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Mafie e globalizzazione, storie e voci per rilanciare la sfida

Di Stefano Fantino il . Campania

Un esperimento pilota in alcune nazioni come Germania e Svezia per far approdare anche a livello europeo una legislazione che porti al riuso sociale dei beni confiscati: «Una sfida difficile perchè alcuni paesi europei per mentalità e storia non riescono facilmente a concepire il riuso sociale di alcuni beni, ma noi stiamo affrontando varie tappe di un percorso che ci porterà il 24 marzo a Strasburgo per discutere la confisca e il riutilizzo di beni confiscati alle mafie, ormai in affari in tutta Europa».

Lo dice Michele Curto di Flare e Libera Internazionale che insieme a Tonio Dell’Olio insiste sulla pregnanza dell’infiltrazione mafiosa in Europa e nel mondo: «Occorre dare voce a chi si ribella in Colombia contro i narcos- dice dell’Olio- come garantire voce a chi in Russia lotta per la libertà e cercare di adeguare le legislazioni dei paesi interessati, per dare un bagaglio giuridico comune nella lotta alle mafie».

Sembra questo il punto nodale: è necessario fare pressione sui governi europei e sull’UNione Europea per garantire una legislazione che vada nella stessa direzione. Non tutti in Europa hanno avuto la storia dell’Italia e adattare la legge 109/96 che prevede la confisca e il riuso sociale dei beni confiscati ai mafiosi sarà frutto solo di un iter lungo e faticoso. «La tappa di Strasburgo – dice Dell’Olio- avrà una duplice finalità, oltre a iniziare il percorso sui beni confiscati, anche quello di far diventare il 21 marzo giornata europea per le vittime di mafie».

Impossibile non sentire una dimensione internazionale del problema con delegazioni convenute a Napoli da trenta paesi: «Ci sono ragazzi da trenta paesi, familiari di vittime europee, un grande segno in vista di quello che faremo a Strasburgo, dopo un percorso che ci porterà nelle maggiori città europee per chiudere a Bari il 10, 11, 12 aprile dove saranno riconsegnati alla collettività 250 milioni di euro in beni confiscati» dice Michele Curto.  

Le testimonianze non mancano. Comincia Bruce, cittadino olandese ora, ex bimbo soldato in Sierra Leone:«Dura sopravvivere da ragazzo come bambino soldato, sono rimasto impressionato da Napoli e vi dico che in Africa esiste anche la mafia. Quella del traffico di uomini delle promesse del crimine fatte in vista di un trasferimento in occidente. Non siamo poveri in Africa ma il crimine organizzato possiede tutti, noi non siamo riusciti a dire di no alla corruzione e ne paghiamo lo scotto».

Forti anche le testimonianze di Ilya, figlio di Anna Politkoskaya e di Ilona, attivista russa dei diritti umani. «Mia madre fu uccisa dalle mafie, nel 2006, come tanti altri in Russia, dove come altrove è soprattutto presente quel cosiddetto terzo livello delle mafie, intoccabile e imperscrutabile». Molte dure anche le parole di Ilona «La mafia in Russia ha un nome: Gazprom. Sentiamo bisogno di aver strumenti per combatterla ».

Presente anche Laura Garavini, del Pd, eletta in Germania: «Risiedo all’estero e posso dire che quelle mafiose non sono piu storie lontane, ma oggi le mafie sono internazionalizzate. In Germania si stanno avviando mappature di ndrine sul territorio tedesco. Sono molto forti le mafie, capaci di avere liquidità e investire soprattutto nell’est. Sta a noi adeguare le legislazioni a livello europeo per dare strumenti di contrasto».

E occorre anche una presa di coscienza civile del problema. Come ha sottolineato Ilona: «Se come ha detto Putin l’Italia ha inventato la mafia, ebbene ha inventato anche l’antimafia, è ora di esportarla».

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