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Tesoro Ciancimino, Lapis e il figlio del boss rispondono ai giudici

Di Alessandra Lotti il . Abruzzo

«Novità importanti per l’inchiesta sulla “Operazione Alba d’oro“,
ancora una volta, potrebbero venire proprio da Palermo», così scrive il
sito di Angelo Venti Site.it.

A una settimana dagli arresti di
Nino Zangari e i fratelli Ricci, proprietari del 50% della società di
Tagliacozzo che secondo la Procura reinvestiva i soldi del tesoro del
boss Vito Ciancimino in Abruzzo, a Palermo proseguono parallelamente le
attività degli inquirenti.
Venerdì infatti, da quanto si legge da
Site.it, i Pubblici ministeri di Palermo, Ingroia e Di Matteo, «hanno
ascoltato Gianni Lapis in merito ad uno stralcio d’indagine nata dalle
dichiarazioni di Massimo Ciancimino su alcune intercettazioni,
stranamente accantonate dai Pm che condussero la prima inchiesta. In
quelle intercettazioni, operate dai carabinieri di Monreale, Lapis
parlava di denaro da versare a politici e “a questo e a quello“».
Così
mentre i tre imprenditori continuano a respingere ogni accusa proprio,
da Lapis potrebbero arrivare indicazioni più chiare su quanto accaduto
in Abruzzo.
Impossibile però sapere qualcosa sulle affermazioni
del tributarista in quanto i verbali dell’interrogatorio sulla
provenienza e destinazione dei soldi, a cui Lapis ha risposto, sono
stati immediatamente secretati.
Intanto stamattina i giudici della
Corte d’appello di Palermo interrogheranno a Bologna Massimo
Ciancimino, imprenditore figlio dell’ex sindaco mafioso Vito
Ciancimino, imputato di tentata estorsione, riciclaggio e fittizia
intestazione di beni. In primo grado, Ciancimino è stato condannato a 5
anni e 8 mesi (5 anni, invece per Lapis).
L’imputato nelle scorse
udienze ha chiesto di essere sottoposto all’esame dei giudici, ed oggi
risponderà alle domande dei propri difensori.
Da diversi mesi il
figlio di don Vito Ciancimino sta collaborando con i magistrati della
Procura di Palermo, rivelando retroscena inediti sulla trattativa che
vi sarebbe stata fra Stato e Cosa nostra, nel periodo a cavallo fra le
stragi Falcone e Borsellino.
L’uomo ha rivelato inoltre il pagamento di tangenti che sarebbero state versate a politici, magistrati e imprenditori.

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