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Palmesano, oggi il caso in Commissione antimafia
L’impegno di Granata: garanzie a tutti i cronisti

Di Alessio Magro il . Campania, Interviste e persone

Anche la commissione antimafia al fianco di Palmesano e degli altri giornalisti nel mirino. Sarà il vicepresidente Fabio Granata (Pdl) a porre, oggi, la questione all’ordine del giorno. Lirio Abbate, Rosaria Capacchione, Pino Maniaci, più volte minacciati per le loro inchieste. Ma sono solo i volti più noti, dietro di loro decine di giornalisti di frontiera che subiscono intimidazioni, che vengono emarginati. E’ il caso di Enzo Palmesano, da Pignataro Maggiore in provincia di Caserta. “La camorra mi vuole uccidere” dice in una lettera-denuncia, dopo hanno tentanto di incendiare la sua auto qualche settimana fa. Ma soprattutto la camorra gli ha fatto terra bruciata attorno: niente lavoro, nemmeno per i figli. Una denuncia che non è rimasta inascoltata e che approda sul tavolo del presidente Beppe Pisanu, che dopo una partenza “a rilento” si avvia a dare un’accelerata ai lavori dell’Antimafia. “Si tratta di episodi gravi, non possiamo restare insensibili” dice Granata. “Chiederò al presidente Pisanu  di porre in essere tutte quelle misure possibili a garanzia di Palmesano e degli altri cronisti minacciati”. 

Chi fa inchiesta, chi fa nomi è cognomi è a rischio, evidentemente. Cosa propone?

“È inevitabile che la stampa libera sia esposta, soprattutto quando si pratica in terra di mafia. Dobbiamo vigilare, non dobbiamo lasciare soli i giornalisti minacciati. La commissione antimafia interverrà sempre”. 

Fino ad oggi, la commissione targata Pisanu sembra aver sonnecchiato.

“Si è data un’impressione negativa, è vero. Ma Pisanu – al quale va la stima di tutti per la sua storia e la sua esperienza da ministro dell’Interno – ha un metodo di lavoro che va rispettato. Non è esatto dire che i lavori della commissione siano iniziati lentamente. Si è fatto tesoro dei risultati di chi ci ha preceduto, penso alla commissione Forgione, si sono studiate le carte, per ripartire da questa base”.  

Dopo questo lavoro di ricognizione, quali saranno le attività “visibili”, le priorità?

“Partiamo con le audizioni di Angelino Alfano, Roberto Maroni e Piero Grasso. E ad aprile andremo a Napoli e a Milano, emergenza Campania e mafie al Nord sono prioritari. Più in generale, vogliamo porre la lotta alle mafie al centro dell’agenda politica, se non altro per una semplice considerazione: con il Paese in crisi economica è ancora più urgente confiscare i patrimoni delle cosche”. 

Con il ddl Alfano sembra si vada in direzione opposta.

“Sul 41 bis c’è un lavoro consolidato e trasversale. Sulle intercettazioni dico che il confronto è aperto. Insieme al collega Ermete Realacci (Pd – area ecodem, ndr) abbiamo presentato tre emendamenti: chiediamo di estendere la possibilità di intercettare non solo nelle indagini sui reati di mafia, ma anche sui reati collegati. Penso alle indagini sulle discariche abusive, sui rifiuti, sugli incendi e sulle lotte clandestine tra cani, dietro tutto ciò ci sono le mafie”. 

Il 21 marzo a Napoli in 150mila sono scesi in piazza insieme a Libera contro le mafie. Come possiamo non disperdere questo enorme patrimonio?

“È stata una giornata straordinaria. Grazie a Libera e alle altre associazioni la consapevolezza tra i giovani è cresciuta parecchio, l’antimafia ha il consenso della gente. Vuol dire che il lavoro dal punto di vista culturale paga. Penso che la giornata del 21 marzo abbia un valore simbolico enorme. Per questo, insieme al collega Beppe Giulietti (Idv – Articolo21, ndr) abbiamo presentato una proposta di legge in prima commissione per istituire ufficialmente la Giornata della memoria e dell’impegno. Al congresso di An, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha preso un impegno: sarà legge in tempi rapidissimi”. 

Una provocazione: in piazza Plebiscito i politici e gli amministratri del centrodestra erano davvero in pochi, perché?

“Innegabile, è un fatto negativo. Ci sono delle sensibilità diverse, senza dubbio. Devo dire però che il mondo dei giovani che guarda a noi in piazza c’era. L’antimafia è certamente patrimonio della destra politica. Un’altra cosa: in passato il movimento antimafia ha avuto spesso una connotazione politica ben precisa. Oggi non è più così”. 

Un’altra provocazione: a Napoli si è parlato del caso Cosentino, e il governo tace.

“Rispondo con due nomi, Rosa Russo Iervolino e Antonio Bassolino. Che dire? Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. Ritengo che quando c’è un rinvio a giudizio ci si deve dimettere, io lo farei anche solo con un avviso di garanzia, ma è questione di sensibilità personale. Dico che la politica deve dare un esempio, non ci si pari dietro la presunzione di innocenza”.

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