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Chieti, le cattedrali del commercio

Di Luca Pantaleo il . Abruzzo

Un uomo solo contro tutti. Con questa espressione si potrebbe riassumere bene la battaglia condotta da Alessandro Feragalli, consigliere comunale di San Giovanni Teatino (CH), un piccolo comune di circa 11.000 abitanti situato nell’area metropolitana di Pescara. Piccolo sì, ma grande abbastanza per ospitare all’interno dei suoi confini più o meno un quarto della superficie regionale utilizzabile per costruire centri commerciali. Cioè quanto spetterebbe, sulla carta, all’intera provincia di Chieti. Il tutto, concentrato in 18 miseri km2: a tanto equivale il territorio comunale di San Giovanni.

Ma come se non fosse già abbastanza, la giunta comunale in carica, capeggiata dal sindaco Verino Caldarelli, ritiene che San Giovanni Teatino abbia ancora bisogno di cemento, di insediamenti impattanti, di traffico impazzito e di nuove cattedrali del commercio di massa. Ecco allora che viene approvata una variante al piano regolatore per la costruzione di ulteriori 20.000 m2 di superficie commerciale, tra le quali c’è spazio per un colosso multinazionale come Ikea (per non farsi mancare niente).  

Il gruppo consiliare di Rifondazione Comunista, guidato da Feragalli, vota contro il progetto per la mancanza di coinvolgimento della popolazione locale, e per la presunta assenza di valutazioni ambientali da parte degli enti preposti. Le sue denunce restano ovviamente inascoltate, ma non da tutti: qualcuno infatti pensa bene di incendiare il circolo culturale da lui fondato, intitolato guarda caso a Peppino Impastato e situato nei pressi del capoluogo Chieti. L’attentato, va detto, avviene durante la campagna elettorale per le scorse elezioni politiche (aprile 2008): non è chiaro se la matrice sia politica o intimidatoria, ma tant’è. Nell’ex isola felice abruzzese succede anche questo.

La battaglia di Alessandro Feragalli, che adesso collabora anche col nostro coordinamento locale di Libera, prosegue nei mesi seguenti in cui sembra calare il silenzio sulla vicenda Ikea. Fino all’inizio di marzo 2009, quando la nuova amministrazione regionale, nella persona dell’assessore competente Alfredo Castiglione, chiede tempo e chiarimenti al comune di San Giovanni per

presunte irregolarità procedurali.

Insomma, la parziale bocciatura della Regione Abruzzo sembra dar ragione ad Alessandro Feragalli, che infatti ne prende atto ed invita l’amministrazione comunale a riflettere e a ripensare il modello di sviluppo per San Giovanni Teatino e l’area metropolitana tutta. Un’area dove i piccoli esercizi chiudono, i locali commerciali restano sfitti ed i centri città si svuotano progressivamente, a tutto vantaggio dei colossi della distribuzione.

Intanto il sindaco Caldarelli, indispettito per il temporaneo stop alla sua principale “creatura”, lancia accuse personali a Feragalli sui giornali locali. Dopo aver chiarito che il suo proponimento è nobile, poiché mira a creare posti di lavoro in un periodo di crisi come quello attuale, afferma testualmente che “non tutti hanno la fortuna di certi consiglieri comunali, tranquilli perchè hanno il posto pubblico e lo stipendio glielo paga Pantalone” (Feragalli è infatti un pubblico funzionario). A ragionare in questo viene il dubbio che Caldarelli faccia il sindaco a titolo gratuito.

Alessandro Feragalli risponde, spostando l’attenzione sul dato occupazionale: i commercianti chiudono per la concorrenza dei grandi centri, un nodo sul quale si annunciano proposte e progetti in consiglio comunale. Intanto, sulla vicenda scende di nuovo il silenzio, un silenzio come sempre assordante e che colpisce il lato debole della storia. Una storia su cui Libera Pescara cercherà di mantenere i riflettori accesi.

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