere dominante. Ciò che resterà – evidente il pensiero latente – quando finita la manifestazione tornerà la vita quotidiana. E il potere che conta. Era così a Corleone e in tanti paesi del Sud, fino a pochi anni fa. Ora le cose stanno già cambiando in Sicilia e i valori che questi giovani gridano a Casal di Principe lentamente possono prevalere anche qui. Se lo Stato farà il suo dovere, se sapremo difendere la Costituzione dall’assalto della parte deviata del potere e degli affari, oggi al governo. Se non si dimenticherà innanzi tutto ciò per cui sono morti tanti servitori dello stato e persone normali. Come Don Diana, che Luigi Ciotti ricorda con parole appassionate, citando l’appello profetico che gli costò la vita: “La camorra ha assassinato il nostro paese. Bisogna risalire sui tetti e annunciare parole di vita” . E l’anziano padre di Don Peppe dirà  “questa manifestazione è l’inizio della fine dei clan casalesi, che si credono vivi, ma sono già morti”. Una strada davvero molto lunga e che chiama in causa – come ha ricordato Don Ciotti – tutti noi, 365 giorni l’anno, con i nostri principi, le nostre coscienze, i nostri comportamenti. Fatti e non solo parole, troppo stesso  pronunciate proprio da coloro che poi coprono gli interessi illegali. Fatti come la nuova cooperativa sociale che Libera sta realizzando a Castelvolturno, su un terreno sequestrato alla camorra. La speranza, dunque, contro la durezza della realtà, a partire dal grido che si leverà domani mattina dal corteo a Napoli, attorno a centinaia di familiari delle vittime, che hanno fatto del loro dolore un’arma di impegno. L’etica libera la bellezza, dice lo slogan della manifestazione di Libera. Napoli, ne sono certo, nel primo giorno di Primavera saprà capire e rispondere.

Un saluto agli ascoltatori e a Fahrenheit da Roberto Morrione.

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